Se cambiassimo il nome "Casale Monferrato" in "Casale C'era una volta"?
di Gianni Turino
Credo che, dopo il lancio della sottoscrizione “Cinquanta euro per pulire la tomba di Giovanni Lanza” completamente ignorata, nei fatti, da chi di dovere, si possa lanciare un’altra proposta “Una sottoscrizione che porti a cambiare il nome di Casale Monferrato in “C’era una volta”, e senza Monferrato perché pare che, coram colà ove si puote, anche il Monferrato sia ormai ad Alessandria.
“C’era una volta” perche? Perché a Casale ormai non c’è più nulla: c’era una volta la ferrovia, c’era una volta il distretto, c’era una volta l’ASL, c’era una volta il Catasto, c’era una volta la Corte d’Appello, c’era una volta fabbriche e stabilimenti, c’era una volta un mucchio di lavoro, c’era una volta i caffè aperti dopo cena… c’era una volta……e qui Gian Carlo Curti, espertissimo in materia ed autore di due bellissime pubblicazioni che andrebbero divulgate alla grande, saprebbe continuare all’infinito…
Quel poco che restava per perpetuare il ricordo e rendere il passato, come dice Agostino, presente… lo si sta distruggendo con sadico piacere, e forse anche il sadico, che è pure - nella sua frustrazione - un sentimento è di troppo.
Hanno eliminato quel cumulo di memoria che il cimitero della “Morana” in cui erano raccolte le tombe del contado ronzonese dal ‘600 all’inizio del ‘900 spiegando di avere - con il recupero alla coltivazione dell’erba da fieno di metri quadrati 200 - dato un notevole apporto al rilancio economico del territorio; hanno eliminato anche le ciminiere che rappresentavano la memoria di, sogni, lacrime, gioie, dolori, speranze, ma anche erano testimonianza di un duro ma decisivo riscatto economico… ora stanno facendo saltare quei cavalcavia che scavalcavano strade e sentieri e servivano per proteggere la gente che transitava dalla caduta di massi di calcina trasportati - sui carrellini della teleferica appesi al cielo - dalle cave, attraverso campi e fiumi, ai frantoi delle cementerie. Invece di consolidarli, perché rappresentavano la memoria di sacrifici, di sudore, non di rado anche di sangue delle nostri genti che cercavano con quel duro lavoro, un riscatto del passato ed una speranza per il futuro… li buttano giù…Pussa via memoria di quello che fummo e ci ha permesso di essere… Pussa via!... Giù… e pussa via… Giù tutto ed investiamo quei quattro soldi che sarebbero serviti per la manutenzione, in una bella notte bianca, o blu o vattelappesca…
Si potrebbe buttar giù anche la Torre civica ed il Duomo che però pare ora serva, come ci segnala l’architetto Cappa, per importanti affissioni pubblicitarie.
Giù tutto e “C’era una volta” al posto di Casale Monferrato.
Salvatore Quasimodo, in una stupenda lettera alla sua “dolcissima mater”, si rivolge alla morte.
Ah, gentile morte,
non toccare l’orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti…
Le cose dice il poeta e lo pensano tutte le persone di buon senso e di sensibilità normale, sopravvivono alle persone e ne perpetuano il ricordo; quindi vincono la morte; sono un segno di continuità e di speranza È un pensiero talmente ovvio che ha accomunato nei secoli milioni e milioni e milioni di genti ed gli ha dato un senso alla vita…
Pare che questo sentimento che accomuna tanta gente, non esista più a Casale… anzi in “C’era una volta”...