Una chiesa a nuova vita e un punto panoramico da attrezzare - Lunga serie di restauri grazie a CRT, San Paolo e privati - Battistero
Cherubino Luigi Hartman, più noto come Aloisio Hartman (Artman, secondo il dottissimo storico rosminiano Vincenzo De Vit), nacque nel 1807 a Chiavenna, dove fin dal Cinquecento si erano rifugiati numerosi riformatori religiosi per sfuggire all'inquisizione in Italia. Ultimati gli studi all'Accademia di Brera, riuscì a concludere il corso di perfezionamento a Roma grazie ad un contributo economico della città natale. Tornato in Piemonte intorno alla metà dell’Ottocento, collaborò con i pittori torinesi Paolo Emilio Morgari e Luigi Vacca, della cui impronta classicheggiante subì nella maturità l’influenza. Tra i suoi primi lavori le figure delle volte della chiesa parrocchiale di Santa Maria Nuova di Lu, con gli ornati di Davide Ortoni (1856-59).
Numerose le opere realizzate insieme ai fratelli Morgari, in particolare il grandioso interno e la cupola del duomo di Fossano (1861-1866), oltre alla collegiata di Santhià, con gli affreschi del pronao neoclassico e, all’interno della chiesa, le decorazioni parietali della “Gloria di Sant’Agata”, affrescata sulla volta dallo stesso Paolo Emilio Morgari (1862). Nel 1868 sempre col Morgari e con il Molineris realizzava l’affresco della cupola centrale della parrocchiale di Carrù con la Vergine in trono che solleva un grande manto stellato. A partire da 1870 iniziò a lavorare con il conte vercellese Edoardo Arborio Mella e l'anno successivo intervenne nel cantiere del duomo di Alba, con la raffigurazione sulle pareti laterali delle quattro scene del “Martirio di San Lorenzo”. Sono gli anni in cui, come ricorda Chiara Borgogno, dopo aver “sperimentato la policromia seicentesca, approda al monocromo ad encausto, che egli definisce finta scoltura per il grande effetto di rilievo e che, d'ora in poi, diventerà tecnica distintiva della sua produzione artistica”.
“Persona di abilità rara, unico nel disegno, svelto e felicissimo nell'esecuzione, di soavi costumi e buon cristiano”, così lo definiva don Bruno Ferrua di Alba, dove era assai noto e apprezzato anche per le opere rimaste nella parrocchiale di San Pantaleo, con episodi della vita del santo, e nella chiesa di San Secondo, nell’ambito del progetto di restauro dello stesso Arborio Mella, con dipinti in affresco e due quadri su tela. Una tecnica, quest’ultima, poco praticata da Aloisio Hartman, il cui nome, in attesa di più accurate ricerche archivistiche, potrebbe indicare, secondo indicazioni ricavate dalle visite pastorali, la paternità dell’importante ciclo pittorico che decora il presbiterio e le cappelle laterali della chiesa, gettando nuova luce su questo artista (attivo anche a Novara, a Stresa e al Sacro Monte Calvario di Domodossola), spentosi nel 1884.
Dionigi Roggero
La chiesa di Sant’Eusebio
Fabbrica tardo-barocca a pianta centrale ad ottagono irregolare ed è dilatata sull’asse trasversale da due cappelle semiellittiche, edificata tra il 1766 e il 1780 a spese della comunità di Varengo, sotto la direzione dell’architetto Carlo Faldella con l’aiuto di Giacomo Carretto. Il disegno, datato 1761, è di Francesco Ottavio Magnoavalli (Casale, 1707 - Moncalvo, 1788), celebre architetto e letterato, conte di Varengo. L’edificio attuale fu costruito sull’area di una chiesa precedente intitolata a Santa Maria delle Grazie, che condivideva il sito con il castello, poi demolito, e l’antico cimitero; ma risultando fin dal 1725 diroccata e abbandonata, essa fu sostituita con la chiesa attuale dedicata a Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli, e consacrata nel 1888.
TESORI DA SCOPRIRE E...
Sabato col sole apprezziamo subito al nostro arrivo a Varengo quello che è uno dei punti più panoramici del Monferrato, il cimiterino abbandonato (di proprietà comunale) dietro l’abside della parrocchiale dove la vista si ferma a Gabiano e Moncestino, spazia sulla valle e incornicia tutte le Alpi innevate. C’è un progetto di recupero (recinzione, fiori) già parzialmente finanziato (50 mila euro) dalla Compagnia di San Paolo speriamo vivamente possa andare in porto.
Ci aspetta il parroco don Luigi Calvo ed entriamo in chiesa nel presbiterio per ammirare i quadri attribuiti a Luigi Hartman: l’Adorazione del Bambino Gesù e l’Ultima Cena, oltre alle tele di minori dimensioni nelle sovrapporte laterali con il Buon Pastore e Mosè. Si aggiungono poi, sempre dello stesso autore, altre quattro tele nella cappella laterale di S. Eusebio (S. Grato e S. Tommaso d’Aquino) e in quella della Madonna del Rosario (S. Giovanni Battista e S. Giuseppe). Una bella scoperta.
Una chiesa bella e ben tenuta, ce ne accorgiamo ad ogni ritorno: la pala d’altare settecentesca di autore anonimo raffigura la lapidazione di S. Eusebio da parte degli ariani, osserviamo anche un quadro proveniente dall’antica chiesa cimiteriale raffigurante il Battesimo di Costantino da papa Silvestro (patrono del comune fino alla soppressione nel 1928), è del 1603, ancora in stile manieristico. Notevole pure la cappella della Madonna del Rosario coi Misteri (quelli rubati sono stati sostituiti con copie ma non si nota a differenza). Poi ecco il restauro della cappella e della statua dell’Addolorata (opera dello scultore Peluzzi di Milano, primi del 900), restaurata da Anna Centanino di Verrua, il vestito della Vergine è il dono di una varenghese, faceva parte del corredo della nonna. Inaugurato proprio venerdì il leggio ligneo eseguito da Rodolfo Ruffati di Rosingo. In sacrestia belle le statue seicentesche di S. Lucia e S. Apollonia.
Qualcosa è rimasto da fare. Il parroco vuol creare nella cappellina di sinistra un vero battistero sostituendolo all’altare, ma la Sovrintendenza non è per ora favorevole. Inoltre crea problemi per infiltrazioni il tetto anche se è stato rifatto solo sei anni fa.
Per completezza informativa aggiungiamo che restauri di tutti i quadri, tanto di quelli della navata (restauratore Marello), quanto di quelli del presbiterio e dell'abside (restauratori: Marello per martirio di S. Eusebio e Cully di Cioccaro per gli altri quattro attribuiti all'Hartmann), nonché dei dipinti murali sulla volta e sulle pareti dell'abside e del presbiterio (restauratrice Beatrice Coppo) sono stati finanziati negli anni 2007-2009 in gran parte dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino per interessamento del consigliere della Fondazione Agostino Gatti e in minor parte dalle famiglie varenghesi di Giovanni Garrone e di Luigi Cassini . Il restauro della cappella dell'Addolorata è stato finanziato dalla famiglia Aldo e Libera Ellena di Varengo.
Usciamo anche il manto erboso è “nuovo”, si cammina sul velluto, pure qui grazie a un contributo della Compagnia di San Paolo, tramite Idea Valcerrina.
Luigi Angelino
FOTO. Interni della parrocchiale: il quadro che orna il coro, la cappella del Rosario e un dipinto di Cherubino Luigi Hartman