La tragedia Eternit non è come quella delle Torri Gemelle: i tempi sono diversi
di Lorenzo Turino
Accompagnati dalle nostre insegnanti professoresse Follese e Coppo, anche noi alunni della seconda A del Liceo Scientifico Natale, Italo e Silvio Palli, abbiamo partecipato, con altre scolaresche di diversi istituti scolastici casalesi, martedì 24 gennaio alla presentazione del libro “Eternit dissolvenza in bianco”, un libro indirizzato, anche se non riservato in esclusiva, ai giovani che, come noi, sono under ‘20.
Le autrici, Gea Ferraris per i fumetti ed Assunta Prato per i testi, raccontano il dramma dell’amianto attraverso le vicende, pubbliche e private di tante persone di ogni parte d’Italia; parlano della progressiva consapevolezza nell’opinione pubblica di questa tragedia e della necessità della bonifica e della ricerca scientifica, perché il rischio è tutt’ora presente ; a Casale e nel Casalese, pressoché ovunque, (sui tetti, nei cortili, nei solai, nei sapelli e nelle carrarecce di campagna; nelle bordure dei giardini, nelle canne fumarie delle abitazioni).
Il direttore della Stampa, Mario Calabresi, con la sua presenza ha dato lustro e prestigio all’incontro. Ci permettiamo di dissentire amichevolmente da lui soltanto a proposito del paragone con le Torri gemelle. Infatti nella tragedia delle Torri, causa ed effetto sono stati immediati, mentre la polvere dell’amianto, sparsa per l’aria all’interno ed all’esterno dello stabilimento dai micidiali ventilatori “Govoni”, perdura nel tempo. La malattia, dicono gli scienziati, si può scatenare anche quarant’anni dopo l’assorbimento della fibra nei polmoni.
È questa l’autentica tragica realtà con cui ci si deve misurare; perché la malattia colpisce in maniera generalizzata: chi vi ha lavorato ed i loro familiari, e chi in giro ha respirato. Ed è questo il messaggio del libro.
L’Eternit, abbiamo letto da qualche parte, ha cambiato dall’inizio dell’altro secolo la struttura sociale di Casale determinando la fine, o perlomeno il ridimensionamento, della società patriarcale contadina; un’autentica rivoluzione. Dava, dicono gli anziani, due certezze: un relativo benessere e la grossa probabilità di finire anzitempo al camposanto (come per altro lo dava il lavoro nelle cave per il cemento; dove però il rischio sembrava più forte perché causa ed effetto erano immediate e colpiva – quando scoppiava l’incidente- più persone e famiglie; chiuse le cave, finito il rischio; resta la memoria. Per l’amianto i tempi erano lunghi ed individuali, quindi non fisicamente avvertibili nell’immediatezza; e poi certi “accidenti” di cui siamo consapevoli, si pensa capitino solo agli altri).
Stava alla proprietà mettere in pratica, rinunciando a qualche utile (che pure erano immensi) per salvaguardare la salute di chi vi lavorava e della cittadinanza che respirava. Questo non è stato fatto; la bramosia del guadagno ha generato un orribile delitto(che va certamente oltre il colposo) che ha fatto lievitare nella comunità colpita ansia e sete di giustizia.
Abbiamo riflettuto sul perché a questo misfatto lungo un secolo, la cittadinanza non si sia ribellata molto tempo prima; e pensiamo che questa acquiescenza sia potuta consolidarsi perché “ l’uomo- quando è oppresso dal bisogno, non è libero!”; e che, parafrasando una popolare canzone: per vivere si muore un po’ tutti i giorni…(“…si muore un po’ per poter vivere…”).
Ed alla fine, abbiamo fatta – per cercare di darci una spiegazione a questa immane tragedia - nostra la conclusione di un capitolo del libro: “Eravamo Tutti ricchi di sogni”.
“….Forse la vicenda dell’Eternit può essere assunta come metafora: la metafora di un secolo che ha creduto (o finto di credere) di rompere l’immobilismo e la miseria del passato percorrendo solo la scorciatoia della crescita economica nell’illusione (o nella finzione?) che questa bastasse per un’autentica promozione umana e sociale. I processi della storia e del riscatto sociali sono invece lunghi; ma la vita dell’uomo è breve ed irripetibile... È impossibile conciliare i tempi della storia con quella dell’esistenza individuale – con le sue ansie, le sue attese, le sue aspirazioni- che vorremmo sempre piena, libera e felice.
Anche a costo della vita...»