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Presentazione
Due popoli: una storia tra Israele e Gaza
Davide e Gad Lerner in dialogo a Cella Monte

Uno sguardo immersivo ed endogeno, quello fatto di racconti diretti raccolti tra la gente comune, di immagini catturate dal vivo (negli sguardi, negli umori e nelle strade) e di storie vissute in prima persona, suggella di autenticità la dimensione sociale, civile e umana di due popoli, attraverso “una storia fra Israele e Gaza”, quella raccolta nel saggio “Il sentiero dei dieci” di Davide Lerner edito Piemme. Cento e settantotto pagine che riportano un concentrato di realtà, quella che l’autore ha saputo fedelmente riassumere, penetrando l’animo di persone entrate in un conflitto feroce che, sebbene duri da oltre un secolo, mai aveva assunto le dimensioni di ferocia e di crudeltà com’è successo a partire dal 7 ottobre del 2023.
Per la prima volta insieme pubblicamente, in un contesto contenuto e di discrezione, giovedì 19 dicembre nella sede dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, Gad e Davide hanno presentato la prima fatica letteraria del giovane Lerner che, nata da una sua personale esperienza, è lo sviluppo e l’articolazione della sua tesi di laurea al master di giornalismo della Columbia University di New York, meritevole del James Wechsler Award per il giornalismo internazionale e miglior tesi dell’anno accademico. “Il che sarebbe poco o nulla se dietro non ci fosse stata l’esperienza di anni di vita e di lavoro, non da figlio di papà, ma vissuti in modo spartano e distante dal clientelismo, trascorsi in Medio Oriente; più precisamente: un anno e mezzo in Turchia e tre in Israele” ha precisato Gad.
“Davide ha toccato con mano la realtà di quelle terre e ha personalmente raccolto i racconti di persone comuni, cercando di comprendere la trasformazione dell’animo umano, in società tutt’altro che primitive e selvagge, rispetto ad un conflitto che, seppure si svolga in un minuscolo fazzoletto di terra (territorialmente più piccolo di quello della provincia di Alessandria), ha assunto dimensioni mondiali. Una testimonianza necessaria anche per studiare le logiche perverse che hanno hanno portato i popoli di Israele e palestinese ad assegnare la leadership a gruppi dirigenti fanatici e per comprendere come, tra persone normali, sia potuta nascere questa incomprensione foriera di cotanta ferocia e crudeltà. Una condizione che può essere molto contagiosa: vera e propria merce da esportazione, che può giungere anche dalle nostre parti e portare ad una progressiva perdita di umanità. Significativa la frase di un intervistato, un contadino 72enne, pacifista e con amicizie anche palestinesi, che ha asserito di essersi sentita rubata la capacità di provare compassione”.
Curioso l’antefatto del volume spiegato da Davide. “Inizialmente (prima del 7 ottobre 2023), avevo pensato di concentrarmi sulla generazione dei miei coetanei (trentenni) vissuti in una Gaza blindata e claustrofobica, ovvero, di produrre un reportage dei 17 anni intercorsi tra il 2007, quando Hamas prese il potere e, in tutta risposta, Israele bloccò militarmente la striscia, fino all’ottobre del 2023. Anni in cui pochissimi poterono uscirvi (permessi difficilissimi da ottenere), quindi, con un’intera generazione di giovani cresciuta rinchiusa sognando il primo aereo e la possibilità di andare al cinema. Questo, era il racconto che mi ero inizialmente prefissato di realizzare, ponendo in evidenza come, a differenza dei loro genitori, i miei coetanei siano stati privati di libertà di movimento, dell’apprendimento delle lingue e della conoscenza degli israeliani. Insomma, una generazione tutt’altro che globalizzata”.
Un progetto per il quale lo stesso Davide aveva ottenuto il via libera da New York il 6 ottobre dello scorso anno, con la rassicurazione: “non si tratta di una zona di conflitto attivo”.
Invece, già stava prendendo forma l’operazione Diluvio di Al Aqsa, che il giorno dopo avrebbe prodotto 1194 morti e 250 rapiti. “Naufragato il progetto originario, decisi di cambiare prospettiva, così, mi recai nel villaggio di Netiv Ha’asara (Sentiero dei dieci, evocativo di un moshav, ovvero, di una comunità di agricoltori), uno dei luoghi centrali dell’offensiva di Hamas del 7 ottobre, per raccogliere testimonianze e comprendere come le relazioni con i vicini di casa si fossero trasformate, rispetto ad un’epoca in cui c’erano amici dall’altra parte, con cui si lavorava e ci si frequentava”.
Oltre un’ora e trenta di dialogo, di narrazioni e interazioni col numeroso pubblico, per concludere, all’unisono che: “soltanto nel compromesso si può arrivare al quieto vivere. Nessun esodo e nessun sterminio, ma due popoli-due Stati. In fondo, che piaccia o meno, le storie di israeliani e palestinesi rimangono indissolubilmente legate. Da un certo punto di vista sono la stessa storia: quella di due popoli che da cento anni non riescono a trovare pace”; ma, malgrado tutto, resta vietato perdere il lusso della speranza.
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