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Carlo d'Asburgo l’ultimo imperatore

Carlo fu un progressista, nonché moderno, rispetto al suo prozio Francesco Giuseppe. Fu il primo a installare i telefoni nel suo palazzo imperiale per le comunicazioni interne, il primo a guidare l’automobile, il primo a volare su un aeroplano. L’ultimo imperatore fu straordinariamente attuale anche nei rapporti con la moglie, l’imperatrice Zita, che trattò da pari a pari, impensabile per l’epoca”. Così scrive Roberto Coaloa nel libro dedicato a “Carlo d'Asburgo l’ultimo imperatore” (Il Canneto, Genova 2012). Una biografia pubblicata a cento anni dalla Grande Guerra e a novanta dalla morte dell’imperatore, scritta in maniera rigorosa e onesta, frutto di tante testimonianze (tra cui l’intervista fatta a Bruxelles all’arciduca Rodolfo, figlio di Carlo) e della consultazione delle maggiori raccolte di documenti conservati in molti paesi europei, oltre che in archivi e biblioteche delle principali città italiane, con la scoperta monferrina di un inedito archivio fotografico. “L’altro luogo, davvero impensabile all’inizio delle mie ricerche, è stato un piccolo paese del Monferrato: Grazzano Badoglio. Nel museo storico e nel centro culturale dedicato al maresciallo d’Italia Pietro Badoglio (1871-1956), grazie alla disponibilità del suo curatore Alessandro Allemano, ho rintracciato un interessantissimo album della spedizione militare italiana a Vienna. Esso contiene diverse fotografie inedite di Carlo d’Asburgo, molte delle quali sono state scelte per illustrare il presente saggio. Il tenente generale Badoglio, sottocapo di stato maggiore dell’esercito, era stato il presidente della commissione dell’armistizio, quando nel mese di ottobre i soldati italiani, per usare un’immagine di Gabriele d’Annunzio, avevano spezzato la fronte austriaca con la possanza di un cuneo romano. Badoglio era stato il protagonista dell’armistizio di villa Giusti davanti al capo della delegazione austro-ungarica generale Viktor Maria Willibad Weber Edler von Webenau (1861-1932). Il piemontese era stato chiaro ed esplicito nel presentare agli sconfitti il testo delle clausole d’armistizio, già discusso a Parigi con le altre forze dell’Intesa”. E poco dopo Roberto Coaloa aggiunge: “Ora, al museo badogliano è affiancata una ricca biblioteca con parte di libri appartenuti al militare piemontese, molti dei quali sulla prima guerra mondiale, regalati e dedicati a Badoglio dagli autori, che spesso facevano parte del suo entuorage. Rara e preziosa, nonché utile al mio lavoro, è stata la raccolta di giornali di trincea, «dono di Chiara Badoglio alla Fondazione Badoglio di Grazzano Badoglio. Udine 1999». Chiara Badoglio (1973-1999), sepolta nella tomba familiare del paese monferrino, è stata la figlia di Gian Luca (1946), storico e curatore delle memorie del Maresciallo d’Italia, a sua volta uno dei quattro figli di Mario (1905-1953), primogenito di Pietro Badoglio”. Insomma un contributo storico davvero rilevante, che ribalta l’immagine negativa della potentissima propaganda dei paesi vincitori della guerra per far conoscere la straordinaria personalità etica e politica del sovrano cattolico, proclamato beato dalla Chiesa nel 2004. Amo Casale, città nobile Seguendo l’auto di Roberto Colaoa (storico, nato a Casale nel 1971) nel primo pomeriggio di un’estate già assolata raggiungiamo Sartirana ed entriamo nell’azienda agricola dell’arciduca Martino d’Austria-Este. Ci accoglie prima il grosso cane Gipsi, abbaiante. Martino, in qualità di presidente dei risicoltori europei, è in procinto di partire per Bruxelles col ministro delle Politiche agricole Mario Catania per discutere di riso. Un personaggio, basti dire che il nonno paterno era Carlo d’Asburgo, l’ultimo imperatore d’Austria Ungheria e da parte materna il duca Amedeo d’Aosta, l’eroe dell’Amba Alagi, morto prigioniero degli Inglesi in Kenia (‘‘Sono più piccolo di lui di un centimetro...’’). E’ infatti figlio di Robert (terzogenito di Carlo e Zita di Borbone) e di Margherita di Savoia Aosta (prima figlia di Amedeo e di Anna d’Orleans). E’ nato vicino a Parigi, ha fatto il militare come ufficiale, poi l’università, facoltà di Agraria, a Monaco di Baviera. Come è arrivato qui, in Lomellina? Il Duca d’Aosta aveva ereditato l’azienda agricola dalle ultime duchesse di Sartirana pensando anche ai dipendenti per i quali aveva costruito casette in stile goticheggiante. “Eredi di tutto la zia e la mamma, con la fortuna di un amministratore bravissimo, il commendatore Senza di Favignana, un ufficiale di Marina, rimasto come famiglio dopo la caduta della monarchia.... ‘‘ L’arciduca Martino abita nelle tenuta chiamata di San Giorgio dal 1983 con la moglie e i figli ‘‘Ma venivo qui tutte le estati da bambino... Amo le risaie, di giorno e di notte quando si sente di più il profumo della fioritura del riso.. Profumo che avverto già quando arrivo in Italia passando il traforo del Bianco... Adesso si possono ammirare anche gli aironi’’. L’azienda ha 300 ettari, Un’altra curiosità. Ha completato il brevetto di pilota all’Aero Club Palli Casale (‘‘una famiglia’’) istruttore Domenico Conti (‘‘L’arciduca? Un signore alla mano, abbiamo volato molto assieme dall’Elba a Cannes’’, ricorda per noi Conti). L’arciduca “Ama Casale, città nobile’’ e manderà il prossimo anno scolastico i figli al Sacro Cuore. Parliamo in un bel salone sotto un grande quadro di soggetto storico, su un’altra parete l’effigie di Mercurino Arborio di Gattinara feudatario di Sartirana nel 1521. Su un tavolino si guardano due foto: il Duca Amedeo d’Aosta e Robert, padre di Martino. Sfioriamo il discorso del turismo: ‘‘Per valorizzare questa terra bisogna partire dalle piste ciclabili’’, della storia:‘‘Che orrOre al Roggione Sartirana l’annegamento di tanti soldati austriaci’’ . Veniamo al libro: “Ho conosciuto Coaloa nel 2004 per la beatificazione di Carlo, in quella occasione è nata l’idea di una biografia di piacevole lettura, ben documentata’’. Un aneddoto famigliare, la madre Margherita di Savoia Aosta “ha fatto un salto indietro vedendo la caricatura nell’ultima di copertina (tratta come le foto dal Museo Badoglio) dove si vede un soldato italiano sul Piave che caccia dall’Italia l’imperatore che ha un fiasco in mano... Tanti italiani dicevano che la monarchia austro-ungarica era finita con Francesco Giuseppe, altri dicevano che l’imperatore fosse un bevitore. Oggi è riconosciuto il suo ruolo e giustamente la chiesa l’ha proclamato beato’’. FOTO. A Sartirana da sinistra l'arciduca Martino d'Austria-Este, Roberto Coaloa e il prof. Dionigi Roggero. -Alla libreria “Il Labirinto”, sabato di fronte a un buon pubblico è stato presentato il libro di Roberto Coaloa “Carlo d’Asburgo l’ultimo imperatore” (Il Canneto, Genova 2012). A fianco dell’autore l’arciduca Martino d’Austria nipote di Carlo (e per parte materna nipote del Duca Amedeo d’Aosta). Operatore video Stefano Garione.

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Michele Castagnone

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