Discosta dall'abitato e circondata da alti alberi sulla dorsale di due valli al confine tra il comune di Castell'Alfero e il paese di Frinco, sorge la chiesa romanica dedicata alla Madonna della Neve. Un tempo il territorio era popolato dagli abitanti di Viallo e Guadarabbio, ma nel 1494 nella chiesa abitava sono un eremita, in quanto i due insediamenti erano scomparsi per il trasferimento dei terrazzani a Castell'Alfero.
Già nel lontano 1960 De Stefano e Vergano nel loro volume sulle "Chiese romaniche nella provincia di Asti", pubblicato dalla Banca Agraria Bruno & C. di Asti, sostenevano che la chiesa campestre, pur appesantita da interventi che hanno alterato le strutture architettoniche originarie, fonde ed armonizza la serena morbidezza di contorni e di toni con il ridente paesaggio che la circonda.
"Il gioco molto equilibrato dei rossi e dei grigi crea delicate armonie d'assieme, e fa quasi dimenticare l'austera forza del romanico. Perché questa «Madonna della Neve» ci è sembrata, più di ogni altra opera vista, un gentile compromesso tra le esigenze dello stile, la dolcezza di una fede e il gusto del pittoresco; è un assieme quasi borghese, tranquillo, più artigianale che architettonico, molto mediterraneo per freschezza di soluzioni e chiarezza di motivi".
Ed a proposito della particolarità della chiesa essi aggiungevano: "Fra l'altro innalza verso il cielo l'unico campanile del genere visto nella zona: rotondo, svelto, e persino un po' esile in rapporto alla costruzione. Costruito in cotto, è fasciato, a intervalli sempre più distanziati verso l'alto, da cerchi sottili di pietra arenaria. Colonnine eleganti ed esilissime, dalla cornice alla base, lo dividevano in vari settori". Quasi certamente appartiene, insieme alla splendida abside, ad anni di poco anteriori al 1156, quando la chiesa compare per la prima volta in un documento di papa Adriano IV.
Ecco la dettagliata descrizione degli autori: "L'abside è quasi integra. Divisa in tre campi da due belle colonne, ben conservate, e dai capitelli decorati a foglie stilizzate, termina in alto con una elegante cornice, in cui ad una striscia di tufo succede un nastro in cotto, a denti di sega, e quindi i soliti archi pensili, appoggiati su mensoline di vario disegno. La parete è formata da una continua alternanza di cotto e pietra arenaria, in strati armonicamente variati. Ad altezze diverse nei tre campi il costruttore ha inserito un motivo a scacchiera poco frequente nelle chiese della zona. In ogni campo si apre una finestra, a pieno arco, e a forte strombatura. Colpisce il fatto che si differenzino nettamente nella forma e nei motivi decorativi. Soltanto quella aperta verso nord è spoglia di ornamenti. Quella centrale è triarcata, e l'arco di mezzo appoggia su colonnine con capitelli stilizzati di diversa fattura, gli altri archi su stipiti semplici; un motivo a volute vegetali stilizzate sormonta l'arcuata apertura. La più ricca si trova nel lato sud; più elaborata di quella centrale per i motivi che la sormontano, aggiunge un quarto arco poggiante su stipite con capitello".
Dionigi Roggero
- UN GRANDE TOUR IN UN PAESE DA SCOPRIRE -
E' piacevole sotto ferragosto, immaginando vacanzieri alle presi con voli interrotti o ombrelloni chiusi per vento sotto solleone, essere immersi nel verde che circonda una antica chiesa, quasi un flash back da puro medievo.
Andiamo con ordine, lo stimolo è puntare a Castell'Alfero attratti dai dipinti di Vittorio Amedeo Cignaroli (Torre Canavese aveva appena dedicato una mostra in suo onore) e dalla apertura delle chiesa della Madonna della Neve per la festa omonima.
Si percorre la strada Casale-Asti, alla stazione di Castell'Alfero svolta a destra poi ancora a destra seguendo il cartello indicatore Madonna della Neve. Un grande prato su cui corrono i cavalli incornicia il paese e il suo castello sulla sinistra. Avanti e chiedendo due volte indicazioni incontriamo una strada sterrata (ritrovando il cartello segnaletico) e dopo una breve salita ecco il nostro edificio sacro. Lo tiene aperto per noi il vigile Fiorenzo Pipione, sull'altare una macchina per il caffè espresso è il segno dei pellegrini che han raggiunto l'edificio processionalmente (partenza alle sei) son stati degnamente rifocillati.
Siamo in corrispondenza di un passo sul crinale delle colline che costeggiano la destra del torrente Versa Ci colpiscono il campanile cilindrico e l'abside che conserva elementi romanici e alcune scritte incise «1693 assedio sotto Casale; hierosolomitani 1604; Gio' Domenico Magnone li 24 aprile 1756; Fran Pastrone 1791 li 13 luglio...»
La grossa novità è all'interno dove sono venute alla luce brani di figurazioni dipinte a fresco di notevole interesse storico ed artistico.
Ecco una grande figura del Cristo nel catino absidale ed alcune scene collocate sulle pareti all'intorno alla finestra: la Crocifissione e la Deposizione più altre figurazioni.
Di sotto alla nicchia di Sant'Anna è stato scoperto il volto di un Santo barbuto contornato da una bordatura perimetrale rossa. Un altro saggio ha ridato la raffigurazione della Risurrezione.
Abbandoniamo quest'oasi di pace e scortati dalla macchina del vigile arriviamo per una scorciatoia alla piazza centrale di Castell'Alfero, la parrocchiale e il castello si fronteggiano. Entriamo nel secondo, sede del Comune e ben restaurato coi fondi delle Olimpiadi. Siam sempre in alta epoca, il castello è sorto nel 1288.
Ci riceve il sindaco Angelo Marengo che qui «regna» «solo» dal 1999, strepitoso il suo ufficio d'angolo che si affaccia da un laro sulla piazza e dall'altro sul giardino coi suoi cedri e su parte della valle. Visitiamo il castello: la saletta Gianduia (Gianduja è nato alla vicina Callianetto...), il salone verde con il pavimento made Vietri 1700 (da girarci un «Gattopardo»), la sala che ricorda Giovan Battista De Rolandis, martire del Risorgimento, quella dedicata all'on. Boano e la sala delle allegorie, poi ammiriamo due sovraporte del Cignaroli e fotografiamo lo stemma degli Amico (mani che si intrecciano), gli antichi feudatari. Arriva anche Umberto Re, consigliere con delega alla cultura e rettore della chiesa della Madonna della Neve, e con lui usciamo sul terrazzo retrostante, ci indica, tra i busti, i paesi di Albugnano, Cocconato, Rinco, Tonco, Odalengo, Villadeati, Sanico, Crea, Moncalvo, Calliano e Grana.... Una vista che vale un tour.
Infine rapida visita della chiesa con la pala del Pittatore, ma ci mancano ancora i sotterranei del castello con il Museo delle contadinerie ('l Ciar) e la casa De Rolandis, dove ci ha più volte invitato l'amico (e collega dai tempi della gloriosa «Gazzetta del Popolo») Ito De Rolandis erede di Giovan Battista. Ritorneremo.
FOTO: Castell'Alfero dalla strada per Madonna della Neve e affresco della bella chiesa romanica