Ai funerali dell'arciduca Rodolfo d’Austria figlio dell'imperatore Carlo I
L’arciduca Rodolfo d’Austria (1919-2010), morto lo scorso 15 maggio, era figlio dell’ultimo imperatore d’Austria-Ungheria, Carlo d’Asburgo (1887-1922) e dell’imperatrice Zita (1892-1989).
L’ultimo sovrano della duplice monarchia non fu, infatti, Sua Maestà Francesco Giuseppe I, il cui regno durò 68 anni, superando per longevità quello di Sua Maestà la regina Vittoria, che fu sovrana dal 1837 al 1901.
Quando il vecchio «Cecco Beppe» morì il 21 novembre 1916, il giovane Carlo (che aveva 29 anni) divenne il nuovo imperatore.
Sposato dal 21 ottobre 1911 con Zita di Borbone, principessa di Parma, Carlo ebbe otto figli: cinque maschi e tre femmine. Oggi, di quella nidiata d’arciduchi, dopo la morte di Rodolfo, sono rimasti Otto e Felix; il primo di 97 anni (nato a Villa Wartholz presso Reichenau nella Bassa Austria, il 20 novembre 1912), il secondo di 94 anni (nato nel castello di Schönbrunn, il 31 maggio 1916).
Il funerale dell’arciduca Rodolfo è stato celebrato alle 15.30 di sabato 29 maggio, alla chiesa di Notre-Dame-du-Sablon a Bruxelles.
NELL'ABBAZIA DI MURI
Venerdì 4 giugno, in forma privata, la salma di Rodolfo troverà la sua ultima dimora nell’abbazia di Muri in Svizzera, dove la famiglia imperiale in esilio vi fece la sua “Saint-Denis” e dove si conservano i cuori dell’imperatore Carlo e dell’imperatrice Zita (la salma di Carlo riposa nella chiesa di Monte, sopra Funchal, nell'isola di Madeira, Portogallo, ndr.).
Un Requiem sarà celebrato sabato 12 giugno nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna.
NASCITA IN SVIZZERA
L’arciduca Rodolfo vide la luce in Svizzera, a Prangins, il 5 settembre 1919, in un periodo turbolento per la famiglia imperiale, costretta, dopo la Grande Guerra, all’esilio. Per questo destino, l’arciduca Rodolfo fu il primo Asburgo nato in Svizzera dopo sei secoli.
Per la sua famiglia e per molti appassionati di storia, questo nome è ricco di memorie: dal sovrano più enigmatico del Rinascimento europeo, l’imperatore Rodolfo II (1576-1612), protagonista dei fasti di Praga imperiale, arricchita di conoscenze e testimonianze nel campo dell’arte, della scienza e dell’alchimia, al figlio di Francesco Giuseppe, l’erede al trono Rodolfo (1858-1889), morto nella tragedia di Mayerling il 30 gennaio 1889.
RICORDI PERSONALI GRAZIE ALL'ARCIDUCA MARTINO (CHE ABITA A SARTIRANA)
Ho avuto la fortuna di frequentare l’arciduca Rodolfo, e ora, che non c’è più, desidero ricordarlo: la sua storia merita d’essere conosciuta, senza però dimenticare il mio nobile amico “Martino”, nipote dell’ultimo imperatore, che ha reso possibile l’incontro.
L’arciduca Martin Carl Amedeo Maria d’Autriche-Este, è nato il 21 dicembre 1959; ha sposato la principessa Katharina von Isenburg, dalla quale ha avuto tre figli: Bartolomeo, Emmanuele e Elena.
Vive a Sartirana Lomellina, svolgendo la sua attività d’imprenditore agricolo.
È figlio dell’arciduca Robert d’Autriche-Este terzogenito dell’imperatore Carlo e dell’imperatrice Zita, e della principessa Margherita di Savoia-Aosta, figlia di Amedeo di Savoia, III duca d’Aosta, e di Anne-Hélène Marie d’Orléans, principessa di Francia.
“Martino” è quindi il nipote di due nonni illustri: Carlo, l’ultimo imperatore, e Amedeo, vicerè d’Etiopia, morto a Nairobi, dopo la resa sull’Amba Alagi.
Nel 2004 nacque tra “Martino” e il sottoscritto un’amicizia, proprio in occasione della beatificazione di suo nonno Carlo.
IL CONVEGNO SU MERCURINO
Tale legame si consolidò nell’organizzazione di incontri culturali sugli Asburgo (tra i quali, il convegno internazionale “Mercurino Arborio di Gattinara e l’Impero di Carlo V”, svoltosi nel 2006). “Martino”, conoscendo i miei interessi storici, mi ha messo in contatto con suo zio Rodolfo, la figura di famiglia più attenta alla storia degli Asburgo, il custode dei segreti della dinastia.
Rodolfo ha vissuto per lungo tempo a Bruxelles, insieme alla seconda moglie Anna Gabriele, principessa von Wrede (nata a Pähl, Wilzhofen, l’11 settembre 1940).
INTERVISTA A BRUXELLES
Nel 2009 abbiamo trascorso insieme alcune giornate di lavoro a tempo pieno e ciascuna mia visita è stata preceduta dall’invio di un questionario molto particolareggiato.
L'IMPERATRICE ZITA
Con Rodolfo ho discusso soprattutto di sua madre - l’imperatrice Zita, che ha vissuto per molto tempo nella sua casa - dei libri dedicati al padre, l’imperatore, e del loro valore come testimonianza storica.
Rodolfo era una persona enigmatica, con la quale, però, ho stretto un buon legame, almeno così mi è sembrato, in modo affettuoso e armonico, grazie anche alla sua brillantezza di spirito e all’innato buon gusto.
IN UNA PICCOLA SALA IN COMPAGNIA DI 'INGTCHA'
Ci siamo sempre ritrovati in una piccola sala, adorna dei ritratti di Carlo e Zita, in compagnia di una magnifica “cucciola” di Labrador, chiamata “Ingtcha”, un nome indiano che è un omaggio ad uno degli scrittori d’avventura più popolari in Germania, Karl Friedrich May: «Il a écrit plus de 30 livres, traduits dans 50 langues», ci tiene a ricordare la principessa von Wrede, e pare che tutti i nomi dei cani di Anne Gabriele e Rodolfo derivino dai romanzi di May. Aliquando et insanire iucundum est.
Con Rodolfo ho trascorso delle indimenticabili giornate, davanti a fumose tazze di caffè, dalle dieci del mattino fino a pomeriggio inoltrato, senza nessuna pausa per il pranzo: egli non voleva assolutamente interrompere i colloqui, nonostante i gravi problemi di salute che lo obbligavano ad usare la sedia a rotelle.
Un tassello dopo l’altro, rimontando pazientemente fotogrammi e spezzoni di racconto, mezze frasi e allusioni raccolte nei discorsi con sua madre Zita e con i suoi fratelli, Rodolfo è riuscito ad allestire un suo museo interiore, una specie di diorama dell’Europa in cui era cresciuto ed aveva operato suo padre.
LA GRANDE GUERRA
Rodolfo ricorda il ruolo dell’imperatore Carlo nella Grande Guerra, quando, in un clima scioccante, tra esaltata eccitazione per la guerra e fatalismo, con responsabili politici e militari dediti ad atteggiamenti da giocatore d’azzardo, nessuno osò affrontare con coraggio i capi militari.
SFIDA AI MILITARI
L’unico a sfidarli apertamente fu Carlo, che appena salito al trono, si oppose alla camarilla guerresca di corte: sostituì il supremo comandante delle armate austro-ungariche, l’arciduca Federico, licenziò il suo Capo di Stato Maggiore, Franz Conrad von Hötzendorf, e tentò di giungere alla pace, manovrando con la diplomazia ordinaria ma anche con quella familiare.
INUTILE STRAGE
Fu l’unico capo di Stato a seguire l’appello del pontefice Benedetto XV, che chiedeva di fermare «l’inutile strage».
Tutto fu vano.
Carlo si scontrò con i suoi generali e soprattutto con l’alto comando tedesco. Rodolfo spiega: «Mio padre uscì dai colloqui con i vertici militari tedeschi completamente inorridito (Rodolfo utilizza l’espressione francese «horrifié»); a mia madre confidò l’insuccesso dei suoi tentativi con i generali, dicendo: “sono degli imbecilli così che conducono la guerra e ciò è spaventoso”».
Questo insuccesso dell’imperatore ha aperto nel tempo altri punti di vista: quello ad esempio del riconoscimento dell’esemplarità di battaglie che bisogna combattere, al di là delle valutazioni contingenti, perché il farlo è di per sé un vincere.
ANEDDOTI PERSONALI
A Rodolfo sono debitore di un paio d’aneddoti personali su sua madre Zita e di un gustoso ed inedito episodio, intercorso tra suo fratello Robert e Winston Churchill (1874-1965).
L’arciduca racconta: «Robert, arrivò a Londra e si presentò come volontario nell’esercito inglese, ma non come Asburgo, bensì come principe d’Este. Egli era ovviamente principe imperiale d’Austria, principe reale d’Ungheria e di Boemia, cavaliere del Toson d’Oro. Ma era meglio non far sapere in giro che un Asburgo stava rischiando la pelle come pilota della Royal Air Force (probabilmente il governo e la famiglia reale avrebbero scoraggiato tale impiego malsicuro). Robert, quindi, divenne pilota della Raf come principe d’Este (e nessuno si chiese chi diavolo poteva essere un aristocratico con un titolo simile, almeno gli inglesi, che erano a corto di piloti)». È vero che gli inglesi non si occuparono subito del “principe d’Este”, ma comunque indagarono. Di mio aggiungo che il titolo d’Asburgo-Este fu dato a Robert poiché l’ultimo dei discendenti della famiglia d’Este, Francesco V d’Asburgo-Este, morendo senza figli, lasciò in eredità il titolo e i suoi averi al cugino Francesco Ferdinando, imponendogli di dare la denominazione ai suoi discendenti di Asburgo-Este o di Austria-Este. Dopo l’assassino dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, l’imperatore Francesco Giuseppe, trasmise i diritti estensi al nipote ed erede al trono Carlo, che una volta imperatore, trasmise il 16 aprile 1917 il titolo al secondo figlio maschio Robert.
Churchill era molto interessato alla storia dell’arciduca Robert e mandò degli 007 nella sua casa londinese, mettendola a soqquadro. Rodolfo ricorda: «Mio fratello Robert si lamentò con Churchill del terribile scompiglio e accusò i servizi segreti inglesi. Winston gli rispose: "I will tell these fools to be more carefull next time". ("Dirò a quei cretini di stare più attenti la prossima volta")».
Questo aneddoto svela il lato istrionico del leader inglese, soprattutto ci ricorda un preciso momento storico, quando Robert, insieme a Churchill pose le basi della “Dichiarazione di Mosca” del 1° novembre 1943, elaborando il testo di una risoluzione sull’Austria. Robert e Churchill, infatti, riuscirono a far parlare a Mosca dei destini futuri dell’Austria, in occasione dell’incontro tra i ministri degli Esteri sovietico Molotov, del britannico Eden e dell’americano Hull.
DICHIARAZIONE DI MOSCA
Nella storica “Dichiarazione di Mosca” si legge che «L’Austria, il primo Paese libero caduto vittima della tipica politica di aggressione nazista, deve essere liberata dal dominio tedesco».
Rodolfo spiega: «Mio fratello Otto, con l’aiuto di Felix, già negli Stati Uniti dal 1939, coltivò i contatti con il presidente americano Roosevelt, mentre Robert a Londra intensificò i rapporti con il governo britannico e Churchill.
Robert ebbe il compito più arduo perché aveva a che fare con il nostro acerrimo nemico, Anthony Eden, che non desiderava per niente una rinascita dell’Austria».
È abbastanza nota un’infelice battuta di quel periodo, quando una sorta d’anestesia ideologica ottundeva a poco a poco i lobi della sensibilità: «L’Austria? Sono cinque Asburgo e cento ebrei».
Robert entrò come volontario nell’esercito inglese, come pilota della Raf.
Gli altri fratelli: Felix e Karl Ludwig (nato a Baden, il 10 marzo 1918, morto l’11 dicembre 2007) furono attivi nell’esercito americano.
NELLA RESISTENZA IN AUSTRIA
Rodolfo, il più giovane dei fratelli, ebbe un’esperienza assai avventurosa nella resistenza in Austria contro i nazisti. Infatti, dopo aver passato un dottorato in scienze sociali ed economiche in Canada, tra il 1942 e il 1943, seguì una formazione militare per un posto di comandante nell’esercito americano.
Pochi conoscono queste vicende, soprattutto quelle di Felix e Karl Ludwig, che durante la Seconda guerra mondiale combatterono in un battaglione statunitense in Europa, «Free Austria Battalion», trovando tantissimi ebrei fuggiti dalla Germania nazista; molti erano orgogliosi del loro passato nella kaiserlicht und königlich Armee.
I particolari di queste vicende mi sono stati raccontati dai tanti nipoti dei figli dell’imperatore, ora sparsi tra l’America e l’Europa, dal Messico alla Svezia.
Roberto Coaloa
--L'autore, nato a Casale Monferrato nel 1971, ha in preparazione un'ampia biografia sull'ultimo imperatore Carlo d'Asburgo che uscirà in autunno presso la casa editrice Vallecchi.
FOTO. Gli Asburgo in esilio in Svizzera. L'arciduca Rodolfo (nato il 5 settembre 1919) è in braccio all'imperatore Carlo, circondato dagli altri figli e dall'imperatrice Zita.
La chiesa di Monte di Madeira dove è sepolto Carlo (foto scattata nel novembre 2009 nel corso della crociera Il Monferrato-Stat, duecento 'Monferratini' -così sono stati battezzati i monferrini in crociera- hanno reso omaggio alla tomba imperiale nella navata sinistra del tempio.f. Angelino).
L'imperatore Carlo