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Coronavirus
Incoraggianti conferme nell'efficacia dell'Idrossiclorochina nel trattamento del CoVID-19. Stura: «Nella maggior parte dei casi sta dando buone risposte»
In questi giorni è stata diramata una lezione del Primario di Malattie Infettive Pierluigi Viale dell’Università di Bologna in cui mette a fuoco la patogenesi del Covid19
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Anche se la curva epidemiologica pare attenuarsi leggermente, in attesa che nuovi scenari si prospettino presto agli studi di scienziati, virologi, infettivologi ed epidemiologici, resta d’obbligo mantenere alta l’attenzione per le ripetute e risapute ragioni legate alla capacità di ospedalizzazione e dei trattamenti di terapie intensive, pena la perdita di ulteriori vite umane. Per il vaccino, c’è unanimità nell’accettazione logica e mentale che i tempi saranno ancora lunghi (da un anno a 18 mesi complessivamente). Resta pertanto alta l’attenzione sugli eventuali altri farmaci che, in qualche modo, possano alleviare la sintomatologia e il decorso dell’infezione da Covid19.
In questi giorni è stata diramata una lezione del Primario di Malattie Infettive Pierluigi Viale dell’Università di Bologna in cui mette a fuoco la patogenesi del Covid19, concentrandosi sugli obiettivi fondamentali di Sanità individuale e pubblica, ovvero sulla capacità e necessità di intercettare precocemente i pazienti nei due diversi stadi della malattia: virale e infiammatoria.
“La fase iniziale della malattia è prettamente virologica ed è solitamente caratterizzata da una sintomatologia non particolarmente grave; poi, questa fase tende a ridursi perché si innesca la risposta infiammatoria dell’ospite. Succede in tutte le malattie infettive. Questo virus, in particolare” prosegue Viale, “in una quota rilevante dei pazienti, innesca una risposta infiammatoria eccessiva, un vero e proprio uragano di citochine, che determina la comparsa di una sindrome emofagocitica che, a sua volta, si concentra a livello polmonare portando il paziente all’ARDS. Nel 20% dei casi circa, questa risposta infiammatoria eccessiva, porta il paziente all’insufficienza respirativa e alla terapia intensiva”.
Accettando questo schema come storia naturale della malattia, è facile comprendere come i farmaci abbiano ruoli diversi nelle diverse fasi della malattia. “Si evidenzia come nella fase infiammatoria non servano a nulla gli antivirali”. Parla dunque di una partita tempo-dipendente Viale, in cui gli antivirali si utilizzano sono nella prima fase, mentre gli immunomodulanti, tipo Idrossiclorochina, possono essere utilizzati anche per prevenire la fase infiammatoria”.
Rispetto alle controindicazioni spesso temute circa l’uso della Idrossiclorochina, Viale precisa: “per 50 anni si è presa per andare a fare le vacanze in Africa e non è mai tornato indietro nessuno con problematiche”. In aggiunta, sempre Viale, valuta terapie cortisoniche o con doppio dosaggio di eparina, a seconda dei casi.
In particolare sull’utilizzo del Plaquenil abbiamo sentito anche Roberto Stura Direttore del Distretto Alessandria Valenza. “L’ulteriore conferma dell’efficacia del Plaquenil è incoraggiante e importante. Noi, come Asl AL abbiamo deciso di affidare l’opzione per la prescrizione del Plaquenil ai Medici di Medicina Generale, avendo piena fiducia della loro capacità diagnostica. Le prime 500 confezioni di Plaquenil sono già andate tutte (una scatola corrisponde ad una terapia completa); una seconda fornitura è già disponibile. Per ora, il Plaquenil, nella maggior parte dei casi sta dando buone risposte migliorando la sintomatologia ed è altresì auspicabile che prevenga anche le possibili polmoniti”.
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