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Nel 1859 visita di don Bosco
A Frinco, dominato dalla mole imponente del vetusto castello
Campo di lavoro sul torrente Versa dei prigionieri austro-ungarici
Il noto avvocato e storico Giovanni Secondo De Canis (Magliano Alfieri 1768 - Castelnuovo Calcea 1830) nella “Corografia astigiana”, scritta tra il 1814 e il 1816, riassumeva in breve le caratteristiche del paese astigiano con queste parole: “Frinco è picciolo villaggio: il suo territorio è montuoso e sparso di vigne e nel piano vi scorre il torrente Versa”.
In effetti la rocca di Frinco, la cui denominazione è di origine germanica, è dominata dalla mole imponente del castello con l’antica torre circolare, il coronamento seghettato e la merlatura ghibellina. Raggiungiamo l’abitato percorrendo la via Vittorio Emanuele II, breve visita al grandioso palazzo comunale che ci viene indicato da due gentili testimoni di Geova astigiani. Poi breve sosta davanti al monumento ai Caduti inaugurato il 20 maggio 1921. Proseguiamo verso la sommità della ripida collina imboccando la via Castello, parcheggio davanti alla torre campanaria (distante dalla parrocchiale), che un cantoniere molto disponibile dice essere in condominio tra la chiesa e il comune. Purtroppo il poderoso maniero è chiuso dopo un duplice crollo.
Martedì 11 ottobre 1859, alla presenza dell’allora parroco don Secondo Penna, il tempio visitato da Don Bosco coi suoi ragazzi “risuonò in quel giorno di non mai uditi canti sacri i quali commossero quei buoni e laboriosi paesani” e fu poi visitato il “vetusto castello, memoria di glorie e sventure, testimone d’assedio e di battaglie”, come si legge nelle “Memorie Biografiche”. Per la sua posizione strategica, al confine tra Astesana e Monferrato, Frinco fu al centro degli scontri tra Guelfi e Ghibellini e luogo privilegiato per la firma di trattati di pace e accordi di alleanza tra il comune di Asti e i marchesi di Monferrato.
Nel feudo si alternarono le famiglie dei Pelletta, dei Turco e dei Mazzetti, che nel 1487 ebbero il privilegio di installarvi la zecca. Appartenne, dal 1893 al 1960, alla congregazione astigiana degli Oblati di San Giuseppe che ospitavano in estate i novizi e gli studenti dei ginnasio e del liceo. Negli anni della Grande Guerra vi furono internati i prigionieri di guerra austro-ungarici, di cui oltre settecento furono impiegati come manodopera (con la paga giornaliera di 5 centesimi) per i lavori sull’alveo tortuoso del torrente Versa, che nasce a settentrione del comune di Cocconato, nella stretta valletta di Regione Austino al confine con la provincia torinese. Percorre la valle omonima e dopo un tratto di oltre 30 km sfocia nel Tanaro vicino ad Asti. Nei mesi caratterizzati da abbondanti piogge, la vallata era allagata dalla esondazione del torrente, per cui un consorzio di proprietari terrieri stanchi dei danni arrecati alle coltivazioni agricole studiò un progetto di modifica dell’alveo. Ma, dopo l’esecuzione di un primo tronco di lavori nel 1913, l’entrata in guerra dell’Italia con la chiamata alle armi dei soldati ha causato la sospensione dei lavori per mancanza di manodopera, poi sostituita dai prigionieri austro-ungarici attivati nel rifacimento del letto del torrente e nella costruzione di tre ponti.
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