Roberto Bellini: «"Terapia del dolore" eccellente: il polo resta in buone mani»
di Pier Luigi Rollino
Classe 1950, è in pensione da pochi mesi. Roberto Bellini, medico vercellese, ha lavorato ininterrottamente dal primo luglio 1976 al Santo Spirito e Casale Monferrato, per lui, è la città d’adozione. Il suo nome è legato alla Terapia del dolore, la branca specialistica introdotta da Bottazzi, poi portata a livelli d’eccellenza da essere tra le prime quattro su scala regionale.
Ma c’è anchedolore cosiddetto ‘utile’ che funziona come campanello d’allarme per rivelare sintomi ed indicare il deteriorarsi dello stato di salute. Per contro esiste anche il dolore ‘inutile’ che non serve a conoscere e diagnosticare meglio la malattia, anzi a volte è generato come effetto collaterale dalle terapie messe in atto per curare alcune patologie. È proprio la lotta a questo tipo di dolore inutile, percepito come ingiusto ed evitabile, l’obiettivo della Rete Regionale di Terapia del dolore, un modello organizzativo che prevede la concentrazione dei casi più complessi in un numero ristretto di Centri di eccellenza (Hub) in grado di erogare interventi diagnostici e terapeutici ad alta complessità, supportati da una rete di servizi territoriali (centri Spoke) che operano in regime ambulatoriale. Quello del Santo Spirito è un fiore all’occhiello di questa disciplina.
Che tipo di struttura lascia? «Una Struttura Semplice a valenza dipartimentale che fa capo al Dipartimento emergenza-urgenza diretto da Vincenzo Vergara composta dal referente Giampaolo Patrucco, Lorenzo Raccanelli, due infermiere e una OS a tempo pieno». I dati sono eloquenti: 1080 pazienti assistiti in day hospital e 4000 prescrizioni ambulatoriali annue con un bacino di circa 660.000 utenti essendo punto di riferimento e di collegamento per le strutture di terapia del dolore dell’ASL AL, dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria e dell’ASL di Asti.
Che tipo di pazienti si rivolgono alla struttura della Terapie del Dolore?
«Sono due - dice Bellini - le tipologie di pazienti che ricorrono alle prestazioni della struttura fondate sulle terapie analgesiche: quelli affetti da neoplasie e quelli affetti da dolori persistenti non di natura neoplastica».
La gamma dei servizi è molto ampia: vengono trattate tutte le patologie dolorose, con procedure che vanno dalla semplice infiltrazione articolare alle tecniche mininvasive più avanzate come ad esempio la vertebro-cifoplastica, le terapie intradiscali, la neuromodulazione spinale, il trattamento delle aderenze in postumi di chirurgia vertebrale e altre ancora, tra le quali le procedure a radiofrequenza con possibilità di trattare il dolore relativo al sistema nervoso periferico e centrale. L’attività operativa è suddivisa secondo in tre filoni: ambulatoriale, Day Hospital, One Day surgery, a seconda della tipologia del paziente e del programma terapeutico impostato. «La nostra caratteristica di Hub – continua il dottor Bellini - fa sì che, oltre alle terapie convenzionali, peraltro effettuabili anche nei centri Spoke, nel Centro di eccellenza di Casale vengano effettuate anche procedure di tipo interventistico, necessarie quando la terapia convenzionale non è sufficiente a risolvere la patologia dolorosa.
Raggiungere questo alto livello di complessità delle prestazioni è stato possibile grazie alla collaborazione con la Radiologia interventistica in quanto l’associare le due discipline ha permesso di creare una sinergia che ha migliorato la qualità delle prestazioni, ottimizzando nel contempo i costi».
Bellini continua ad operare all’interno di Pandora Onlus. «La nostra filosofia e il nostro impegno all’interno di Pandora è quello di essere vicini ai pazienti dimessi dall’ospedale, seguendoli. Dopo l’attenzione prestata agli spastici con l’acquisto del sollevatore per la piscina, adesso nascerà Pandora stomizzati e, dopo l’incontro tenutosi alla Casa di Riposo, ci sarà prossimamente un congresso in città.
C’è poi Pandora Donna che si rivolge alle donne mastectomizzate e a quelle che hanno subito interventi tumorali. E’ la logica continuazione per restare qui, a Casale Monferrato, la città che mi ha adottato». Servono però risorse, magari attraverso il 5 per mille.