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Con l’arpa nel Medioevo. Strumenti e brani del passato al Teatro delle Muse

Dopo uno sketch introduttivo di Sara Aiello e Paolo Rosso («Sembra di essere in un mercatino dell’antiquariato»), domenica pomeriggio, presso il Teatro Le Muse di Terruggia, si è tenuto un pomeriggio all’insegna della musica medievale. Protagonisti sono stati Paola Brancato e Marco Pasquino, musicisti di formazione classica, da tempo impegnati nello studio della liuteria antica e nella costruzione di strumenti musicali di ispirazione medieval-rinascimentale. Un pomeriggio, quello trascorso domenica, a metà strada tra il concerto e la conferenza, «un chiacchierata musicale», durante la quale momenti di esecuzione musicale si sono uniti a parentesi di spiegazione dei vari strumenti e di excursus storici. Dopo un rapido delineamento della concezione di sonorità nel medioevo, il primo brano eseguito è stato un conductus del XIII secolo, “Verbum Patris hodie”, per salterio ad arco e viola da gamba. Gli strumenti utilizzati di volta in volta, venivano accuratamente descritti dai due interpreti: il salterio, strumento dell’antichità differente dall’arpa per la disposizione delle corde, parallele alla cassa, e non perpendicolari, e la viola da gamba, l’antenata del contrabbasso. “Stella splendens” Sempre per lo stesso ensemble, i due musicisti hanno eseguito “Stella splendens” tratta dal Libre Vermell de Montserrat, brano dall’inconfondibile sapore medievale, e una ballata (ripresa anche da Simon&Garfunkel e, in maniera più libera, da Angelo Branduardi). Imbracciando due arpe popolari (più grandi rispetto a quelle medievali), il duo Brancato-Pasquino ha eseguito la cullante “S. Maria stella del giorno”, tratta dalle Cantigas de Santa Maria, che ricreava una suggestiva aura sacrale, e la chanson “L’entre de l’Est” di Blondel de Nesle. Per arpa gotica e viella, è stato eseguito “Saint Nicholas Godes truth”, brano anglosassone in inglese antico nel quale Paola Brancato, alle doti di viellista, ha aggiunto quelle di cantante. Il “Gloria”, tratto dal Laudario Magliabechiano dell’inizio del XIV secolo, è stato suonato dalla Brancato con la cinghia alla maniera dei trovatori. Marco Pasquino, nel brano di origine safardita “La rosa infloressa”, ha mostrato il lato virtuosistico e improvvisativo della viola da gamba. Paola Brancato ha, poi, cantato un brano bretone del Duecento accompagnata da Pasquino ad un’arpa britannica a corde in bronzo su modello dell’arpa detta Queen Mary conservata al British Museum. Finale a sorpresa con un featuring: Sara Aiello, accompagnata dal duo alle arpe popolari, ha proposto un brano folk contemporaneo, “From Sandwood down to Kyle”. Tangibile la soddisfazione del pubblico presente che, per un paio d’ore, può dire d’aver vissuto nel Medioevo.

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Enea Morotti

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