Viaggio d'autore a San Domenico per i restauri che incominciano dal portale
di l.a./d.r.
Viaggio d’autore relativamente comodo nel centro storico di Casale e qualche scaletta di ponteggio... Siamo alla chiesa di San Domenico dove sono iniziati lunedì i restauri del portale rinascimentale premessa al risanamento della grande chiesa marchionale.
In lunetta, sotto l’occhio vivo (perché è di marmo) del gruppo scultoreo della Madonna con i Marchesi di Monferrato, inziamo il discorso con una appassionata Raffaella Rolfo, direttore dei lavori (e non dimenticata restauratrice con l’arch. Stefano Martelli del nartece del Duomo di Casale).
‘‘Il portale aveva assolutamente bisogno di un intervento, nonostante un precedente restauro, questo sia per l’ulteriore degrado temporale, sia per il materiale usato dai lapicidi (arenaria, ndr.) che si sta sfaldando’’.
L’intervento è affidato ad ‘‘Arte restauro conservazione’’, ditta torinese di Cristina Maria Arlotto. Spesa preventivata oltre cento mila euro, per ora sono giunti o annunciati contributi della Cassa di Risparmio di Torino , del Comune e della Banca Popolare di Novara.
Il parroco mons. Antonio Gennaro coglie l’occasione per fare un bilancio del passato e proiettarsi nel futuro.
‘‘E’ dal 1986, dal mio arrivo in San Domenico, che l’impegno è continuo: i tetti dell’edificio sacro e del chiostro, l’impianto elettrico, che ora va riveduto, e quello di riscaldamento che mancava. Un anno fa è stato installato un impianto innovativo di deumidificazione che sta facendo molto onestamente il suo dovere’’.
Installata anche la cosiddetta linea-vita sui tetti che permetterà il controllo senza l’innalzamento del ponteggio.
Raffaella Rolfo è capo progetto generale dei restauri dell’edifico sacro, affiancata come coprogettista e direttore scientifico da Maria Grazia Ferrari, sotto il controllo della Soprintendenza regionale rappresentata da Maria Carla Visconti e Giorgio Careddu.
In questo ambito rientrano i restauri della sacrestia, dove ci accompagna il parroco. Fino ad ora è stato smontato uno dei grandi mobili di tardo Seicento per raggiungere il laboratorio di Carlo Zanella di Torino.
Poi ‘‘Come per il Duomo - ci dice l’arch. Rolfo - si affronterà tutto l’interno con la pulitura dell’apparato decorativo, quindi si passerà al campanile che presenta anche problemi di staticità’’
La storia del portale
Il portale della Chiesa di San Domenico, oggi in restauro, è senza dubbio il principale monumento scultoreo realizzato nella città, capitale del Monferrato, nei primi anni del Cinquecento.
E’ suddiviso orizzontalmente - come si legge nella relazione storico-tecnica dell’arch. Raffaella Rolfo - in due registri. La parte inferiore è delimitata ai lati da una coppia di lesene che sostengono un’alta trabeazione, mentre al centro si apre il robusto portone ligneo a due battenti intarsiato con elementi geometrici, sormontato da una profonda lunetta che si appoggia sull’architrave. La lunetta con archivolto decorato da formelle a fiore accoglie il gruppo scultoreo della Madonna con Bambino affiancata dai committenti (in piedi due frati domenicani e inginocchiati i marchesi Guglielmo VIII con il nipote Guglielmo IX e Bonifacio con la consorte Maria di Serbia).
La parte superiore è formata da un alto basamento su cui poggia il rosone centrale costituito dalla vetrata a piombo colorata e incorniciato da una fuga di sedici formelle rappresentanti lo zodiaco con interposti fiori e nella parte alta dal frontone triangolare con un’apertura ovale al cui interno è collocata la statua del Dio Padre benedicente.
Il materiale utilizzato nella costruzione del portale, gravemente compromesso dal tempo e dagli agenti atmosferici, è di diversa natura, seppur proveniente dalle cave del marchesato di Monferrato: la base è fatta con blocchi scavati nella zona di Acqui; le lesene, gli architravi e una parte delle cornici sono di pietra di Frassinello, mentre gli ornati e le figure da quella di Villadeati.
Per quanto riguarda la paternità del portale, realizzato nel 1506, per molto tempo fu attribuito, senza dati certi, a Matteo Sanmicheli, tranne il gruppo scultoreo della lunetta realizzato da Giovanni Battista de Paris, artista attivo alla Certosa di Pavia e al duomo di Milano. Sulla questione, dopo i dubbi espressi da alcuni studiosi, Alessandra Guerrini nel saggio “Matteo Sanmicheli in duomo e a Casale Monferrato”, pubblicato negli atti del convegno “Il Duomo di Casale Monferrato. Storia, arte e vita liturgica” (Interlinea, Novara 2000) ha attribuito l’intero portale a Giovanni Battista de Paris, senza alcun contributo da parte di Matteo Sanmicheli.
Queste le sue considerazioni: “[…] il portale di San Domenico, è interamente in arenaria, salvo la lunetta con i ritratti dei marchesi e l’immagine di Dio Padre in alto, che sono in marmo. E’ questo particolare forse che può aver fatto pensare a Baudi di Vesme che la lunetta, e solo questa, fosse di Matteo Sanmicheli, anche se egli leggeva ancora la scritta, oggi non più visibile, che attribuiva a Giovanni Battista de Paris e datava al 1506 il portale.
E’ indubbiamente strano che due commissioni della famiglia marchionale così vicine [la tomba di Maria di Serbia realizzata in quegli stessi anni dal Sanmicheli, ndr.] siano state date a scultori così diversi, e un’ipotesi di Vesme va comunque vagliata, ma la visione ravvicinata del portale, specie dopo il restauro [del 1990-1993. ndr.], lascia pochi dubbi sul fatto che la mano che eseguì la lunetta sia la stessa del portale.
La compresenza di materiali diversi è comunque corrente nella scultura lombarda dell’epoca, ed è quindi abbastanza normale che per i ritratti dei marchesi e per la figura di Dio Padre fosse stato scelto un materiale di maggiore pregio”.