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Dal 29 giugno
Intenso finesettimana culturale a Villadeati
Si inizia dalla mostra “Testimoni. Un mondo che scompare”
Inaugurazione della Mostra fotografica “Testimoni. Un mondo che scompare” di Sergio Ardissone domani, sabato 29 giugno alle ore 18, nella ex chiesa di San Remigio a Villadeati.
In esposizione, scatti professionali di volti senza nome appartenenti a popoli misteriosi che evocano storie di vita autentiche e suggestive, luoghi dove il tempo pare essersi fermato, quali: Inuit, Kirghisi, Apatani, Miju Mishmi, El Molo, Turkana, Borana, Mursi, Karo, Hammer e Dassanech. Scatti oltre l’obiettivo, che raccontano l’anima più profonda di culti millenari e di consuetudini perfezionatesi per vivere e sopravvivere in terre per lo più isolate ed inospitali.
Per oltre 30 anni Sergio Ardissone, fotografo e giornalista, autore di libri e di reportages, ha percorso le strade del mondo, alla ricerca di popoli, di tradizioni, di culture e di emozioni. Ad accompagnarlo, l’inseparabile reflex lungo i sentieri himalayani, i ghiacci dell’Artico, le antiche carovaniere asiatiche e, un “clic” dopo l’altro, chilometri di pellicola. Tra le migliaia di scatti che, oggi, rimangono a testimoniare l’esistenza di un mondo che si avvia verso un’impietosa ed inesorabile estinzione, trasformato da conflitti o terribili sconvolgimenti naturali, oppure semplicemente dal trascorrere del tempo che cancella, a poco a poco, l’esistenza del passato, Ardissone ne ha fatta un’essenziale selezione da dedicare all’allestimento monferrino di Villadeati.
Il percorso espositivo presenta una serie di immagini raccolte lungo la Via della Seta, nel sud-est asiatico, in Tibet e Nepal, in India, in Etiopia e Kenia, nell’Artico canadese. Ingresso libero.
In serata, alle ore 21,30, Tributo ai cantautori italiani con Marinella in concerto.
Domenica 30 giugno (ore 18,30) aperitivo d’autore con Francesco Casolo che presenterà “La salita dei giganti. La saga dei Menabrea” edito Feltrinelli, libro vincitore del Premio Biella Letteratura e Industria 2023. La sinossi: “la Belle Époque è alle porte e il cinema sta per essere inventato quando, il 29 agosto 1882, Carlo Menabrea organizza un sontuoso ricevimento per festeggiare l’acquisto di un castello poco lontano da Biella.
Nessuno in città ha intenzione di perdersi l’evento, ma pochi sanno che l’origine di tanta fortuna risiede in una scommessa fatta trent’anni prima: il padre di Carlo, Giuseppe, walser di Gressoney, che come i suoi antenati valicava a piedi i ghiacciai per commerciare lana e prodotti di artigianato in Svizzera, ha deciso di puntare tutto su una bevanda, la birra. Quando nel cielo sopra il castello esplodono i fuochi d’artificio che illuminano il cortile a giorno e si riflettono sul volto di Carlo, anche la sua secondogenita Eugenia, che tutti chiamano Genia, avrebbe qualcosa da domandargli: perché, qualche settimana prima, ha insistito perché fosse lei, e non le sue sorelle, ad accompagnarlo in montagna?
E perché, raggiunta la vetta, al cospetto dei Giganti del Monte Rosa, ha tanto voluto che lei, a soli sei anni, assaggiasse la birra? Fra amori, gelosie, gloria e cadute – e un destino che, come una valanga, colpisce sempre nello stesso punto –, solo più tardi Genia intuirà quello che suo padre non aveva osato dirle: quel sorso di birra era un rito iniziatico. È lei la prescelta, l’erede designata per portare avanti la tradizione di famiglia, anche se nessuno vuole fare affari con una donna. Per riuscirci Genia dovrà, con l’aiuto della madre, diventare un Gigante, come suo padre e suo nonno e come le montagne ai piedi delle quali sono cresciuti tutti loro.
Grazie a un accurato lavoro di ricerca, Francesco Casolo ha costruito un’appassionante saga familiare, epica e intima al tempo stesso, in cui le donne si ritagliano il proprio spazio nella storia con determinazione e coraggio”.
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