Assunta Prato: "Costruire un progetto per la città, cosa doverosa per un’amministrazione che abbia a cuore il futuro dei cittadini".
di Assunta Prato, Capogruppo di “Casale, cuore del Monferrato”
Lo sdegno per quanto è successo a Roma mercoledì scorso con la sentenza della Cassazione è grande e generalizzato a tutta la collettività nazionale e internazionale.
Non voglio ripetere cose già dette da altri, voglio però rimarcare che questa sentenza ha cambiato il rapporto di fiducia nello Stato e in particolare nella Magistratura che si era costruito e cementato negli anni passati in occasione dei primi due gradi di giudizio.
Il processo di primo grado e quello d’appello di Torino ci avevano lasciato sperare che Davide potesse vincere contro Golia, che Giustizia potesse essere fatta; le parole del Giudice della Corte di Cassazione, invece, in pochi minuti, hanno cancellato tutto.
Tutti noi che eravamo presenti in quell’aula, così come chi seguiva da casa, in ogni parte del mondo, ci siamo sentiti traditi, beffati da parole che, pur confermando le responsabilità dell’imputato, ne impedivano la condanna.
Senza scendere in dettagli giuridici, che non ci competono, possiamo tranquillamente affermare che la contrapposizione che è stata fatta tra Diritto e Giustizia non ci ha convinto per niente, anzi ci ha offeso profondamente. Ci ha offeso, non umiliato. Come sosteneva Etty Hillesum, ebrea olandese, prima di essere internata dai nazisti, “per essere umiliati occorre essere in due: chi umilia e chi si lascia umiliare”. Casale non si è lasciata umiliare, ha sempre tenuto la schiena diritta, è sempre stata reattiva. La città tutta ha dato una risposta immediata, corale, unanime, con forme quasi spontanee di protesta, come sempre, civile.
L’unico aspetto bello di questa vicenda, per altri aspetti solo tragica e drammatica, è proprio la reazione di tante persone, che negli anni hanno saputo capire un dramma, stare vicino alle vittime, sostenerle. La crescita civile della collettività, in particolare la sensibilità degli studenti verso valori fondanti della nostra Costituzione come la tutela della salute e dell’ambiente, che non devono mai contrapporsi al diritto al lavoro, fa sperare che qualcosa di positivo possa nascere anche da storie così tragiche.
Il Consiglio Comunale questa sera approverà una Delibera di Indirizzo con le richieste di una comunità colpita, che però sa essere comunque e sempre propositiva e costruttiva. Tutte queste richieste sono da condividere, da sostenere con forza ad ogni livello. Non voglio analizzare le singole voci, che vanno nella direzione di chiedere Giustizia, di volere la continuazione delle bonifiche (e che siano controllate, per non creare altre fonti di pericolo), di sostenere la ricerca scientifica, per trovare finalmente una cura per il mesotelioma: sono gli obiettivi che la nostra comunità ha sempre perseguito. Infine si chiede che lo Stato sia dalla parte delle vittime e non si preoccupi soltanto delle pur legittime tutele dei diritti degli imputati.
Mi voglio soffermare però sul punto finale, quello in cui si chiede di costruire un progetto per la città, cosa doverosa per un’amministrazione che abbia a cuore il futuro dei cittadini.
Rischiamo infatti di essere beffati ancora una volta.
Siamo stati beffati, in quanto trattati come una colonia, da spremere e abbandonare, da chi fino a 30 anni fa ha realizzato profitti immensi per sé, lasciando a noi una scia di lutti e di problemi, siamo stati colpiti da una sentenza ingiusta e scandalosa una settimana fa, e adesso siamo beffati dal tipo di informazione che viene diffusa: passiamo infatti per la città della morte e del rischio di ammalarsi, la città dalla quale è meglio stare lontani.
Al danno, già immenso e incommensurabile, si aggiunge altro danno.
Non possiamo e non vogliamo sicuramente dimenticare quello che c’è stato, dobbiamo ricordare le vittime sempre, anche perché non si ripetano più eventi di questo genere, ma dobbiamo diffondere la consapevolezza che Casale non è la città dell’amianto, ma la città che ha saputo reagire e acquistare consapevolezza.
Siamo la punta di un iceberg, e siamo noi ad averlo reso visibile, ma i problemi legati alla presenza dell’amianto sono presenti in tutta Italia e nel mondo.
E’ vero che a Casale l’incidenza del mesotelioma è più elevata che nelle altre città, ma qui i morti sono 50/55 all’anno, in Italia sono 1500: è evidente allora che il problema non è solo nostro.
Invece si continua a dare di Casale l'immagine di una città vittima, che non può far altro che piangere, dove tutti sono tuttora a rischio della vita.
Ho assistito, anzi sono stata coinvolta in prima persona nella preparazione di servizi televisivi ben fatti, con interviste articolate, che svisceravano i problemi, e poi il servizio che veniva mandato in onda presentava solo la spettacolarizzazione del dolore, le lacrime, la sequela di tombe, le previsioni funeste... Nulla della lotta, della consapevolezza che qui c'è e altrove manca, nulla del censimento dei siti (quello che doveva essere fatto in Italia presenta lacune impressionanti: solo le Marche hanno comunicato dati credibili e completi), nulla delle bonifiche fatte (sono incomplete, è vero, ma altrove – per esempio a Broni e a Bagnoli tra i siti inquinati, e in diverse regioni d'Italia - sono ancora da iniziare!)
Tutto questo non rende merito al lavoro fatto qui in decenni di impegno.
Casale in tutto il mondo è diventata simbolo della lotta all’amianto, anche in Italia deve diventare la città simbolo di una riscossa, la città che non avuto paura di guardare in faccia una tragedia e adesso chiede allo Stato le risorse per superare i problemi, per guardare avanti.
Sabato si inaugurerà presso il Liceo Balbo un’aula interattiva e multimediale sul tema dell’amianto. Si chiama “Amianto: il coraggio di conoscere, il bisogno di andare oltre”: è questo il messaggio che deve arrivare a tutti, lo dobbiamo a noi stessi e a chi non c’è più.