A Castello d'Agogna per la mostra Pietas Laumellina
di Luigi Angelino e Dionigi Roggero
L'antico castello Isimbardi è posto al centro di Castello d’Agogna, l’abitato che prende il nome dal torrente che lo attraversa, un tempo denominato “Ogogna”, affluente del Po.
Era sorto nel Medioevo, probabilmente sull’area di un’antica postazione romana, alle dipendenze del comitato di Lomello e sulla via Francigena percorsa dai pellegrini d’Oltralpe diretti a Roma, Siamo in Lomellina, una terra scorporata nel 1713 dallo Stato di Milano e aggregata, col Monferrato, al Piemonte. I primi possessori del castello furono i canonici lateranensi di Santa Croce di Mortara, i cui beni passarono ad Antonio Porro, conte di Pollenzo. Seguirono altri passaggi alle famiglie Ricci, Tettoni, Tarsis e Miglio. Nel 1777 il castello venne acquisito dagli Isimbardi, marchesi di Pieve del Cairo, che lo tennero fino al 1846, anno in cui per mancanza di eredi la proprietà e l’intero patrimonio giunse per via matrimoniale alla famiglia di antica nobiltà lombarda d’Adda, conti di Pandino.
Fu acquistato nel 1909 dai Gregotti, i facoltosi proprietari terrieri, la cui ultima erede, la signora Vera Coghi, lo ha lasciato alla Fondazione che porta il suo nome, impegnata nella manutenzione e nelle iniziative di solidarietà sociale in campo sanitario. Castello d’Agogna e l’intera Lomellina furono al centro della strategia bellica nel 1849, con le forze di riserva del duca di Savoia accampate nel castello, e nella seconda guerra d’Indipendenza con le pesanti requisizioni per i rifornimenti alle truppe austriache.
Nuovi pericoli si ebbero nel corso del secondo conflitto mondiale, con l’occupazione tedesca nel dicembre 1944 del castello, ritenuto un punto strategico per il controllo del ponte sull’Agogna e per il passaggio delle truppe.
Poco distante era stato ricavato anche un campo di atterraggio per gli aerei. Solo il 30 aprile del 1945 il castello venne liberato dai partigiani della Lomellina. Di quella presenza militare germanica restano i documenti del maggiore Fritz Ulmer e le lettere della moglie Emilie e del figlio Hans, ritrovate in un luogo appartato nel corso dei lavori eseguiti nel castello. Interamente restaurato e aperto al pubblico lo scorso anno, con un bel parco attrezzato e fiorito, ospita a rotazione importanti mostre d’arte e una esposizione delle antiche mappe e dei disegni appartenenti all’archivio storico Isimbardi, uno dei fondi più importanti della Lombardia con documenti risalenti al Duecento.
INFO. La mostra “Pietas Laumellina” è aperta fino al 10 luglio coi seguenti orari: sabato 15-19,30 e domenica 10-12 e 15-19,30. Ingresso 7 euro, ridotti 5. Visite guidate anche durante la settimana (0384 296584).
Mappe storiche
Appuntamento davanti al municipio di Candia Lomellina con il critico d’arte Giuseppe Castelli, curatore della mostra “Pietas Laumellina. Immagini dalla Controriforma” a Castello d’Agogna. Entriamo dal grande portone d’ingresso del castello Isimbardi per parcheggiare l’auto nel vasto cortile. Nella sala d’ingresso sono esposti nelle bacheche importanti documenti che attestano il periodo di occupazione del castello da parte delle truppe tedesche dal 1944 al 1945. Molto interessanti le lettere dell’ufficiale Fritz Ulmer (foto), ricevute nell’estate e nell’autunno del 1944 dalla famiglia rimasta ad Heilbronn, la cittadina del Baden-Württemberg con continui allarmi aerei e sotto i bombardamenti degli alleati. Passiamo alla visita guidata della mostra sulla Controriforma curata da Giuseppe Castelli in collaborazione con Gabbantichità Restauri di Tortona. Sono esposte quindici opere d’arte e un affresco di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, proveniente dalla sala consiliare di Candia. Una preziosa testimonianza di un momento di grande slancio spirituale a cavallo del Cinque e del Seicento, quando le chiese si arricchirono di pale d’altare di notevole e indiscusso valore grazie al mecenatismo di devoti e confraternite. Del resto la Lomellina era terra di confine tra l’influsso lombardo, rappresentato dal Cerano, dai Procaccini e dal Morazzone, e quello vercellese, dove spiccavano le botteghe del Moncalvo, del Lanino e di Giuseppe Giovenone il Giovane.
Saliamo al primo piano per la visita guidata del prof. Giuseppe Zucca allo straordinario tesoro di antiche mappe e disegni dell’archivio storico Isimbardi, esposti nelle sale del castello. Sono oltre duecento pezzi che offrono una testimonianza unica della storia della Lomellina e della sua campagna resa fertile dal governo delle acque e dall’introduzione della coltura del riso. Concludiamo il nostro tour con la visita ai locali dell’ambulatorio geriatrico dell’associazione no profit “Centro Geriatrico Vera Coghi”, cui si aggiungono, a scopo benefico, i proventi destinati al reparto di Chirurgia pediatrica dell’ospedale San Matteo di Pavia.