A un'ora di volo: l'isola d'Elba - Storia, arte, paesaggio - La spiaggia di Marina di Campo
di l.a./d.r.
Il 'Viaggio d'autore' di oggi nasce dalla rinnovata importanza che avrà l’aeroporto Cappa di Casale -già benedetto dall'essere al centro del triangolo Genova, Milano, Torino- coi programmati lavori di potenziamento.
In ogni caso con la nuova recinzione ci si può rendere conto della vasta area (che vuol dire sicurezza) della avio superficie.
Così in certo qual senso come abbiamo la rubrica ‘A un’ora d’auto da Casale’ (che ogni anno ad esempio grazie alla ’’nostra’’ autostrada manda i lettori al Festival di Stresa) oggi simbolicamente inauguriamo ‘A un’ora di aereo da Casale’.
Lo facciamo grazie alla cortesia di due appassionati: Domenico Conti, non dimenticato istruttore dell’Aereo Club Palli e il figlio Matteo, ufficiale dell’aeronautica.
Proprio con Matteo come pilota saliamo a bordo di un velivolo dell’Ac Palli, un Piper Pa 28, vecchiotto (e quindi un po’ lento) ma ancora molto affidabile.
Meta l’isola d’Elba, è una dimostrazione da manuale di come l’aereo in questo caso sovrasti di gran lunga per tempo (e costi) l’auto (pensate solo al traghetto).
Grazie al prof. Dionigi Roggero fresco di rilettura di ‘‘N.’’ di Ernesto Ferrero giungeremo preparati sull’isola dell'arcipelago toscano che vide per un anno (scarso ma intenso) i fasti dell’imperatore.
Aeroporto Cappa. Alle 8.38 Matteo Conti pronuncia il classico ‘‘via dell’elica’’. Trasponder inserito. Il navigatore segnala 161 miglia all’arrivo. Siamo sotto il controllo radar di Milano, poi di Genova.
Sfila San Germano, Terruggia, Alessandria con la cittadella, Novi poi finiamo in un fronte nuvoloso sull’Appennino che evitiamo salendo a 6000 piedi. Si intravede Genova, poi il mare, sono le 9.10 , Portofino 9.20 e Sestri Levante 9.25. Mare interrotto dalla sagoma tozza dell’isola Gorgona.
Milano ci passa sotto il controllo dell’Elba, codice 7000. Il pilota, bravissimo, buca le nubi, ecco il golfo del Viticcio, si infila in un canalone, due virate tra le colline e davanti a noi appare la pista dell’isola, più corta di quella di Casale ma asfaltata. E' in località La Pila. Sono le 10,30. Ci attendono lo scirocco e il padre di Matteo Domenico Conti, auto munito.
Ha preparato un mini-tour cultural panoramico.
Saliamo a S. Ilario, sulla porta del cimitero una lapide ci avvicina a Marengo, Alessandria. Ricorda Pietro Gori nato il 22 ottobre 1773 ‘‘la gioventù spensierata e la virilità gagliarda gettò nel vortice dell’epopea napoeonica da Marengo ad Austerlitz... Ufficiale della vecchia guardia accompagnò il corso fatale dal breve esilio in quest’isola selvaggia e solare all’epilogo tragico di Waterloo’’. Immaginiamo Pietro da queste parti con la rutilante divisa e il cappello a colbacco quello tipo guardie della regina...
Nella vicina chiesa di S. Orso, dal soffitto ligneo, collezioniamo un’altra lapide sui restauri del sedici agosto 1930 ‘‘essendo arciprete Teodoro Mannucci’’.
Scendiamo a S. Ilario, tranquillo e piccolo paese situato su una collina a metà del Monte Perone, nel comune di Campo nell’Elba. Altezza 180 metri sul livello del mare, abitanti 188.
Percorriamo le vie lastricate in granito e adornate di fiori (le bouganville ci ricordano il viaggio di nozze in Calabria, anniversario incombe, è il giorno prima dello sbarco sulla luna...).
In piazza delle mura una iscrizione su Pietro Gori ‘‘per ricordare il poeta umanista, preparatore di un mondo migliore’’ e una doppia annotazione:‘‘il fascismo l’ha violata nel 1940 e il popolo l’ha riconsacrata nel 1946’’-
Siamo in via Vittorio Emanuele e sulla sinistra all’inizio di una scalinata un’anziana signora dal nome Rida (con la ‘‘d’’) ci fa notare una scritta incisa sui gradini 'W il pane', sotto 'Ddl'.
‘‘Si può interpretare con Dio difende italia oppure -eravamo in periodo bellico - Duce distrugge italia.
La scala si allarga in un piazza (‘‘della chiesa’’), da una porticina esce una signora molto abbronzata e molto tatuata.
Sulla sinistra un’altra lapide ricorda il musicista Giuseppe Pietri, nato a S. Ilario nel 1886 e morto a Milano nel 1846. E' da rivalutare, ad esempio nel 1923 Pietri condusse al successo l'operetta 'La donna perduta', che meritò una trasposizione cinematografica.
Citazione per l'aria "Io conosco un giardino" dall'opera lirica "Maristella", cantata da Carreras. Questo brano ha meritato varie incisioni discografiche, tra le quali si annoverano quelle di Ferruccio Tagliavini e di Giuseppe Di Stefano.
Torniamo in diretta: entriamo nella chiesa fatta costruire dagli Appiani nel XV secolo, è inserita nelle mura delle fortificazioni pisane, con un singolare campanile a base pentagonale. E’ ricca di dipinti.
Per passaggi coperti da volte lignee (e questi ci ricordano la Pigna di Sanremo) torniamo all’auto per salire alla Torre S. Giovanni presidio sul monte Perone a Marina di Campo, frazione sempre di Campo nell’Elba. Venne costruita nell’XI secolo dalla Repubblica di Pisa per la difesa del suo territorio, tramite il controllo del traffico marittimo attorno al Canale di Piombino. La torre, che troviamo ben restaurata, era collegata “a vista” con altre torri e fortificazioni, in modo di poter trasmettere tempestivamente, tramite appositi segnali, l’avvicinarsi di pericoli. Notevole il panorama.
Sullo sfondo il golfo di Marina di Campo sulla sinistra il golfo di Procchio
Altra breve salita su stradina per utilitarie ed ecco la pieve di San Giovanni in Campo, antica, già ricordata nelle decime del 1298, presenta una pianta a navata unica con abside semicircolare. Al vertice della facciata, è il campanile a vela a una sola luce. La chiesa, priva della copertura, è stata restaurata e viene utilizzata per eventi culturali come la mostra di foto che possiamo visitare. Ci intriga un'immagine di un 'giacimentodi colonne romane'' ce la spiega lo stesso fotografo: sono reperti di granito dell'epoca visibili a Seccheto (qui vicino, lo segniamo) quando il granito dell'Elba serviva per costruire ed adornare imortanti palazzi a Roma imperiale.
Adesso scendiamo, non è molto bello un cippo che ricorda la caduta di un aereo da turismo (che probabilmente cercava il campo) con relative vittime...
Ci consoliamo a San Piero (è sempre un'altra frazione di Campo, comune sveglio a vedere il suo sito con tanto di addetto stampa e rivistina on line, il Campese).
A S. Piero ecco una chiesa che è una grande sorpresa artistica. E’ intitolata ai Santi Pietro e Paolo e risale agli ultimi anni del XII secolo, eretta forse sui resti di un tempio romano al Dio Glauco è -unico caso nell’arcipelago toscano- divisa in due absidi.
Ma sono strepitosi gli affreschi, quattrocenteschi, di scuola catalana: Crocifissione, Trinità, San Michele, San Nicolò, San Sebastiano.
Ristorato lo spirito pensiano al corpo. Pausa all'Hotel Villa Nettuno (chèz Domenico, Cesarina e Daniela) nella pineta di Marina di Campo (non c'è bisogno di aria condizionata) per il pranzo (ottimo, ricordiamo ancora il sapore delle cozze nella pasta... il tutto giustamente sposato con un Elba Bianco ricavato da Trebbiano, Ansonica e Vermentino).
Salto alla vicinissima spiaggia (di sabbia, lunga, e un tratto libera), mare stupendo, baia da paradiso, poi partenza, purtroppo (ma Dionigi ritornerà proprio in questo loco).
Alle 14.56 secondo 'via dall’elica' mentre atterra l'Elba Fly partito alle 13,30 da Malpensa. Rullaggio coi saluti di Domenico e signora. Testata della pista, a manetta verso il mare. Decollo. Virata su Portoferraio, il porto è quasi invaso da barche di ogni grandezza. Vediamo la scia che denota un aliscafo che a sua volta anticipa la Gorgona (ex colonia penale, da poco tempo visitabile per mezzo di una cooperativa locale -tel. 0565-895206- il verde denota una ricca vegetazione mediterranea).
Ancora nubi bianche e Milano consiglia in cuffia al nostro pilota la salita a nove mila piedi (il che vuol dire tre mila metri, temperatura esterna +9).
Ci accorgiamo dello scavalco degli Appennini nel vedere l’autostrada, tunnell a doppia canna di San Salvatore (si chiama Olimpia) discesa rapida e arrivo a Casale alle 16.30 in tempo per raggiungere la moglie Laura ‘‘giurata’’ nel premio Morbelli alla Colma di Rosignano.
ISOLA D'ELBA E LETTERATURA
“Nello scompiglio di mantelle, sciabole, piume e sciaccò [il copricapo della fanteria napoleonica, N.d.R.], la barca dell’Ospite beccheggiava e l’Imperatore è stato fermamente sorretto da due cariatidi inglesi, che gli stavano alle spalle. Finalmente è saltato sul molo con la superstite grazia d’un vecchio cavallerizzo. Pallidissimo, di busto assai lungo e tondeggiante, gamba corta. Per questo fa miglior figura a cavallo, e credo che Lui lo sappia benissimo; ma i cavalli non erano ancora stati sbarcati. Sulla fronte stempiata gli gira a virgola il famoso ciuffo, d’un castano un po’ spento, tendente al grigio. Sembra non aver ciglia, né sopracciglia. Si è passato più volte la mano sul viso. Ha trattenuto nel naso un piccolo rutto, come se una burrasca gli avesse commosso lo stomaco. Aveva l’aria di uno dei tanti commercianti che arrivano dal continente e anche se la traversata è breve non vedono l’ora di mettere piede a terra”. Questo il racconto dello sbarco di Napoleone all’isola d’Elba, ricostruito nel romanzo “N.” di Ernesto Ferrero, vincitore del Premio Strega 2000.
Indebolito dalla disastrosa campagna di Russia del 1812 e dalla cocente sconfitta di Lipsia nell’ottobre del 1813 (che apre alle forze coalizzate di Inghilterra, Prussia, Russia e Austria la strada di Parigi), Napoleone è costretto a sottoscrivere l’atto di abdicazione.
Il trattato di Fontainbleau gli assegna l’Elba come principato e una pensione annua di due milioni di franchi.
L’idea del romanzo è nata dalla visita, all’inizio degli anni Novanta a Portoferraio, di una mostra dei libri appartenuti a Napoleone da parte dell’autore che affida il racconto a Martino Acquabona, il “mite uomo di lettere che diventerà il bibliotecario di N.”, meditando “di ucciderlo per risparmiare all’Europa l’orrore di quella che sarà Waterloo”.
Il diario di Martino descrive, giorno per giorno, i dieci mesi dell’esilio elbano a partire dall’arrivo di Napoleone a Portoferraio il 4 maggio 1814 fino alla segreta partenza dall’isola il 26 febbraio 1815, dopo un ballo di Carnevale dato al Teatro dei Vigilanti che si era fatto ricavare dalla sconsacrata chiesa del Carmine, tuttora teatro.
Con grande curiosità, tra pescatori, contadini e minatori, ad accogliere l’imperatore era presente anche Martino che immaginava una ben diversa scena per colui che aveva creato un impero immenso che si estendeva dalla Spagna alla Russia: “Lo immaginavo a prua della lancia che lo conduceva in porto, svettante come una polena, lo stivale sinistro già rialzato su una delle doghe, pronto a saltare a terra, smanioso di ricominciare a stupire il mondo. Lo pensavo eretto e vigile come una divinità marina: statuario nella distanza”. In realtà l’uomo grassoccio e spaventato che approda all’Elba sembrava uno dei tanti commercianti sbarcati a Portoferraio per affari. E così, intervallato da una variegata galleria di personaggi, tra cui spiccano la sorella Paolina, Madame Mére, oltre all’amante Maria Walewska, il quadro che emerge dal racconto del bibliotecario, si conclude con la furtiva partenza di Napoleone dall’Elba: un fatto inatteso che scuote profondamente l’animo di Martino, lasciandovi un senso di inutilità e un grande vuoto. Lascerà anche lui l’isola, senza più farvi ritorno.
INFO
Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano
Portoferraio - Località Enfola
Tel.0565.919411 - Fax 0565.913350 - sito internet: www.islepark.it