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Palloncini bianchi nel cielo per Paola vittima dell’amianto dell’Eternit: i suoi amici saranno lunedì a Torino

Domenica nella Parrocchia dello Spirito Santo è stata celebrata la messa di trigesima per Paola Chiabrera Gazziero, uccisa dall’amianto dell’Eternit a soli 36 anni alcune settimane fa. I suoi amici hanno voluto ricordarla anche con un gesto simbolico: uscendo dalla chiesa hanno distribuito palloncini bianchi ai quali era appeso il segnale di pericolo e - sotto - la parola (sbarrata, cancellata...) “Eternit”. Poi la frase: «In ricordo di Paola uniti contro l’amianto, Casale 26 maggio 2013». I palloncini sono saliti brillando sullo sfondo azzurro intenso del cielo liberati, salutati da un applauso intenso e commosso. Lunedì scorso a Torino penultima udienza del processo d’appello contro i padroni dell’Eternit. «Il barone belga dal nome altisonante, Louis Marie Ghislain De Cartier de Marchienne, condannato in primo grado a 16 anni di carcere, nei giorni scorsi è morto a 92 anni uscendo dal processo. In appello il PM aveva rinnovato la richiesta di 20 anni», ricorda Francesco, uno degli amici di Paola intervenuti alla celebrazione, che ci ha inviato un lungo intervento del quale quale riportiamo una sintesi. «Una condanna in secondo grado avrebbe (avrà, mi auguro!) un impatto molto superiore a quella di primo grado», prosegue. «La morte del belga avrà purtroppo effetti sui risarcimenti, ma per un attimo lasciamo stare. Si sapeva che aveva 92 anni e che neanche i ricchi vivono in eterno. Se la sua morte deve essere rispettata come tutte le morti, mi permetto tuttavia di dire che mi fa molto più male la morte anche della più sconosciuta vittima dell’amianto», aggiunge Francesco che sottolinea l’importanza della partecipazione dei giovani per far crescere «la consapevolezza che contro i mali di questo mondo, contro chi approfitta per i suoi interessi della vita altrui, contro la criminalità, non si combatte da soli; quando si è colpiti non ci si chiude nel proprio dolore; non ci si vergogna di essere stati colpiti». Ragazzi - dice - cresciuti all’oratorio dello Spirito Santo, che sono stati vicini a Paola nella sua malattia, confortandola con la loro amicizia concreta e costante, aiutandola, restando vicini a Luca, con questo gesto e con tutti quelli che seguiranno danno una testimonianza importante. Poi l’invito a partecipare all’udienza del 3 giugno, momento storico, giorno in cui sarà pronunciata la sentenza e la considerazione che a Torino «la presenza di alcuni amici di Paola sarà una testimonianza importante». È sempre Francesco a ragguagliare alcuni fatti di cronaca: il fatto che il pm Gianfranco Colace al termine della sua requisitoria ha citato proprio Paola Chiabrera, nata una settimana dopo che a Neuss Stephan Schmidheiny - ha detto il magistrato - aveva affermato che il risanamento era cosa fatta e che altri investimenti non erano più necessari. «A Paola, per tragica ironia, è stata data la ferale notizia della malattia il 13 febbraio 2012, il giorno della condanna di Schmidheiny e De Cartier in primo grado», ricorda Francesco. «Il belga “si è chiamato fuori” definitivamente, ma il danno deve essere risarcito; se non paga più lui paghino gli eredi destinatari di ricchezze che grondano sangue innocente. «La protesta individuale non produce effetti sociali. Unire il proprio dolore e la propria testimonianza a quelle degli altri diventa un fatto di solidarietà, diventa un fatto sociale. Se decine, a volte centinaia di persone non fossero andate al processo l’esito sarebbe stato lo stesso? Le sentenze le pronunciano i giudici; il giudizio lo danno i popoli».

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Carlotta Prete

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