Terminati i restauri della chiesa di Frassinello, una vera chicca
di Luigi Angelino e Dionigi Roggero
Quando il cardinale Joseph Aloisius Ratzinger fu eletto papa, nel pomeriggio del 19 aprile 2005, scelse in modo del tutto imprevisto il nome di Benedetto XVI.
Una settimana dopo, il 27 aprile, in occasione della sua prima udienza generale in piazza San Pietro così spiegava le ragioni della sua scelta: “Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono purtroppo fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l’apporto di tutti”.
In effetti papa Benedetto XV (nato Giacomo Della Chiesa, Genova 1854 - Roma 1922) è noto a tutti per la celebre nota del 1° agosto 1917 nella quale definì la guerra come una “inutile strage”.
Fu eletto inaspettatamente al soglio pontificio il 3 settembre 1914, pochi mesi dopo l’inizio del primo conflitto mondiale, mentre era arcivescovo metropolita di Bologna, cattedra già occupata nel 1731 dal pontefice Benedetto XIV (nato Prospero Lorenzo Lambertini, Bologna 1675 - Roma 1758) che gli suggerì il nome.
La sua elezione, a soli tre mesi dalla nomina cardinalizia, fu favorita dalla difficile situazione bellica, avendo egli lavorato in diplomazia con valenti Segretari di Stato, e la gravità del momento impose che l’incoronazione non si tenesse nella basilica di San Pietro, ma nella più riservata Cappella Sistina. Pochi sanno che Giacomo Della Chiesa soggiornò nel castello di Frassinello, ospite della famiglia Sacchi Nemours alla quale era unito da vincoli di parentela, e predicò nella chiesa parrocchiale di Frassinello in occasione della festa della Madonna del Rosario, quando nella cappella in capo alla navata di destra era ancora presente l’omonima tela che oggi attende il restauro.
La testimonianza è contenuta nella relazione allegata alla visita pastorale di mons. Albino Pella (1919) vescovo di Casale, sottoscritta dal parroco di Frassinello don Prospero Bassignana che a proposito del pulpito annotava: “… di noce, senza valore artistico ma abbastanza illustre per discorso del S.to Rosario che vi tenne li 4 ottobre 1880 l’abate Giacomo dei marchesi della Chiesa (di Savona) attualmente Benedetto XV”.
Sotto il pulpito, la lapide sepolcrale ricorda l’ultimo discendente della famiglia Nemours, il conte Giacomo, figlio di Teodoro e Osanna Fassati. Alla sua morte nel 1838, essendo i fratelli Giuseppe e Vincenzo canonici della cattedrale di Casale, i beni, il titolo comitale e lo stemma passò alla sorella Camilla, moglie di Giuseppe Francesco Ignazio Sacchi, e poi a suo figlio primogenito Teodoro, capostipite della famiglia dei conti Sacchi-Nemours.
Un restauro da 250 mila euro che rispetat i preventivi
Comitato d’accoglienza alla parrocchiale di Frassinello per la conclusione dei restauri che hanno salvato la bella chiesa: Mario Cravino, presidente dell’associazione San Spiridione, la progettista arch. Rosella Cappa, l’amministratore parrocchiale Don Laurent Adadzi, originario del Togo, Patrizia Martinotti, assessore comunale, il sacrestano Evasio Savio e Franco Scagliotti fattivo volontario e collaboratore (ha rifatto l’impianto elettrico).
Mini intervista con l’arch. Cappa: ‘‘Una bella avventura iniziata tre anni fa; il degrado, molto elevato, è stato battuto con la solidarietà di tutti, ad esempio per bloccare il disastro dell’umidità in risalita abbiamo smontato tutto il pavimento. E’ tornato al suo splendore un bel documento del barocco monferrino’’.
Cravino ci fa da cicerone all’interno (risplendono anche i dipinti di Martini da Robella).
E’ stato smontato e restaurato anche tutto l’arredo risalente al 1656. Degno di nota il pulpito i cui pannelli erano stati ricavati da armadioni secenteschi e di quello verso l’altare sono stati portati in luce i colori originali. Pregevole anche l’organo Lingiardi restaurato oggi dal valenzano Fabio Stocco.
‘‘Una curiosità -ci indica Cravino- nella cappella laterale del Suffragio due angeli in stucco reggono due teschi e i teschi sono veri...’’..
Per rimanere in tema a lato del presbiterio una realistica statua del Cristo Morto è contornata dai simboli della Passione. Un libro del 1692 recuperato con altri tesori dall’Archivio parrocchiale li elenca: croce, lancia, spugna, tenaglie, martello, scala, mano ferrata... Sono portati in processione (Entierro) il Venerdì Santo.
Cravino per noi ha creato una piccola esposizione che parte dal reliquiario di San Spiridione, un simulacro argenteo che contiene un frammento del braccio e della mano del Santo. Si legge che alla sua morte le reliquie furono oggetto di traslazione da Cipro a Costantinopoli, poi a Corfù, isola di cui è il patrono e a Corfù manca proprio il braccio del Santo... Da studiare un gemellaggio storico magari in occasione di una delle quattro processioni che a Corfù lo venerano, l’ultima l’11 agosto per aver salvato l’isola dai Turchi durante l’assedio del 1716.
A Frassinello invece San Spiridione è festeggiato il 4 maggio (noi ricordiamo i fuochi artificiali). Altri tesori sono in casa parrocchiale come una grande tela (da restaurare) della Madonna del Rosario e reliquiari e oggetti di culto.
In accordo con il Comune si pensa a una inaugurazione ufficiale dei restauri il 15 agosto (festa patronale), sono costati (e non si è sforato il preventivo) 250 mila euro.
‘‘Un grande merito -conclude Cravino - va alla sensibilità della popolazione con un ringraziamento particolare alla Pro Loco e al Gruppo Alpini’’.