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Giovedì 14 novembre
«Imparare a morire significa imparare a vivere meglio»
Incontro, promosso da Vitas, con Enzo Bianchi
A poco più di un anno, giovedì 14 novembre alle ore 21, tornerà nel Monferrato Enzo Bianchi, autore di testi sulla spiritualità cristiana e sul dialogo della chiesa con il mondo contemporaneo. Ospite di Vitas, il monaco cristiano e saggista fondatore della Comunità monastica di Bose, di cui fu priore fino al 2017, verrà accolto nella chiesa di Sant’Antonio di Casale Monferrato, per parlare di “Fine vita”, in dialogo con Fabrizio Meni, docente di storia e filosofia all’IIS Cesare Balbo.
Un tema, il fine vita, che resta tabù e paura nell’intimo dell’uomo, in particolar modo, quando non consolato dal credo cristiano. Un limite di cui, invece, - ci insegna fratel Bianchi - avere sempre consapevolezza e senza la quale si perde il senso della vita stessa; vita - resa unica dalla morte - come emerge dalla meditazione dello scrittore/poeta cinese François Cheng. Una memoria mortis che non deprima, ma esalti la vita, quella vita unica che si vive una volta sola. Per Bianchi, infatti, “la morte non ci attende all’orizzonte dell’esistenza, bensì, è insita nella nostra vita e ci segue passo a passo: la vita non è sempre morte. Nel grande ciclo della vita del cosmo, anche, l’uomo nasce, cresce, vive e muore. Imparare a morire significa imparare a vivere meglio”.
Avere davanti a sé chiaro il limite dei giorni, per Bianchi, porta a viverli con grande consapevolezza guardando la vita con pienezza e vivendo il più possibile il tempo che ci è dato, coinvolti nelle relazioni, negli affetti, nell’amicizia e, soprattutto, nell’amore, che è il grande segreto per vincere la morte. Questo, significa aggiungere vita ai giorni, soprattutto quando non si possono più aggiungere giorni alla vita. Prepararsi al fine vita significa, soprattutto, pensare a chi resta affinché il dono non diventi disgrazia e i morti non abbiano vissuto invano. Ancor più, legandosi al tema della serata, in presenza di mali incurabili, il tempo che resta va accompagnato dall’amore, dall’affetto nonché da tutti quegli interventi possibili (cure palliative) per alleviare il dolore e, quindi, non trasformato accanimento terapeutico, capace solo di aggiungere strazio allo strazio stesso. Ingresso libero.
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