La gabbietta di ferro per la testa mozza
del ladro sacrilego
Attraversata in un tempo assai breve la stretta, tortuosa ed amena valle del Grana, mi sono posto su per un’inerpicante via la quale, me n’accorsi troppo tardi, invece di condurmi a Cuccaro
portommi al luogo di Lu.
Lu è paese del Monferrato, e forse l’ultimo del Monferrato che su per questi colli s’innalzi; avvegnaché Lu, Diocesi di
Casale, è amministrativamentedipendente dal capo luogo di Alessandria. […] Lu, dall’alta isolata ed imbiancata torre,
siede quale scolta sulla vetta del colle estremo, che la valle del Tanaro separa da quella del Po. È paese assai industriale: ricco di vigneti, fa un grande
commercio di vini, ed è ospitale
per eccellenza. Io non era
colà punto conosciuto, ma vi
fui ricevuto colla massima cordialità
di cui terrò sempre grata memoria”.
Così scriveva Giuseppe Niccolini
nel prezioso volume “A zonzo
per il Circondario di Casale
Monferrato” (1877).
E in quelfrangente, dopo aver raccomandato
la visita delle numerose
chiese e del municipio, così
descriveva la svettante torre
solitaria. “È poi indispensabile
cosa fare una visita all’antica
torre del castello di Lu. Del
castello però, già proprietà dei
Marchesi Dalla Valle, nulla quasi
più resterebbe, se un vecchio
e nero palazzone tuttavia non
sorgesse al piede del poggio sul
quale snella ed imbiancata, (!)
ergesi la smerlata torre, la quale
fu pure stazione del telegrafo
visuale. La torre stessa è ora
coronata da una «ringhiera» in
ferro, e mostra in alto la campana
- fusa nel 1633 - d’un ottimo
orologio dei signori Granaglia.
Locca, guardiano dell’orologio
medesimo, abita la parte più...
abitabile della torre: cucisce egli
da sarto, non paga la pigione,
respira l’aria più pura, e fa la sua
digestione contemplando... il
mondo, che, a lui per disotto,
si agita e si arrabatta. Locca mi
disse, che ai piedi della torre già
innalzavasi una vecchia chiesuola
entro la quale serbavansi
le ossa di S. Valerio. I soldati
spagnuoli, soggiunse, l’anno
1632, tentarono di rubar l’urna
che custodiva le ossa del santo,
perché era di metallo prezioso.
Ma colto sul fatto il ladro venne
questi decapitato; ed, invitandomi
poscia a guardare in alto,
ecco là - mi disse - ecco là la
gabbia di ferro entro la quale
si consumò «l’eretica testaccia
spagnuola». E l’orribile e massiccia
gabbia è infissa invero
sull’alto della torre dal lato che
guarda a ponente”.
Si tratta forse della trasposizione
cronologica del furto delle
reliquie avvenuto nella notte
del 1° giugno 1720, seguito dalla
durissima sentenza emanata a
Casale il 23 agosto 1721 contro
i ladri sacrileghi, uno dei
quali, un certo Pietro Bello di
Grazzano. Fu condannato “a
dover essere trascinato a coda
di cavallo fino al luogo del patibolo
ed ivi pervenuto -ricorda
la sentenza- debba essere
appiccato per la gola, di modo
ché muoia e la di lui anima si
separi dal corpo, indi tagliatogli
il capo dal carnefice da esporsi
in pubblico nel luogo di Lu e
poscia il di lui cadavere sia parimenti
abbrucciato col fuoco
ivi preparato”.
Oggi, mentre la campana della
torre scandisce il tempo e il
“gerbido” è diventato un piacevole
parco panoramico, la
gabbietta in ferro, a quasi tre
secoli dal furto sacrilego, è rimasta
come “esempio e freno
a’ malviventi”.
Dionigi Roggero
TORRE PANOrAMICA
Sono le montagne innevate che mi salutano al mattino (ho la fortuna di abitare in alto) a cercare un
“Viaggio” panoramico. Siamo
fortunati dalla disponibilità del
sindaco di Lu Valerio Ribaldone
che avevamo conosciuto da
vice sindaco ammirando anche
la sua bella casa medioevale a
ridosso di palazzo Bobba. Partenza
con qualche stop fotografico
sia al colle del cimitero
sia al belvedere suor Vallese
prospiciente il municipio. Poi
entriamo. Anche l’ufficio del
primo cittadino è altamente
panoramico, in più è impreziosito
da alcuni quadri di Luigi
Onetti: Ritratto di gentiluomo
del 1928, Ritratto di un notaio
e una Marina del 1948. Con
Elia Ranzato, dell’associazione
San Giacomo, usciamo per salire
alla torre; percorriamo via
Onetti, passiamo davanti all’ex
ristorante Papà Francesco, ci
sono vecchie case spagnole con
altane e patio, una è quella di
mons. Cagna. Siamo sotto la
torre, indicata da cartelli turistici.
Quindi salita molto ripida,
ma ne vale la pena. In cima il
panorama è a 360°. Vediamo
il Santuario di Crea rivolto direttamente
verso Lu. Cinque i
paesi che si guardano: Vignale,
Cuccaro, Camagna, Conzano,
oltre a Lu. Ci raccontano del
mistero del castello, abbattuto a
metà del ‘500; fino al ‘700 c’era
una chiesetta con le reliquie
di San Valerio. Scendiamo per
entrare nel vicino San Nazario:
partiranno presto i lavori
di recupero della bella chiesa.
Il sindaco ricorda tra le attività,
la sistemazione della piazza davanti
alla Confraternita di San
Giacomo, l’apertura del tratto
della Via Bellosguardo, da tempo
chiusa, i lavori di ristrutturazione
della chiesa della Trinità
(futura biblioteca) e della
zona del mercato coperto per
la sede della Pro Loco.
Luigi Angelino