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Contributi all'inaugurazione del castello

L'ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PER IL CASTELLO DI CASALE MONFERRATO Nel 1959 l'urbanista Giorgio Rigotti individuava l'importanza, ai fini dello sviluppo della nostra città, delle aree del Demanio militare, menzionando al primo posto il castello. Dieci anni dopo, Cesare Brandi, nell'orazione ufficiale di apertura del IV Congresso di Antichità ed Arte, organizzato dalla Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti a palazzo Langosco, sottolineava la necessità da parte della cittadinanza casalese di appropriarsi della “fortezza-castello”, “luogo così antico carico di tanta storia, di una città carica di storia come Casale”, luogo che avrebbe permesso “una veduta, dai suoi spalti, della città e del fiume, che ora manca”, luogo, infine, che chissà cosa custodiva al suo interno (“eppoi chi sa che cosa c'è dentro”). Il prof. Vincenzo Porta, aprendo i lavori del Convegno di studi “Il Castello di Casale Monferrato”, organizzato dall'Associazione Casalese Arte e Storia e tenutosi nei giorni 1-2-3- Ottobre 1993 nel teatro comunale, gremito oltre le aspettative, riprendeva le parole di Brandi augurandosi che il desiderio in esse espresso si realizzasse. Quel Convegno ha fornito la base, sino ad allora mancante, di conoscenze storiche, storico-architettoniche e di informazioni sulla molteplice valenza del monumento nel corso dei secoli sulle quali impostare l'opera di recupero. L'Associazione Casalese Arte e Storia era poi presente alla prima apertura al pubblico del castello nel settembre 2000; introducevano infatti alla visita il prof. Aldo A. Settia e l'arch. Flavio Conti mentre i professori Antonino Angelino e Paolo Motta inquadravano per il pubblico le fasi della vita della fortezza e illustravano gli interni visitabili. Oggi, questo legame tra l'Associazione e il Castello della Città ha modo di manifestarsi nuovamente attraverso alcuni momenti tra i quali: la lectio magistralis del Presidente del sodalizio prof. Aldo A. Settia in programma per le ore 17,30 del 22 Marzo con tema I castelli tra realtà, evocazione romantica e credulità popolare; Un fine settimana sabato 28 e domenica 29 Marzo dedicato al “Castello e la sua storia” durante il quale l'Associazione Casalese Arte e Storia proporrà: la mostra “Una storia per immagini. Evoluzione ed iconografia del Castello di Casale”; il confronto dal titolo “Il Castello e la sua storia” che vede impegnati studiosi del Politecnico di Torino, del Consiglio Scientifico dell' Istituto Italiano dei Castelli e della Soprintendenza ai Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte e iniziative di illustrazione del monumento e della sua vicenda. Associazione Arte e Storia IL PIACERE DELLA RINASCITA GLI AUGURI DeL PROGETTISTA CONTI Il mio primo contatto con il castello di Casale avvenne nel 1974, quando lo studiai in occasione della stesura del mio secondo volume, pubblicato dalla De Agostini, sui castelli del Piemonte. Era, allora, ancora adibito a caserma, sia pure già in via di ridimensionamento. L’edificio appariva abbastanza compromesso sul piano architettonico, ma ancora frequentato e funzionante. Ma il primo contatto “vero”, cioè mirato a una più profonda conoscenza in vista di una possibile azione di salvataggio e recupero dell’opera, l’ebbi nell’ottobre del 1993, quando partecipai al Convegno di studi Il castello di Casale Monferrato, promosso dal Comune e organizzato dalla Associazione Casalese Arte e Storia allo scopo di fare il punto sulle conoscenze riguardanti la grande opera e di suggerire possibili linee di intervento. L’edificio, infatti, da tempo abbandonato dai militari, si andava rapidamente degradando, lasciando nel cuore della città una presenza sempre più precaria e malridotta, su cui occorreva intervenire. In questo contesto io e l’architetto Maria Rosa Fonio presentammo un lavoro (La necessità del recupero e le possibilità di utilizzo – Orientamenti e proposte) che, attraverso una serie di tavole e di correlate, dettagliate indicazioni scritte, intendeva stabilire un quadro attendibile entro il quale si potesse impostare un'azione di recupero con buone probabilità di riuscita. Per il momento, era solo un’ipotesi. Ma il seme era gettato. E quando l’Amministrazione comunale, nella persona del sindaco Riccardo Coppo, decise, di fronte al sempre più rapido degrado del monumento di tentarne il recupero, quelle indicazioni e proposte (nel frattempo tra i progetti segnalati nel premio “Centocittà” della Compagnia di San Paolo) furono la base operativa su cui si impostò l’operazione di restauro e riuso. Dopo aver espletato le non semplici pratiche per l’acquisizione, da parte del Comune, dell’edificio, appartenente al Demanio statale, si poté, alla fine degli anni Novanta, iniziare il rifacimento dei tetti, al fine imperativo di fermare un degrado generalizzato delle strutture che si stava rapidamente avvicinando a un punto di non ritorno. Nel frattempo venne redatto prima un dettagliato studio di fattibilità, a opera di un gruppo di progettazione coordinato da me e dall’architetto Fonio, poi un articolato progetto preliminare che stabiliva i capisaldi dell’intervento e dettava le linee secondo cui questo poteva essere attuato. Questo documento si è rivelato nel tempo essenziale, perché tutta l’opera di recupero, restauro e riqualificazione funzionale del castello si è sviluppata, fino a oggi, coerentemente con il percorso allora stabilito. In estrema sintesi, i punti fissi del progetto erano: - un riutilizzo del complesso attraverso la localizzazione al suo interno di una serie di attività differenziate, intorno a una destinazione centrale “forte”, individuata nella nuova sede della Biblioteca Civica, da trasformare in Centro Bibliografico Comprensoriale del Monferrato casalese; - un recupero attuato per lotti successivi, ognuno autonomo, quindi utilizzabile allorché sia finito, ma tutti integrantisi; - integrazione del castello in un ambiente urbano circostante riqualificato. Su questa base vennero redatti tra il 2001 e il 2003 i progetti per i lotti 1 e 2, comprendenti in pratica tutti gli spazi intorno al cortile orientale, quello verso la città. Con i risultati che oggi appaiono finalmente visibili. La serie di ambienti delle tre ali nord-est-sud intorno al cortile centrale mette in luce, rendendo loro finalmente giustizia, le vecchie strutture castellane, prima in gran parte nascoste e compromesse dalle superfetazioni compiute dai militari. Importante spazialmente è l’ala settentrionale, con i suoi ampi ambienti a volta. Ma il vero “gioiello”, del quale siamo – permettetecelo – orgogliosi, è la rimessa in luce, nel lato meridionale del cortile, di un antico porticato gotico prima totalmente nascosto all’interno di murature successive, e ora invece in grado di mostrare le sue belle archeggiature a sesto acuto, che danno nobiltà e gradevolezza all’intero cortile e costituiscono il reperto più suggestivo e architettonicamente significativo di tutto il castello. Con i lavori su questi lotti si compie la prima parte dell’intervento, in cui io e l’architetto Fonio abbiamo avuto incarichi operativi. Proseguire il lavoro toccherà a chi verrà dopo: sempre, tuttavia, nella traccia inizialmente proposta, che ha strutturato tutto l’intervento. Si tratta di una fase di lavorazione importante e decisiva, che è servita per i confronti con le Soprintendenze, per la ricerca di sponsor, per avere una guida costante e coerente durante la stesura dei progetti esecutivi. E alla quale siamo particolarmente affezionati, perché è quella che ha lasciato più spazio e possibilità di svolgere uno dei compiti più gratificanti tra quanti possono capitare a un architetto: progettare il progetto, estrarre una linea valida e coerente dal magma delle situazioni informi, intravedere possibilità e potenzialità là dove c’è solo il silenzio del monumento oppresso dal degrado, costruire le basi su cui si dovrà nel futuro costruire. Di questo non possiamo che essere profondamente grati a Casale, ai suoi amministratori, ai cittadini tutti di cui abbiamo sentito vicino, durante il lavoro, l'entusiasmo e il sostegno. È stata una lunga e bella avventura, di cui serbiamo un grato ricordo. E, inutile nasconderselo, un pizzico di nostalgia. Flavio Conti Il Castello apre le porte alla biblioteca ragazzi “Emanuele Luzzati” Si lavora per il trasloco. Inaugurazione il 4 aprile Il Castello si prepara ad abbassare il ponte levatoio e capitolare di fronte a un’invasione di libri e piccoli lettori. Un esercito di bambini sabato 4 aprile occuperà pacificamente i nuovi locali della Biblioteca Ragazzi, intitolata a Emanuele Luzzati. Sono in corso tutti i preparativi per affrontare al meglio la nuova sfida. In biblioteca si lavora a pieno regime per il trasferimento della biblioteca ragazzi che, una volta collocata nella nuova sede, potrà godere di uno spazio praticamente doppio e di una cornice assolutamente suggestiva e prestigiosa. Ma come sarà la nuova biblioteca ragazzi? Ce lo hanno spiegato la responsabile della biblioteca, Adriana Gualdieri e la bibliotecaria Gabriella Morsero, alle prese con imballaggi e scatoloni colmi di libri da trasferire al Castello. Le novità sono tante e consistenti, a cominciare dalla struttura: sei sale aperte al pubblico in cui saranno svolte le innumerevoli attività per i più giovani. La prima è la “ sala accoglienza”, con il “ Front office” e il personale a disposizione per consulenze e richieste varie. Troveranno posto, inoltre, gli espositori di materiali audiovisivi. La seconda stanza sarà la “ sala narrativa”, dedicata alla fascia d’età tra gli 11 e i 14 anni, mentre la “sala divulgazione” sarà rivolta a tutte le età, con libri suddivisi per argomento e testi particolarmente adatti a ricerca e approfondimento. La grande novità sarà la “ sala multimediale”, dotata di quattro postazioni internet, complete di cuffie e di uno schermo per proiezioni di filmati e immagini. I ragazzi dai 6 ai 10 anni troveranno letture adatte a loro nella “ sala narrativa”. I più piccoli, da 0 a 5 anni, potranno invece avvicinarsi al piacere della lettura in una sala coloratissima e accogliente, magari rilassandosi nell’abbraccio dell’ “ angolo morbido”, con cuscini, puff, pedane, per assistere al divertente teatrino o leggere i primi libri. È già ricco e fitto di appuntamenti il programma di apertura, che prevede attività e incontri con vari autori. Sabato 4 aprile, alle 10,30, il Castello aprirà ufficialmente le porte alla biblioteca “Emanuele Luzzati”. Dopo l’inaugurazione, alle 11.30, saranno presentate le mostre dei libri sui castelli, tra cui anche quelli di Luzzati. Alle 12 saranno effettuate visite guidate, mentre alle 15 si ripartirà con “ Lustra il castello”, un incontro fra i ragazzi e gli illustratori Antongionata Ferrari, Cecco Mariniello, Giulia Orecchia. Gli autori renderanno in un’opera grafica la loro personale visione del Castello, che verrà poi conservata come ricordo della giornata. Domenica 5 aprile altra giornata di eventi a partire dalle 10, quando sarà ospite della biblioteca Roberto Denti, inventore della prima biblioteca italiana per ragazzi . Il bibliotecario d’eccezione, ottimo intrattenitore, parlerà dell’importante ruolo della lettura e del sistema bibliotecario. Alle 15 l’associazione “ La Nottola di Minerva” proporrà avvincenti letture animate per tutti i gusti ed età. Accanto ai nuovi progetti saranno ovviamente portati avanti quelli già in cantiere, come “ Un libro per la biblioteca”, che coinvolge 46 classi delle scuole elementari casalesi. Più spazio, più attività e solita passione, insomma. Ma come vedono il cambiamento gli aficionados? << Qualche mamma è anche un po’ dispiaciuta- spiega Adriana Gualdieri- soprattutto per un aspetto di comodità e abitudine, nonché di vicinanza alla Biblioteca Civica. Raggiungere il Castello, però, è molto più comodo, anche per il vasto parcheggio della piazza>>. Tra quattro o cinque anni anche la Biblioteca Civica troverà comunque una nuova sede nel Castello. I lavori di trasferimento, intanto, continueranno ancora per tutto il mese, sospinti dalla voglia di novità e dall’attesa per l’apertura del Castello del Monferrato. Gli orari di apertura della biblioteca ragazzi “ Emanuele Luzzati” saranno gli stessi di sempre: da ottobre a maggio dalle 14 alle 18; nel periodo estivo giugno- settembre, invece, rimarrà aperta dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18. Fabrizio Gambolati Castello o Fortezza? Una risposta letteraria Nessuno sembra avere dubbi su come chiamare l’enorme costruzione in mattoni che sorge al centro di Piazza…Castello appunto. Eppure sarebbe legittima la domanda perché nel caso di Casale le denominazioni coincidono fisicamente nello stesso spazio: nasce come ‘castrum’ con torri merlate, per proteggere il borgo medioevale, poi diviene più ‘forte’ appunto creandosi un uno spesso guscio contro le armi da fuoco. Ma se l’architettura è ondivaga la letteratura e la fantasia popolare sono più precise per una veloce comparazione tra le Fortezze e i Castelli nelle pagine dei libri. La differenza può essere riassunta in questo modo: una Fortezza è un luogo da espugnare, tanto da dover ricorrere ad un lungo assedio, il Castello è un luogo in cui, per loro piacere o loro detrimento le persone rimangono. Ancora più in sintesi: in una Fortezza si fa fatica ad entrare, da un Castello ad uscire. Fateci caso: è una fortezza la Sarajevo di Mesa Selimovic, il regno di Mordor del Signore degli Anelli e poi ci sono le fortezze dell’animo, quelle inespugnabili ai dubbi di Isaac Singer o quelle dove l’assediante é il tempo come nel Deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Un Castello, diventa così, per antitesi, il luogo dove cercare l’appagamento individuale attraverso l’oggetto dei nostri desideri o del nostro astio. Anche i Castelli infatti si espugnano, ma il più delle volte è per liberare un prigioniero, recuperare il Graal o per far fuori il tiranno di turno. Immaginarsi una principessa trattenuta in una Fortezza è fare del principe azzurro carne da cannone senza alcuna possibilità. Invece nel Castello letterario, la difesa o l’offesa sono affidate a quello che non ti aspetti. Alle stanze che possono diventare quelle di una reggia o trasformarsi in una torre dove i nostri sforzi richiedono un’ascesa spirituale. Si entra in una Fortezza sempre e comunque per un massacro o da compiere o da attendere, perché in letteratura le Fortezze hanno il destino segnato, la loro mole ne fa dinosauri in angosciata attesa del meteorite. La psicologia del Castello non presuppone basi sempre terrene (ne è un buon esempio il Castello errante di Diana Wynne Jones), fatto per vivere una realtà alternativa, quasi sempre di pura illusione tanto che lunga sarebbe la lista dei Castelli incantati, da quello di Atlante sui Pirenei, a quello dell’inconscio di Kafka. E arriviamo alla domanda: il Castello di Casale, nonostante abbia la tipologia di una Fortezza e sia stato assediato più volte è in effetti proprio un Castello, e non perché lo dicono i documenti, ma perché risiedendovi anche la corte, fu realmente un luogo incantato per il piacere di dame e cavalieri. È un Castello soprattutto oggi che deve diventare un luogo incantato da cui non voler più uscire... Nei sogni del resto non si hanno mai dubbi su come chiamare le cose. Alberto Angelino CASTELLO E NEBBIA Mi hanno detto che non è più così per le variazioni meteo. Però, per tutti gli inverni che ho trascorso a Casale, per me piazza Castello è stata sinonimo di nebbia: di quelle che, come si diceva una volta, si possono tagliare col coltello. Poche luci, pochissimi fanali, a interromperla. Ci si immergeva in quella cortina soffice (saranno stati il pulviscolo che regnava ovunque, o l’umidità che saliva dal fiume, a provocarla?) Pareva che le voci giungessero attutite; si scorgevano delle ombre muoversi (situazione ideale, direte voi, per gli appuntamenti segreti); se si avanzava un po’, si incominciava a scorgere la massa del Castello, con le sue mura, il suo fossato, i suoi torrioni. Lo vedo poi anche, come sfondo che io ho per anni considerato abituale, parte della struttura del luogo, nelle prime fotografie che mi avevano scattato quando a tre o quattro anni ero arrivata con la mia famiglia a Casale. Anche della mia sorellina esistono foto prese di fianco al Castello, davanti al monumento per la Difesa di Casale. Dopo l’occupazione tedesca, dopo la guerra, pensavamo che di lì si spargessero la sera i militari del CAR in libera uscita. Ma forse in realtà erano alloggiati nelle caserme . Nel Castello , per un paio d’anni (in quegli inverni freddi del dopoguerra, abitò la mia amica Luisella, perché a suo padre era stato affidato il comando del Distretto. Più volte mi ha descritto le enormi e gelide stanze dell’appartamento dai soffitti altissimi, che era stato ricavato per loro nei locali (immagino in precedenza adibiti ad uffici), in cui i loro mobili annegavano e si disperdevano. Per questo anche lei veniva in quegli anni, come tanti di noi studenti a studiare nella bella Biblioteca Civica di Palazzo Vitta, dove io amavo recarmi fin da bambina, e dove si diffondeva il calore di una grande stufa. Elena Cappellano L'autrice è una scrittirce torinese che fino all'Università aveva abitato a Casale TUTTA LA STORIA Un tempo occupata quasi interamente dalle opere difensive, la piazza Castello coll’ampio parcheggio a due passi dal centro storico è dominata dall’imponente fortificazione che da tanti secoli condiziona la “forma urbis” di Casale. La sua storia si identifica con quella dei signori di Monferrato ed è riassunta dagli stemmi marmorei murati sopra il portale d’ingresso con le armi degli Aleramici, dei Paleologi e dei Gonzaga. Seguendo il muro perimetrale dell’edificio, ancora cinto dal fossato, si scorgono i poderosi torrioni, le profonde cannoniere e le cortine con i resti degli apparati levatoi. Verso settentrione, nei piccoli giardini che affiancano il forte sorge il monumento realizzato da Francesco Porzio (1897) in ricordo dell’eroica difesa di Casale dall’assedio austriaco del marzo 1849. Dietro la fortificazione, di fronte all’altana rivolta verso il Po, si apre il piazzale Divisione Mantova; dal lato di mezzogiorno la cortina è fiancheggiata dal mercato Pavia con l’elegante palazzina liberty. Fanno ala verso l’abitato la bianca costruzione dei Licei e la splendida facciata della chiesa di Santa Caterina da Siena, costruita all’inizio del Settecento su progetto di Giovanni Battista Scapitta. Concludono il giro della piazza gli edifici neoclassici del Teatro Municipale, realizzato su disegno di Agostino Vitoli, e di palazzo Nemours, attribuito al conte Ottavio Magnocavalli. Sotto molti aspetti il castello di Casale rappresenta un esempio unico di architettura fortificata dell’età di transizione tra il XV e il XVI secolo. Sorto in epoca tardo-medievale, la fortificazione seguì il modello tipico dei castelli di pianura di area lombardo-piemontese, con un impianto rettangolare, difeso da quattro torri agli angoli, posto a cavallo delle mura a controllo del fiume. Era chiaramente influenzato dalle contemporanee realizzazioni viscontee, con un corpo di fabbrica centrale addossato al mastio, posto a divisione di due cortili autonomi, come nel castello milanese di Porta Giovia o in quello scaligero di Verona, anch’esso sorto, come il nostro, sulla via fluviale. Già sottoposto ad attacchi con l’uso di antiche macchine da guerra, con la comparsa delle armi fuoco la costruzione difensiva, ormai obsoleta, fu adattata all’uso delle artiglierie con il mantenimento delle torri tonde, rafforzate nelle mezzerie delle cortine da quattro poderosi “rivellini”, vale a dire quattro grandi triangoli che “mascheravano” le cortine e consentivano la difesa con il fuoco radente delle artiglierie. E’ intorno alla meta del Trecento che il marchese di Monferrato Giovanni II Paleologo decise di inglobare una grande torre sorta sul perimetro delle mura medievali accanto alla porta dell’Acquarola in vero e proprio castello, che un successivo intervento di Guglielmo VIII trasformava nella seconda metà del Quattrocento in una splendida residenza di corte, abbellita dalle opere di artisti famosi. Scampato alla pericolosa congiura di Oliviero Capello (1567), il duca Guglielmo Gonzaga trovò sicuro rifugio nel castello di Casale, ormai trasformato in una poderosa “macchina da guerra”. L'importanza strategica dell'edificio, collocato a cavallo delle mura cittadine e posto a dominio del Po consentiva sia la difesa della città contro gli attacchi esterni, sia il suo controllo militare ed economico contro eventuali rivolte. Poco tempo dopo, con la costruzione della Cittadella esagonale progettata da Germanico Savorgnan per volontà del duca Vincenzo I Gonzaga, la fortificazione divenne uno dei punti di forza della difesa di Casale, distante da Mantova e ambita dagli stati confinanti, in particolare dal duca Carlo Emanuele di Savoia. Per motivi di sicurezza molti ospiti illustri, tra cui anche la regina Cristina di Svezia, giunta a Casale nel 1656 per via fluviale da Torino, furono accolti nelle sale del castello, dove nei primi decenni del secolo XVII era stata eretta una chiesetta ducale con affreschi dei pittori locali Nicolò Musso e Giorgio Alberini. Successivamente trasformato su progetto del grande architetto militare Sébastien Le Preste Seigneur de Vauban, il castello restava, dopo la demolizione della Cittadella (1695), la sola fortificazione cittadina, protagonista di tutti i burrascosi avvenimenti di fine Settecento e della prima metà dell’Ottocento. Prima adattato a carcere per rinchiudere i giacobini arrestati durante la Rivoluzione Francese, poi, sotto il comando del barone Solaro di Villanova, fulcro della resistenza cittadina al violento attacco sferrato dall'esercito austriaco durante i terribili giorni della difesa di Casale, nel marzo 1849, il forte, perduti i suoi minacciosi rivellini, lasciò spazio alla grande piazza Castello. Per molti anni sede del Comando del presidio e del Distretto militare, e poi ancora deposito della divisione "Cremona", il castello, acquisito dal comune di Casale, è in fase di avanzato restauro chiamato a svolgere nei prossimi anni un ruolo di primo piano nella vita culturale della città. Dionigi Roggero DA PRESIDIO MILITARE A CITTADELLA I CULTURA Al Castello aveva fatto il militare di leva (per due anni) mio padre Alberto (classe 1901) come scrivano e nei suoi ricordi c’erano le camerate un po’ umide e i periodi di consegna comandati a eventuali interventi per ordine pubblico (primi disordini post bellici). Poi, salto temporale, questa volta ai miei ricordi: quando il Castello era occupato dal distretto salivo all’ufficio comando sul torrione affacciato sulla piazza, l’entrata era circondata da rose, del resto nel cortile do Po fiorivano piante di cachi. Nel periodo militare più immediato ecco un giuramento solenne in piazza Castello (quanta pioggia...) finito con festa tra le torce. Altro salto al 1983-84 con le due “Feste del Po” organizzate dalla Giunta presieduta da Mario Oddone la prima, più storica, con la consulenza di Idro Grignolio, la seconda coinvolgente, il Comune fece ripulire i sotterranei (quanta legna!) per splendide mostre floreali e di stampe arrivate dalla gonzachesca Mantova (qui il merito era dell’assessore Rissone e dei suoi legami tamburellistici). Nella cappella erano esposti il modello del forte (arrivato da Roma) e la pala d’altare di Giarole (commissionata da Maria Gonzaga, 1566) portata dalla famiglia Sannazzaro, la più antica del Monferrato rido. Abbiamo poi avuto la possibilità di seguire passo passo tutte le fasi del restauro del Castello. Molte sarebbero le citazioni, ci limitiamo a dire che i primi due “salvatori” sono stati alla fine degli anni Novanta l’allora sindaco Riccardo Coppo e l’arch. Flavio Conti ). Il primo impegnandosi a fare un intervento sui tetti (nel 1997) quando il Castello era ancora in un limbo del demanio, il secondo con il fondamentale intervento all’altrettanto importante convegno di Arte e Storia (1993) e poi prendendosi in carico i progetti esecutivi fino al 2004, quando è stato sostituto dall’arch. Gianni Deambrogio. Buona l’idea di procedere a lotti e aprire il cantiere alle visite. “Evento storico, apre il castello”, titolavamo su Il Monferrato il 19 settembre 2000, sugli spalti Conti e lo storico Aldo Settia a far da guide. “In quattromila al Castello”, altro titolo del 18 settembre 2001, per i torrioni e il corridoio dei fucilieri. Poi le visite (importante quella del Fai) e i sopralluoghi e alla ricerca di sponsor e finanziamenti (ricordiamo, nel luglio 2002, Gianfranco Pittatore presidente dalla Cassa di Risparmio di Alessandria) fino alla presidente regionale Mercedes Bresso che si è resa subito conto dell’importanza di completare la nostra "cittadella della cultura”. In mezzo c’è anche Guido Barlozzetti, conduttore di una riuscita trasmissione Tv del sabato mentre saltellava (per le riprese) sui merli del lato teatro citando Umberto Eco tra gli sguardi preoccupati dell’architetto Brezza. Poi le scoperte di grandi colonne per un suggestivo chiostro, di antichi affreschi, della scala che portava ai sotterranei con una “scarpa” e una galleria di contromina del Trecento, scavi archeologici nei pressi della torre hanno anche rinvenuto un’antica fornace, forse romana.... Luigi Angelino UNA CARTA DA GIOCARE 1. Tra pochi giorni il Castello sarà inaugurato: un’occasione in più per valorizzare la città di Casale e il Monferrato. E sono molto lieto che alcune delle attività che avevo definito nel Progetto Castello vengano attuate. Come città ci attendono, nei prossimi anni, tante sfide in cui il Castello potrà e dovrà essere protagonista. Dopo l’inaugurazione avremo un assaggio del Castello e l’attivazione di alcuni servizi. L’intuizione positiva è senz’altro quella di un ambiente abitato sia durante la settimana, attraverso i servizi ai cittadini e in particolare quelli per i giovani, sia nei week end per i turisti e i visitatori occasionali. Una vera porta e faro del Monferrato. Una città come Casale, per l’importanza del suo passato, per la qualità del suo paesaggio urbano (nel centro storico), per le aspettative che è in grado di suscitare, può pensare di uscire dal declino solo attraverso la cultura. Ogni altra strada rischia di essere palliativa, un modo per rendere meno dolorosa un declino inevitabile. Sembra difficile parlare di queste cose in un periodo di crisi, ma è proprio adesso che diventa più indispensabile farlo. Dobbiamo pensare al futuro guardando oltre la crisi attuale: tra dieci anni la crisi finanziaria sarà storia economica, ma le strategie non realizzate significheranno declino e povertà reale. 2. Per dare continuità e rendere concreta questa vocazione del Castello come porta e faro del Monferrato è molto importante procedere con un percorso di affiancamento tra restauro architettonico e progettazione culturale dei locali, nonché la sperimentazione del loro utilizzo. Con un’attenzione particolare per quegli eventi e quelle attività che si autoalimentano e generano risorse dirette e indirette (bisogna evitare l’abbandono o l’attivazione di attività troppo rigide e costose). Un elemento essenziale in questa direzione è la necessità di agganciarsi alle attività nazionali e internazionali per usufruire di finanziamenti e di “code” comunicative. Penso a due casi in particolare: il Monferrato Patrimonio Unesco nel 2010, le rievocazioni dell’Unità d’Italia nel 2011. Sono grandi opportunità ma impegnative e difficili, e dunque richiedono precise alleanze. Sarà l’occasione per rivedere i nostri rapporti con le Langhe e il Roero, nel primo caso e con il Castello di Gavi o con la cittadella di Alessandria nel secondo. Se vogliamo veramente intercettare contributi e finanziamenti e se intendiamo far crescere le opportunità turistiche del nostro territorio, non possiamo aspettarci che magicamente o benevolmente altri si occupino di noi. In futuro le risorse saranno poche e la marginalità della città non dovrà generare una rassegnata agonia, quanto piuttosto uno scatto d’orgoglio e alleanze a geometria variabile, per cogliere tutte le opportunità. Non rassegnamoci a piangere sul latte versato, e soprattutto evitiamo di versarlo. Prendiamo coscienza di vivere in una società liquida in cui vanno bandite la presunzione di vivere sugli allori del passato e la sterile polemica per fronti contrapposti. Rischieremmo di chiudere le porte quando tutte le risorse della città saranno fuggite. Penso in particolare alle risorse giovanili, umane e professionali. 3. In questo spirito mi permetto di fare una modesta proposta per il periodo preelettorale. Occorre un patto bipartisan per gestire il Castello in futuro, con la costituzione di un Comitato di persone di diverso schieramento che abbiano a cuore la città, ma sappiano mettere in comune tutte le risorse informative e relazionali. Propongo di rendere il 21 marzo un appuntamento annuale ricorrente, una festa della rinascita di Casale che consenta ogni anno di valutare e misurare lo sviluppo e la crescita della città. Una festa bipartisan però, che sappia coinvolgere energie giovani, nuove e diverse. Un’agenda di sviluppo per la città, da verificare annualmente. Una giornata di laboratorio civile per vedere dove siamo arrivati, magari anche per lamentarci di qualcosa, ma con lo spirito costruttivo di chi vuole conseguire ulteriori mete e obiettivi. Il cammino per questa grande avventura è appena cominciato e già i tempi sembrano essere strettissimi. È necessario quindi che tutte le forze culturali, economiche e politiche della città si sentano da subito coinvolte, in modo da contribuire attivamente a quella che deve diventare una nuova ed entusiasmante occasione per Casale. Antonio Monaco editore di Edizioni Sonda. L’ultimo comandante del Castello Gaetano Restivo: l’uomo che salvò il Castello Classe 1929, generale di brigata, Gaetano Restivo è rimasto col cerino della Storia in mano ed è conosciuto da tutti come l’ultimo comandante del Castello. Dal ’74 all’84 è stato lui a gestire il Comando Presidio Militare 21° Deposito Divisione Cremona, quando entro le mura del Castello risiedevano una settantina di soldati. A distanza di tempo, il comandante Restivo occupa ancora un posto speciale nel cuore e nei ricordi dei sottoposti, tanto che, dopo aver letto l’intervista rilasciata al sito del Castello << un membro della fanteria mi ha mandato una lettera per raccontarmi la sua vita in tutti questi anni e domandarmi della mia>> dice orgoglioso e commosso mostrando la foto dell’allora giovane militare. Dopo tanti anni di carriera, rimasto vedovo, ora vive da solo, vicino alla Caserma Mameli, nel suo personale “castello” di ricordi e affetti più intimi che dialogano con gli sguardi e i sorrisi custoditi nelle foto di famiglia. Ottant’anni, portamento fiero di chi si è forgiato nella disciplina, ma molto cordiale e disponibile, non si fatica a capire come sia riuscito a farsi amare dai subalterni e dalle persone a lui vicine. Il comandante ricorda volentieri e con una punta di malinconica gli anni di servizio al Castello. Ma cos’è il Castello di Casale? " Non è né un castello né una fortezza- spiega Restivo- è un forte posto a difesa della città, infatti a differenza di altri manieri non ha feritoie ma soltanto torri semplici". Com’era la vita all’interno del presidio? 2Non ci mancava nulla- ricorda- e stavamo bene, tutti uniti come una grande famiglia. Lo Stato ovviamente ci passava dei fondi, ma non erano adeguati al mantenimento di una grande e particolare struttura come quella. Ad esempio, per il riscaldamento occorreva una quantità enorme di legna da mettere negli stufoni di ghisa"> Quali erano i luoghi del forte che preferiva? "Innanzitutto la cappella. Si diceva che sotto la crosta dell’intonaco ci fossero dei dipinti di Guala e Mussi. Mi piaceva anche il sottotetto: era magnifico. Così come il cammino di ronda, ovvero quel grande balcone che si affaccia dalla parte del Po". Si può dire che lei abbia salvato il Castello " Io e i soldati eravamo impegnati giornalmente in lavori di manutenzione. Io ho fatto i salti mortali per salvaguardare il maniero dall’usura del tempo, ma per me era un piacere, come se fosse casa mia. Il Castello è un patrimonio per Casale e i casalesi". Quando nell’84 il Castello venne abbandonato, cosa pensava ne sarebbe stato? "Lasciai il Castello a malincuore, dopo 10 anni di servizio per me era una seconda casa,. Ero però contento che fosse restituito alla città e speravo che l’Amministrazione potesse averne cura, come è successo dal ‘90 in poi con grandi lavori di ristrutturazione" Ora è in dirittura di arrivo il progetto di rilancio per il Castello. Che cosa ne pensa? "Il Castello merita un grande sviluppo e una grande attenzione. È un’opera storica che va valorizzata, soprattutto da parte dei giovani. Mi auguro che sia una fonte di cultura e aggregazione per loro. Proporrei però di aprire un centro ricreativo anche per anziani, un luogo in cui ci si possa incontrare, guardare la tv e giocare a carte. Anche negli anni ’70 al piano terra c’era un circolo, i militari vi si ritrovavano e passavano il tempo". L’arrivederci per il comandante Restivo è per il primo alzabandiera nel “suo” nuovo Castello. Fabrizio Gambolati ASSEDI E MONETE OSSIDIONALI Al di là delle ricerche di qualche studioso, tra cui Domenico Promis e Giuseppe Giorcelli, la storia monetaria del Monferrato è ancora tutta da scrivere. Le prime tracce sicure di una coniazione risalgono all'avvento della dinastia paleologa, non essendo finora emersi elementi certi per pensare all'esistenza di una zecca durante l'età aleramica. E’ infatti a partire dai primi anni di regno del marchese Teodoro I (1305-1338) che si attiva la zecca di Chivasso con una produzione analoga a quella del vicino ducato sabaudo, che assorbiva la maggior parte dei commerci. Dopo aver prodotto monetazione per il Monferrato anche durante il regno dei successori di Teodoro, essa fu trasferita nel terzo decennio del Quattrocento con la capitale a Casale. La sua precisa collocazione, posta in un’abitazione privata, è nota solo a partire dall’inizio del Cinquecento. Il Promis attesta che “nel 1518 era sita nel cantone Brignano nella casa del signor Filippo Picco, e che otto eranvi gli operai, avendo a preposto Giovanni Antonio del Borgo d'Asti”. Con l’estinzione della dinastia paleologa e il successivo passaggio del marchesato di Monferrato ai Gonzaga fu mantenuta la zecca, ma mentre il sistema monetario mantovano era legato a quello veneziano, a causa degli stretti legami commerciali tra le due città, a Casale venivano emesse monete “alla bontà et peso di Piemonte”. Un grande volume monetario fu raggiunto sotto i regni di Guglielmo e di Vincenzo I Gonzaga con prodotti che si distinguono per l’elevata qualità artistica. Ma dopo pochi anni, durante il governo del duca Carlo I Gonzaga-Nevers (1627-1637), che prese possesso del Monferrato alla morte di Vincenzo II, si ridusse a causa della seconda guerra del Monferrato. Sono gli anni in cui la città fortificata di Casale conobbe i due celebri assedi del 1628 e del 1630, nel corso dei quali furono emesse monete di necessità dal valore puramente fiduciario. Si tratta delle cosiddette “monete ossidionali” (dal latino obsidium), che in numismatica indicano una forma di denaro di emergenza coniata prevalentemente dagli assediati (più raramente dagli assedianti) e in genere utilizzata per pagare il soldo alla truppa. Monete per lo più irregolari nella forma e anche nel contenuto, non allineato a quello usato nel territorio e non sempre corrispondente al valore nominale segnato. Nel corso del primo assedio a Casale circolava uno scudo ossidionale in argento da 12 reali con lo stemma dei Gonzaga e la scritta “CASALIS IN OBSIDIO INIUSTA” (“Casale ingiustamente assediata”); altre monete furono coniate con l’emblema del duca Ferdinando (1612-1626) non sono distinguibili dagli originali. Più interessante il secondo periodo ossidionale, di cui si conosce la serie di quattro fiorini ossidionali in rame con i tre gigli di Francia, battuti dalla guarnigione francese, comandata dal maresciallo Jean de Toiras, posta a difesa della Cittadella assediata dalle truppe austro-spagnole nel 1630. Le monete da 1 e da 5 fiorini si distinguono per le rispettive scritte in latino incise sul verso, che suonano: “OPPRESSA BIS EXALTOR” (che significa “L’oppressione esalta la forza”) e “NEC VI NEC FRAUDE” (“Né con la forza, né con l’inganno”). Quella da 10 fiorini presenta invece sul verso la pianta esagonale della Cittadella con al centro una figura femminile coronata (allegoria della città di Casale) e la celebre iscrizione “TENTATA SED INCORUPTA” (“Incorruttibile nonostante le lusinghe”); mentre la moneta ossidionale da 20 fiorini porta sul verso le allegorie della Giustizia e della Fortezza, poste sulla scritta “TOIRACI CLIPEO” (vale a dire sotto la protezione dello scudo di Toiras), e la legenda “HIS DUCIBUS OMNIA DOMANTUR” (“Con questi condottieri tutto si risolve”). La rischiosa speculazione di Giovanni Gozzani durante l’assedio del 1630 Fu in particolare durante questo secondo assedio, legato al nome di Ambrogio Spinola, che lievitò la fortuna di Giovanni Gozzani, uno dei maggiori esponenti di una famiglia originaria di Luzzogno, un piccolo villaggio nei pressi di Omegna, trasferitasi in Monferrato sul finire del Cinquecento. Egli, con una rischiosa speculazione, aveva raccolto le monete ossidionali francesi, cedendole poi, con grandissimo guadagno, al Re di Francia, che, finita la guerra, contro ogni plausibile aspettativa aveva finito per pagare l’intero valore monetario utilizzato per l’acquisto di porzioni feudali. Negli anni successivi, i volumi della zecca casalese si ridussero progressivamente. Con Carlo II Gonzaga-Nevers (1647-1665) l’attività monetaria perse quella continuità che caratterizzò il periodo precedente con pezzi a basso tenore di argento. Le monete erano soggette ad aperture estemporanee dell'officina, mentre per il commercio minuto si usavano i vecchi nominali ancora in circolazione e soprattutto le monete sabaude. Così, quando il Monferrato passò ai Savoia, di fatto la zecca di Casale non esisteva più: la sua ultima emissione risale infatti al 1693, con un cavallotto in mistura dalla bassissima qualità stilistica. Dionigi Roggero InCASTELLamenti Visite radioguidate nel Castello di Casale Monferrato sotto civico assedio Evento d’inaugurazione il 21 e 22 marzo 2009 Una serie di azioni d’impronta teatrale, a cura della Koinè, riveleranno il passato e il futuro del Castello di Casale Monferrato che diventerà dopo secoli un nuovo spazio pubblico, luogo di memoria storica e di civiche destinazioni d’uso (biblioteca ragazzi, sportello informagiovani, spazio musica, vetrina turistica del Monferrato). Questo particolare format di performing media si baserà su interazioni radio e video per le azioni teatrali, realizzate in collaborazione con il Collettivo Teatrale di Casale Monferrato che interverrà con i suoi attori ed una originale drammaturgia. Gli spettatori parteciperanno alle visite radioguidate grazie a delle cuffie connesse a piccole radio per ascoltare una trasmissione radiofonica in modulazione di frequenza grazie a cui gli attori, in diretta, scandiranno il percorso attraverso gli ambienti del Castello. Sono previsti alcuni punti di sosta, uno dei quali dedicato al “sapere dei sapori” per delle degustazioni, introdotte da una sottile drammaturgia che evocherà, durante l’assaggio di vino malvasia e dei biscotti krumiri, l’essenza del gusto monferrino. Durante il percorso è prevista la partecipazione di alcuni studenti delle scuole di Casale Monferrato che hanno seguito il progetto-laboratorio “Palestra di cittadinanza attiva nella rete” per la produzione di un commentario partecipativo dell’evento sul social network facebook, sul geoblog ( HYPERLINK "http://www.geoblog.it/castell" www.geoblog.it/castell) e sul sito ufficiale del Castello del Monferrato HYPERLINK "http://www.castellodelmonferrato.it" www.castellodelmonferrato.it . Lungo il percorso è inoltre previsto l’utilizzo del bluetooth e dei mobtag, particolari codici grafici che possono essere letti dagli smart-phone (su cui installare un apposito software) e da cui trarre dei particolari testi (tratti dalla drammaturgie delle azioni in corso) o dei link attivi che rimandano ai post pertinenti del geo-blog. Il 21 marzo alle ore 16 nella “manica” del Castello si svolgerà un incontro pubblico che tratterà delle modalità innovative della “Palestra di cittadinanza attiva nella rete”, vedrà il collegamento web con la manifestazione nazionale contro le mafie in corso a Napoli e promossa da Libera (associazione che ha svolto un ruolo attivo nel progetto). Interverranno gli studenti coinvolti, giornalisti ed esperti del web 2.0, con la conduzione di Carlo Infante, libero docente di performing media. Le visite radioguidate di sabato 21 e domenica 22 marzo si svolgeranno negli orari indicati dal programma generale, su prenotazione. Per informazioni URP-Città di Casale Monferrato tel. 0142-444339 urp@comune.casale-monferrato.al.it Al termine della giornata di visite di domenica 22 marzo si svolgerà l'evento “2009: civico assedio” riappropriazione in musica del Castello del Monferrato da parte dei giovani casalesi. Koinè La Compagnia teatrale Koiné, proveniente dall'Emilia, è formata da un gruppo di artisti che, coordinati da Silvio Panini, dal 1980 collabora alla realizzazione di progetti speciali. Si tratta di eventi che si strutturano scenicamente intorno alle peculiarità storiche, linguistiche e morfologiche dei luoghi prescelti per la rappresentazione. Tali iniziative nascono con lo scopo specifico di trasformare, amplificare e moltiplicare le destinazioni d'uso di tali luoghi, nel rispetto delle loro caratteristiche e nell'incontro con chi abita e frequenta abitualmente tali aree. Koiné ha deciso di caratterizzare il proprio lavoro agendo al di fuori degli spazi omologati dei teatri. Questa attività di rappresentazione ha avuto il maggior sviluppo attorno a tematiche di carattere ambientale. Il teatro diventa in modo scoperto uno dei linguaggi possibili per comunicare contenuti sociali, culturali, politici e tecnici. Il Collettivo Teatrale Il Collettivo Teatrale di Casale Monferrato con il coordinamento artistico di Graziano Menegazzo, porta sulle scene spettacoli sempre improntati alla ricerca, appartenenti al genere del “teatro della terza cosa”. Un teatro inteso come occasione di ricerca, di sperimentazione e veicolo di progettualità per una cultura dello spettacolo giovanile. Il teatro come luogo di incontro, socializzazione e valorizzazione della pluralità dei linguaggi e delle forme di comunicazione. Le competenze e specificità che il gruppo ha maturato al suo interno, a partire dalla sua formazione nel 1987, sono frutto di un percorso continuo di formazione e crescita, che pone la ricerca e la sperimentazione come elementi necessari per la realizzazione di ogni progetto. La capacità di questo gruppo di confrontarsi con il territorio e nello stesso tempo valorizzarlo costituisce la chiave del suo progetto artistico. FANTASY SHOW SPECIALE 21 marzo 2009 18,30 – 22,30 Piazza Castello Per l'inaugurazione del castello il 21 marzo dalle 18,30 alle 22,30, in pizza Castello Le Muse. Accademia Europea d’Arte presentano il Fantasy Show 2009. Un edizione speciale frizzante dinamica, giovane e coinvolgente, che vede la partecipazione di alcuni tra i migliori gruppi giovanili del territorio casalese, con una eterogeneità che coprirà tutte le possibili sfaccettature dell’arte di strada: dai più classici giocolieri e cloun, agli stravaganti trasformisti, all’energia dei musical, fino ad arrivare all’espressione contemporanea acrobatica del ballo da strada di importazione statunitense senza dimenticare la poesia della raffinatezza ed eleganza della danza contemporanea, con suggestivi passi a due. Insomma una proposta ricca e completa che potrà soddisfare tutti, dai bambini fino al pubblico più raffinato ed esigente. Una no stop dalle 18,30 fino alle 22,30. Skoppio Graziano Unia Animazione per i più piccoli con giocoleria e arte di strada con lo spettacolo "Bar-bone" una simpatica cena con gag e scherzi a cui saranno invitati i partecipanti del pubblico. Le Matite – CGS Cristallo Giulia Frasson, Valeria Gallina, Stefano Marazzi, Jessica Muzzio, Luigi Ruocco, Silvia Vigato, La proposta è quella di ricreare l’atmosfera urbana tipica dell’espressione giovanile odierna di importazione statunitense. Lo spettacolo prevede la messa in scena di ciò che fa una crew in una vera e propria sfida a passi di hip hop e break dance e una sfida corpo a corpo finale in dance freestyle, il ritmo della musica e le evoluzioni acrobatiche sono coinvolgenti e trascinanti per il pubblico. Il tutto inframezzato da incursioni di altri stili musicali con alcune coreografie dal sapore etnico e neoclassico. I Frutti D. Bosco – CGS Cristallo Presentano alcuni pezzi tratti da “Storie di ordinaria alchimia” musical inedito interamente ballato e cantato dal vivo. Uno spettacolo che apre le porte alla fantasia, all’amore, alla riscoperta di se e all’indomabile gioia di vivere che caratterizza i veri gruppi di amici. “Tutto è possibile, basta desiderarlo veramente”. Akademia Facoltà delle Arti Luisa Demichelis, Valeria Demichelis, Anna Deregibus e Stefano Marazzi. Un raffinato bouquet di espressività coreutica, con coreografie appositamente create da Diana Cardillo e Fulvio Marelli, per assaporare tutte le sfumature cromatiche della danza e dei diversi stili espressivi: neoclassico, hip-hop, lirical jazz, funky, con a soli e passi a due.

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