Il monumento ai caduti di Candia Lomellina sorge nella grande piazza, poco distante dal “Rulin” in granito con la croce in bronzo che ricorda la visita di San Carlo Borromeo nel 1578. Venne eretto dallo scultore casalese Guido Capra, allievo di Leonardo Bistolfi, con un consistente contributo dei fratelli Michele e Ottavio Conti residenti a Rosario di Santa Fè, in Argentina. Sul lato anteriore sopra questa iscrizione dedicatoria “Il popolo candiese ricordando i suoi gloriosi caduti onora la patria immortale” è scolpito nel bronzo “il Caduto che risorge, chiamato in vita dalla Gloria”. Così si legge nel libretto pubblicato in occasione dell’inaugurazione del 14 giugno 1925 e dedicato a Pia Locchi, sorella di Vittorio, l’autore del celebre poemetto “La Sagra di Santa Gorizia”. All’interno i versi composti per l’occasione dal prevosto don Luigi Bussi in ricordo di tutti i soldati e dell’ara che Candia “eresse, monumento di gloria e d’amor”.
Nel centenario della prima guerra mondiale, è stata inaugurata nella sala consiliare “Cassino” una interessante mostra didattica e documentaria che visitiamo accompagnati dall’assessore alla Cultura e vicesindaco Ottaviana Amelotti, dai curatori Marilena Migliavacca, Maria Rosa Ansandri, Valentina Brescianini e Luca Bertola. Fa da tramite l’efficiente Rita Gurian.
Tutto il materiale esposto in mostra (documenti, lettere, giornali, fotografie e oggetti) appartiene ai privati (e lo illustriamo in attesa di un catalogo...).
Di particolare interesse il bossolo di cannone istoriato e utilizzato come portavaso (foto) e i reperti messi a disposizione da Marilena Ninzatti di Vignale Monferrato, ma abitante a Candia.
Molti gli attestati e le medaglie “guadagnati sul campo” dai militari candiesi, primo fra tutti il più alto in grado, il capitano Pietro Cassolo, la medaglia d’argento cui è intitolata la scuola elementare. Il suo ricordo è affidato all’epigrafe proveniente dal fronte, dove era sepolto, che recita: “4° Fanteria capitano Cassolo Pietro da Candia Lomellina caduto sul S. Marco il 22.8.1917”. Una seconda lapide, sempre nell’edificio scolastico, prima trasformato in caserma, poi in ospedale militare di riserva con l’aiuto del colonnello Aldo Marchetti e del dottor Carlo Omodei Zorini, ricorda il generoso impegno di suor Redenta Antonietta Bibbiana e del soldato di sanità Pietro Franchi.
E’ doverosa una sosta, nel ricordo degli anni eroici dell’Aeronautica militare, davanti alla fotografia dell’aviatore Giuseppe Lugani (il padre di Candida, la moglie del famoso scultore Narciso Càssino), il radiotelegrafista al campo di Cervignano del Friuli, che volò con Francesco Baracca. Infine un pensiero, all’uscita dall’abitato, ai 32 caduti (in realtà sono 35) ricordati dalla lapide che la tradizione storiografica dell’epoca indicava come la quarta guerra d’indipendenza.