Dopo aver insegnato in Francia, negli Stati Uniti e a Milano, Nazzareno d'Errico ha scelto come dimora le colline del Monferrato (Altavilla, vicolo Terzo, v. altro articolo, ndr.) dove prosegue la sua intensa attività di studio, particolarmente attenta ai problemi dell'antropologia religiosa, ma indirizzata anche verso la critica letteraria e artistica. E' nato nel 1936 a Ischitella del Gargano, un'area splendida, ricca di sorgenti su un'altura con ulivi e vegetazione mediterranea.
La cittadina pugliese vanta i natali del noto storico e filosofo Pietro Giannone (1676-1738), uno dei maggiori pensatori italiani, autore "Dell'istoria civile del regno di Napoli", un tempo ben nota agli studenti liceali.
Pubblicata in quattro volumi nel 1723, dopo una stesura ventennale, l'opera che aveva riscosso l'ammirazione di molti intellettuali europei, tra cui Voltaire e Montesquieu, gli costò in patria la messa al bando. Condannato dalla Chiesa, il libro fu posto all'indice dei libri proibiti e l'autore scomunicato. Seguirono anni difficili trascorsi tra Vienna, Venezia, Ferrara, Modena, Milano e Ginevra, finché, attirato con un inganno in territorio sabaudo, fu arrestato e internato.
Dopo dodici anni in catene nelle prigioni dei castelli di Miolans e di Ceva, concluse i suoi giorni a Torino nel marzo 1738.
Anche Nazzareno d'Errico ha operato nello sterminato settore della storia, apponendo la firma in calce ad una monumentale "Storia delle Crociate", edita dalla Domus con la presentazione di Roberto Gervaso.
Tuttavia il focus della sua produzione letteraria è quello religioso, con la traduzione della "Vulgata" della Sacra Bibbia e il coordinamento, come direttore responsabile, di famosi esegeti tra cui Gianfranco Ravasi, Bruno Maggioni e Giovanni Saldarini.
Poi la pubblicazione "Vita di Gesù" (Edizioni Il Conventino, Bergamo 1985), dove Nazzareno d'Errico ha dimostrato fedeltà ai vangeli e alla realtà storica.
"Dai dati evangelici, ricorda Enrico Galbiati nella prefazione, l'autore di questo libro deduce un filo narrativo, che non può essere continuo, non può costituire una biografia in senso moderno. Tuttavia ha il vantaggio di stabilire dove è possibile l'ordine e la successione dei fatti e il loro mutuo rapporto. Specialmente valida è la preoccupazione di mettere questi fatti nell'ambiente palestinese, a noi ben noto da altre fonti storiche".
E il noto biblista così conclude: "Solo se collocati sullo sfondo di questo ambiente molti fatti ricuperano tutta la loro concretezza storica. L'autore non commenta, non predica, non fa dell'apologia. Egli fa emergere dal suo conto rapido ed essenziale il Gesù della storia che interpella il lettore col mistero della sua personalità".
Dionigi Roggero
- "SONO INNAMORATO DEL MONFERRATO"-
Nazzareno d'Errico è uno dei tanti maìtre à pensier che si sono rifugiati un questi ultimi tempi in Monferrato per sfuggire alle grandi città. Fugace la conoscenza attraverso un grande libro su San Padre Pio (non è agiografico, si legge in un amen) la sua (gradita quanto inaspettata) recensione alla Guida del Duomo, un suo catalogo di una mostra di grafica, un suo pezzo tra il letterario e il turistico sulla statua di Paul Landowsky (v. box). Così in un giorno un po' uggioso saliamo al suo buen ritiro di Altavilla per conoscerlo meglio. Ci telefona l'indirizzo: «Vicolo Terzo, dopo il ristorante». Altavilla, non è una metropoli, poi il prof. Roggero ha otto satelliti che gli portano la strada vocalmente sul palmare... Intanto nel palmare «vicolo Terzo» non c'è, impostiamo «vicolo Secondo» e arriviamo... alla Libertà di Landowsy, sotto il castello, poco dopo la Mazzetti, l'ammiriamo (ce la fece scoprire Grignolio: «è la più bella statua del Monferrato», consideriamo che avrebbe bisogno una ripulitura). Scendiamo alla chiesa parrocchiale (quella degli strepitosi quadri di Petrini-Caravaggio) non senza aver chiesto lumi a una giovin signora, che non sa. E, finalmente, davanti al ristorante e dietro la sua barba ecco Nazzareno d'Errico che ci guida alla sua casa, un po' nascosta, ma molto panoramica. Confessa: «Sono capitato qui per caso, a una cena. Mi sono innamorato del Monferrato al primo colpo, della verginità della terra, rimasta come 500 anni fa, del calore del mattone e della gente che rispetta il paesaggio, dei paesi che culminano con una chiesa o un castello. Ma l'uomo non si sente oppresso. Neanche le colline senesi sono così belle...». Citazione per la pace di Crea: «Quando sono in basilica mi affascina l'affresco di una Madonnina su una colonna».
Nella sua casa, acquistata nel 2003 e riattata con gusto e amore, ricca di quadri e libri, si siede a fianco il pianoforte e sotto un colorato quadro di trulli («è mio, mi ricorda la mia terra»): del resto nella sua vita-romanzo (che gira mondo!) c'è l'Accademia Albertina, con Casorati e «critiche» alle sue incisioni di Vittorio Mathieu («una grafica sofferente, pervasa di spirito religioso»), Purificato, Treccani, Sandra Sutter. Ci sono tanti articoli («sono arrivato a venti pseudonimi») sui periodici più disparati. Ci riempie le braccia di libri (come «La vita di Gesù», dedicato «al mio vescovo Carlo Maria Martini»), collezioni di riviste («Amici di papa Giovanni», 50 mila copie, firme prestigiose come David Maria Turoldo e Nazzareno Fabbretti)
Alla pausa caffè, portato dalla signora Laura, portiamo ancora il discorso sul Monferrato «ha un futuro se prende coscienza del passato, della sua grande storia che si vede anche dalle cose piccole... Ho visto ad esempio un campanile triangolare a Frassinello, può significare il culto della fecondità...».
Ci sarebbe da rimanere affascinati ad ascoltare fino a sera ma ci aspetta una riunione in redazione dopo aver girato (a fatica) la macchina nel vicoletto non indicato dal palmare. Ritorneremo
Luigi Angelino
-LA "LIBERTA'" E' BELLA E LA TROVI AD ALTAVILLA-
Gli americani sono giovani, amano "er più". In tutto.
E i francesi hanno regalato "la più grande" statua della Libertà agli americani del nord; la più grande statua del Cristo agli americani del sud. Simbolo, la prima, che proietta la sua luce da New York al mondo intero; simbolo la seconda affratella nell'abbraccio di Cristo le razze del mondo che in Brasile, più che in qualsiasi altro posto della terra, convivono senza avvertire le ormai infinite variazione di colore della pelle, nate da incroci intrecciati.
Se volete scoprire a quanto ammonta il tasso artistico che anima il grande Cristo di Rio, recentemente inserite dall'Unesco tra le meraviglie del mondo, non prendete l'aereo per il Brasile.
Se volete identificare «La Libertà», quella vera, non acquistate un biglietto per New York: la libertà non incombe sull'uomo minacciosa brandendo nella destra la fiaccola come una clava se non accetti la sua verità, scritta nel libro di bronzo che stringe nella sinistra
Salite piuttosto sul pullman per Altavilla.
Ad Altavilla, all'ombra del rudere che si bisbiglia fosse castello dei Conti Colombo (mezzo millennio prima che nascesse a Cuccaro quel Cristoforo che scoprirà l'America ) risiede una bella fanciulla ventenne, un metro e settanta, statura da fotomodella.
Di origine francese è approdata ad Altavilla dopo aver solcato i mari del mondo a bordo del transatlantico «Normandie». La potete avvicinare fino a sfiorarla con le dita... Lei, altera, rimane immobile, il braccio destro nudo, pendente inerte sul fianco, il sinistro teso a reggere uno scudo.
Lo scudo racconta, incisa in grafie minuscole, la storia maiuscola della Libertà: concentriche figure divise dalle parole LIBERTE' FRATERNITE' EGALITE', e dalle date 1789, 1943 , 1870, che i francesi considerano pietre miliari del cammino verso la libertà.
A scolpire nel bronzo la giovane-Libertà è stato Paul Landowsky, lo stesso artista parigino che ha fuso il gigantesco Cristo che domina Rio de Janeiro. Ci vogliono diciasette statue della Libertà di Altavilla, una sull'altra,
per raggiungere i trenta metri d'altezza del gigante che alza, sconsolato, le braccia sul Corcovado...
Eppure, nella giovane donna di bronzo che, vestita alla greca, veglia sui caduti di Altavilla, c'è un pizzico di vita.
Vita che manca del tutto sia al titanico Cristo dell'America del Sud, sia alla Libertà che dall'America del Nord incombe sul mondo
E' guardando alla Libertà di New York che il poeta Paul Claudel pregava allarmato: «Mio Dio sono libero. Liberatemi da questa libertà!»
Essere libero significa essere riconosciuto e trattato come tale dagli uomini che ti circondano: non conosco città o paese che più di Altavilla Monferrato abbia diritto di ospitare la Libertà.
Libertà che non si compra in banca, ma la si costruisce con il lavoro.
Ecco perché i vecchi di Altavilla, le mani callose, scuotono al bar unanimi la testa verso i politici, incapaci di assicurare alle nuove generazioni un lavoro sicuro.
«Mancanza di lavoro, mancanza di libertà», sentenziano sputacchiando
improperi verso la casta che sta distruggendo l'Italia libera che essi hanno ricostruita.
Ecco perché Sindaco e assessori di Altavilla, con ironico intuito contadino, hanno inserita la Libertà nel Monumento ai Caduti, a guardia della memoria degli Altavillesi che hanno sacrificato la vita per una
Italia Libera: «Repubblica fondata sul lavoro»
Nazzareno d'Errico
nazzareno.derrico@libero.it
FOTO- Nazzareno d'Errico nel suo studio e la statua della Libertà ad Altavilla