Francesco Demichelis, il brigante “Biundìn” secondo Umberto De Agostino
di Luigi Angelino e Dionigi Roggero
Il brigante e la mondina” di Umberto De Agostino, appena pubblicato dai Fratelli Frilli di Genova, è un giallo ambientato nei primi anni del Novecento in Lomellina. Si apre con l’omicidio di Pietro Gusmani, il fittabile della cascina Confaloniera di Ferrera Erbognone (dove risiede l’autore, un giornalista della Provincia Pavese, ndr), ucciso poco dopo aver accolto le mondine dell’Oltrepo’ pavese.
I sospetti si addensano su una donna dalla folta chioma che riesce a sfuggire alla cattura, ma alla fine il brigadiere Angelo Pesenti riesce a risolvere il caso. La struttura dell’opera è quella di un romanzo intessuto di storia che stimola l’interesse del lettore per avvenimenti lontani nel tempo che alimentano quell’alone di mistero che conferisce un grande dinamismo al libro. Il racconto che si snoda sullo sfondo dei primi scioperi nelle campagne organizzati dai nascenti movimenti sindacali, ben espressi dalla figura immaginaria di Gina Provera, la fiera mondina che organizzava la rivolta contro i fittabili.
Su tutto, però, si staglia la figura di Francesco Demichelis, più noto come Biundìn, il celebre brigante monferrino colpevole del doppio omicidio di un carabiniere e di una guardia campestre nella notte tra il 26 e 27 settembre 1902 a Ferrera Erbognone.
Figlio di Giuseppe e di Maria Mangiotti, era nato a Villanova il 16 marzo 1871 da parto gemellare insieme a Giovanna, con cui il giorno dopo aveva ricevuto il battesimo nella parrocchia di Sant’Emiliano dal vice parroco don Gio Batta Lerinzo.
Rimasto orfano di madre a otto anni, inizia lavorare nelle cascine, poi come carrettiere, ma dopo il servizio militare ad Asti in cavalleria, entra nella schiera dei “camminanti”, i vagabondi che campano grazie a furti e dormono nei fienili e nelle stalle dei contadini.
Alcuni di loro diventano audaci banditi che conoscono bene le campagne dove si spostano molto velocemente eludendo la cattura da parte delle forze dell’ordine.
Questo è il caso del Biundìn, la cui esistenza si chiude il 7 giugno 1905 nei pressi della cascina Campesio (dalle parti di Carisio), in una risaia che da allora è denominata “Biondin-a”. Il cranio e il cervello del bandito sono stati esaminati da Cesare Lombroso che ha rilevato la perfetta regolarità della sostanza cerebrale e la mancanza di quelle anomalie che potessero giustificasse quella propensione all’aggressività e alla violenza tipica della vita banditesca.
Le “radici” del brigante
Appuntamento a Villanova davanti al municipio con Marco Feccia presidente della biblioteca di Valle Lomellina e con Umberto De Agostino autore del libro “Il brigante e la mondina”.
Per nostra fortuna si ferma un’auto con il dott. Pier Luigi Porta, medico del paese. Ci racconta che il nonno Andrea, originario di San Germano Vercellese, che era un “navilant” (“seguiva le acque”, oggi diremmo fontaniere) ha conosciuto il Biundìn a Carisio nella Baraggia Biellese.
Saliamo tutti al primo piano del municipio cogliendo l’occasione per far ammirare ai nostri ospiti il quadro Madonna col Bambino e Santi del Guala (proviene dalla chiesa del cimitero, opera della maturità) e la collezione di Colombotto Rosso.
Poi un cortese impiegato, Giampiero Biginelli ci accompagna in archivio per consultare il registro degli atti di nascita di Francesco Demichelis, figlio di Giuseppe, ma nell’anno 1871 ci sono due atti omonimi, risolviamo con il nome della madre: Maria. Vediamo la firma in calce del segretario Giovanni Boggione e dei due testimoni Paolo Boggione e Francesco Lachelli in quanto il dichiarante, il padre Giuseppe, si dice “illetterato”. La nascita avviene in “via della Motta”, è l’attuale, centrale, via Vittorio Veneto che porta a Motta dei Conti.
All’uscita un saluto al sindaco Mauro Cabiati in arrivo in bicicletta.
Poi visita alla ben organizzata biblioteca “Giuseppe Demichelis” dove ci fa da guida Roberto Cabrino per il libro di Arnaldo Colombo “Il Biondino. L’ultimo brigante della civiltà contadina”. Anche Cabrino ricorda che sua madre Angela, ma tutti la chiamavano Rosina, originaria di Dorno Lomellina ha conosciuto il Biundìn allo sbarramento di Terdobbio.
Nel salutarci andiamo con De Agostino al suo precedente libro “Fatti d’arme e condottieri in Lomellina”, con un primo legame, il maresciallo Crequi, con il Casalese. Legame che, sottolinea il presidente Feccia: “Viene rafforzato nel romanzo che unisce amore per il territorio e divulgazione storica”.
Siamo pronti per un gemellaggio Lomellina-Monferrato.
-- "Il brigante e la mondina" sarà presentato dall'assessore alla Cultura Giuliana Romano Bussola venerdì 27 settembre, alle 17,45, nella Sala delle Lunette del Museo Civico di Casale (via Cavour).