Un territorio unito solo se i Comuni fanno un passo indietro e ascoltano i cittadini
Caro sindaco Bellistri (e cari sindaci del Monferrato), abbiamo letto su "Il Monferrato" la sua lettera dal titolo “Basta con i campanilismi: facciamo solo il bene del nostro territorio”. Condividiamo con lei “la debolezza dell'attuale dibattito che investe il nostro territorio. Dibattito per lo più incentrato sulle architetture per il riordino degli enti territoriali, sulla nostalgia di un glorioso passato, sui campanilismi locali. (…) Occorre che si crei un movimento dal basso che coinvolga i singoli cittadini”. Bene, anzi benissimo. Ci permettiamo alcuni piccoli suggerimenti attuabili da subito a costo zero. Vogliamo davvero coinvolgere i cittadini? Chiediamo loro un parere allora! Perché non si introducono nello statuto comunale anche i referendum propositivi e abrogativi, oltre i consultivi? I Comuni sono dotati di regolamenti attuativi dei referendum comunali? Per la maggior parte, non ci risulta; eppure la legge 267 del 2000 stabilisce che il Comune debba dotarsi di regolamenti attuativi degli organismi di partecipazione. Se un Comune oggi, nel 2012, dopo 22 anni, non ha ancora questo regolamento, è inadempiente davanti alla legge e il cittadino può denunciare gli amministratori alla magistratura. Noi ci siamo fatti portavoci di una sfida di democrazia che ora è giunta al Comune di Odalengo Grande: un regolamento e semplici norme attuative che consentano lo svolgimento dei referendum comunali e permettano a tutti i cittadini di utilizzare di diritto questo grande strumento di democrazia diretta partecipata. Consentire cioè agli elettori di fornire - senza intermediari - il proprio parere o la propria decisione su un tema specifico oggetto di discussione. Ricordiamo che il referendum è uno strumento di esercizio della sovranità popolare, sancita all'art. 1 della Costituzione della Repubblica Italiana. Dal 31 gennaio 1992, oltre 20 anni fa, ad Odalengo Grande non sono stati ancora fissati i requisiti di ammissibilità, i tempi, le condizioni di accoglimento e le modalità organizzative della consultazione! E negli altri Comuni? Vogliamo finirla davvero coi campanilismi? Organizziamo un referendum vero e proprio per interrogare i cittadini e valutare il reale interesse della popolazione ad un'ipotetica fusione dei Comuni sotto i 1000 abitanti. Questa è la vera democrazia partecipata. Noi crediamo fermamente che la popolazione sia pronta a far propria quest'avventura di democrazia. Noi intendiamo condividerla con loro.