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Un cardinale per S. Eusebio di Varengo

Le celebrazioni per l’inaugurazione del restauro di S. Eusebio di Varengo saranno presiedute dal cardinal Giuseppe Bertello Governatore del Vaticano. A Gabiano sabato 3 marzo alle 16,30 ricevimento in Comune e poi, nel salone delle scuole, presentazione della ‘‘Storia di Varengo’’ di don Luigi Calvo da parte del prof. Aldo A. Settia. Domenica 4 a Varengo di Gabiano alle 11 il card. Bertello partecipa alla concelebrazione eucaristica in S. Eusebio alla presenza del vescovo di Casale Catella. Un ciclo pittorico di cui si scopre l'autore La prego a persuadersi, che io accettai il contratto offertomi dalla Rev.da Signoria Vostra per disperazione e che non mancherò dal mio dovere di dare carità perché mi si faccia carità delle anticipazioni per vivere e per pagare le mie spese pei materiali dell’opere. Io credo che, lavorando quanto so e posso senza perdere tempo per nessun altro lavoro, io non ultimerò i quadri che colla fine di marzo, nel quale avrò finito di mangiare il guadagno di anticipazioni per poter vivere lavorando. Io avrò il merito di aver fatto carità del mio lavoro per vivere nel tempo del lavoro, e pure la Rev.da Signoria Vostra avrà il merito di aver dato da vivere un inverno intero”. Questa struggente testimonianza, indirizzata nel gennaio 1882 dal pittore Luigi Hartman (Chiavenna, 1807 - Domodossola, 1884) all’intraprendente parroco di Varengo, don Felice Tommaso Razzano, che gli aveva affidato l’incarico di abbellire le pareti interne della parrocchiale, è trascritta nel recente libro di don Luigi Calvo “Storia di Varengo dall’alba al tramonto della sua autonomia”, pubblicato dal comune di Gabiano (Tipografia Ags, Trino 2011). Grazie ad una paziente e accurata ricerca dell’autore del libro nell’archivio parrocchiale sono venute alla luce lettere e quietanze che attestano con certezza di dati la paternità dell’importante ciclo pittorico che decora il presbiterio e le cappelle laterali della parrocchiale. Si tratta di due grandi tele ai lati dell’altare rappresentanti l’Adorazione del Bambino da parte dei pastori e l’Ultima Cena, colta nel momento in cui Cristo porge il pane eucaristico a Giovanni, mentre Giuda si allontana con il denaro del tradimento. Nelle sovrapporte laterali dell’abside due tele di minori dimensioni rappresentano l’una il Buon Pastore mentre riporta all’ovile la pecora smarrita, l’altra Mosè, che sceso dal monte Sinai mostra le due tavole della Legge. Da aggiungere i “quattro santi da nominarsi per li quattro affondati nelle pareti della chiesa, adiacenti all’Altare della B.V. e di S. Sebastiano”, come scrive Luigi Hartman nel promemoria spedito al parroco da Torino il 21 novembre 1881. Nella cappella della Madonna del Rosario sono stati effigiati San Giovanni Battista e San Giuseppe; in quella di Sant’Eusebio ( ai tempi del pittore dedicata a San Sebastiano) San Grato e San Tommaso d’Aquino. Il primo, vescovo di Aosta (sec. V), è seduto accanto al pozzo, mentre con l’indice della mano ne indica il fondo. Una scena che fa riferimento all’episodio descritto nella Magna Legenda secondo il quale il santo, recatosi in pellegrinaggio in Terrasanta, ritrovò con la guida di un angelo il capo mozzato di San Giovanni Battista in fondo ad un pozzo nei pressi del castello di Erode. Il grande teologo domenicano del XIII secolo è ritratto nel suo studio, interrotto nella stesura delle sue opere da una voce divina che esclama: “Hai scritto bene di me, Tommaso”. Si può riconoscere la mano del pittore, come già anticipato in un precedente viaggio d’autore (cfr. “Il Monferrato” del 5 gennaio 2010), anche nei dipinti murali della chiesa, in particolare nei monocromi ad encausto, da lui definiti per il grande effetto di rilievo una “finta scoltura” e diventati una tecnica distintiva della sua produzione artistica. Come far rivivere una chiesa (grazie Bardazza) C’è ancora molta neve nel grande prato delle lepri che anticipa l’abitato di Varengo dominato dalla chiesa del Magnocavalli. Sulla porta di S. Eusebio ci aspettano il parroco don Luigi Calvo e il presidente di Idea Valcerrina, Gianpaolo Bardazza: le anime del restauro. Dice Bardazza: ‘‘I lavori sono iniziati sette anni fa dai tetti, poi esterno e dipinti e per finire la parte retrostante che si affaccia su un suggestivo cimiterino’’. Conclude: ‘‘Restano dei piccoli interventi, uno in particolare per far risuonare l’organo installato da Giovanni Bruna da Magliano’’. Il parroco è uno scrittore prolifico: lo scorso anno salimmo a recensire il suo volume che riguardava la storia di una ventina di paesi della Valle Cerrina nell’Ottocento. Oggi un libro, ‘‘Diacronico che tratta di Varengo dalle origini fino al 1928, quando il Comune viene inglobato in Gabiano come frazione’’. Chiediamo di un episodio curioso. ‘‘Quello che conclude la storia. Un ex combattente della prima Guerra mondiale, compagno di trincea di Mussolini conviveva con l’ostessa del paese, i figli di primo letto una notte cacciarono l’intruso che fuggì in costume adamitico e soprattutto senza giacca e portafoglio che era la sua banca...’’. Torniamo al restauro che ha portato anche al riordino dell’archivio e il parroco ci permette di fotografare le lettere e le quietanze di pagamento del ciclo pittorico della chiesa e una dell’organaro Bruna. Concludiamo con una visita guidata apprezzando il ciclo dell’Hartmann e la grande tela di scuola vercellese datata 1610 raffigurante S. Silvestro che battezza Costantino, Cristo col globo, S. Servando, un donatore e una fontana. L’altare del Rosario (i Misteri sono stati rubati) è impreziosito da una statua lignea della Madonna realizzata nel 1790 da Pietro Antonio Serpentiero.

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Michele Castagnone

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