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  • 07 febbraio 2013
  • Casale Monferrato

Commemorazione Banda Tom: evitiamo enfasi e demagogia e facciamo distinzione tra vittime e carnefici

Mi riferisco alla lettera del signor Emanuele Ugazio-consigliere comunale, pubblicata sul nostro giornale del 1°/2/2013. Ignoro di quale compagine politica faccia parte, lo rassicuro, non siamo più all'epoca del Tribunale speciale fascista, nel quale non avrebbe potuto dirlo senza subire alcunché. Veniamo ad alcune precisazioni: quando cita le lacrime della signora Rosetta Santambrogio "sorella del partigiano" occorre ribadire che il fratello Luigi non lo era ancora, poiché aveva il ruolo di staffetta come Carlo Serretta, ambedue giovanissimi, catturati con Tom e gli altri partigiani, avendo essi accettato di pernottare con loro. Certo, le lacrime di Rosetta sono per un fratello, assai giovane, massacrato in maniera così bestiale; ma da chi fu trucidato, insieme agli altri, il consigliere comunale Ugazio non lo dice, né si ricorda, forse, che nel febbraio del 2004 il circolo Guaschino invitò a tenere una conferenza il capitano Ennio Albano, che catturò la banda Tom e, dopo un processo-farsa, fu complice dei tedeschi nella loro fucilazione. Altra precisazione: Ugazio parla di "guerra civile", senza precisare per quale ragione essa avvenne. La guerra, voluta dal fascismo, si combattè nel nostro paese e quindi fra gente del nostro paese; ma questo avvenne perché Mussolini legò il suo destino ai nazisti, che invasero l'Italia e considerarono gli Italiani, oltre che traditori per aver firmato l'armistizio con gli Alleati, nemici alla stregua di tanti altri paesi europei invasi. Non per nulla la Resistenza dilagò ovunque. Certamente la lotta di liberazione significò anche guerra civile, ma forse il signor Ugazio ignora che significò anche guerra ai civili (lo storico tedesco Lutz Klinkhammer dice "soprattutto guerra ai civili", vedi Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana, ecc.). E poi non mi par proprio che si possa auspicare di "liberarsi almeno per un momento delle divisioni politiche" poiché alcuni hanno ricordato un casalese "illustre" che faceva parte dei più alti gradi del regime fascista, condividendo le "eroiche" imprese coloniali in Etiopia ove furono usati i gas asfissianti, e per tali "meriti" gli è stato intitolato un luogo pubblico. Cavallero, Albano, e quelli che aderirono alla RSI sono tutti sullo stesso piano e non si tratta di uno "spettacolo di strumentalizzazione che toglie la sacralità al ricordo" dei partigiani della banda Tom. Mi pare che si debbano evitare enfasi e demagogia d'accatto e, nel contempo, sarebbe doveroso precisare quale differenza abissale esista fra le vittime e i loro carnefici. Il consigliere Ugazio certo non aiuta i giovani a capire cosa sia successo, perché segue la tecnica della contrapposizione, come se aver invitato Albano e aver intitolato un luogo pubblico a Cavallero possa servire a spiegare torti e ragioni. La strada per comprendere la brutalità della guerra civile e di quella ai civili sembra ancora lunga.

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Michele Castagnone

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