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Don Antonio Gennaro
«Un sacerdote mite nello spirito del Concilio»
Il ricordo degli amici del parroco di San Domenico
Da un gruppo di amici "del sabato sera" (così vogliono essere chiamati) riceviamo e pubblichiamo questa lettera in ricordo di don Antonio Gennaro.
Tutto ciò che è stato detto e scritto in questi giorni su monsignor Antonio Gennaro rende ragione della straordinaria ricchezza di doni della sua persona. Molto opportuna la scelta del Vangelo della sua liturgia dei defunti con la lettura del "Discorso della montagna".
Don Antonio era un uomo che si sforzava di vivere nello “spirito delle Beatitudine” declinando in modo particolare quella della" mitezza".
Scrive Norberto Bobbio, in un piccolo, ma prezioso volumetto circolato al termine della sua vita: "Elogio della mitezza": "mite è una persona di cui gli altri hanno bisogno per neutralizzare il male che è dentro di loro; mite è colui che è in pace con gli altri perché è in pace con se stesso. ".
Don Antonio, nel nuovo spirito di dialogo del Concilio Vaticano II, per tutta la sua vita ha saputo accogliere tanti giovani secondo quell'immagine felice già ricordata dei " cerchi concentrici” (la modalità con cui veniva seguita la predicazione di Gesù: tanti lo seguivano e tutti erano accolti, anche quelli che lo avrebbero ascoltato una volta sola - il seme di quella parola sarebbe comunque potuto germogliare); una formula pastorale che altro non è che l'applicazione della parabola del “Padre misericordioso” e dell'invito a pensare, come ci dice Papa Francesco “alle 99 pecore fuori dall'ovile”!
Non è facile, non è per nulla semplice essere un mite perché la mitezza non è tolleranza, ma vera disponibilità e gentilezza di spirito. Qualcosa che non va confusa per nulla con la remissività. "Mite è -scrive ancora Bobbio - chi rifiuta la distruttiva gara della vita per un senso profondo di distacco dai beni....".
E così, oltre alla beatitudine della “mitezza” e a quella conseguente della “pace”, egli ha saputo cogliere appieno l'altra grande indicazione di marcia di Gesù: la scelta della “povertà”; non come pauperismo fine a se stesso, ma come libertà e condivisione del proprio tempo e della propria vita. Quanti soldi dei suoi don Antonio ha speso per finanziare la straordinaria “Fabbrica di San Domenico”! Quante volte a Natale o in occasione del suo compleanno egli ha rapidamente trasformato con gioia preziosi regali in vestiario in doni per i poveri della sua parrocchia!
Il nostro fratello sacerdote era uomo davvero sinceramente ed umilmente alla ricerca del Regno di Dio. Rendiamo grazie al Signore per averlo potuto conoscere ed amare e noi suoi amici speriamo di poterlo reincontrare e salutare con quel sorriso che sapeva riservare a tutti e a ciascuno.
Tu, caro “Don” hai dato la vita per il tuo gregge e hai saputo sempre scegliere di stare dalla parte della misericordia e della paternità. Il tuo sacerdozio è stato per noi un'occasione quotidiana di incontro con la vera ricchezza della vita comune e dell’amicizia.
Ti promettiamo di non dimenticare e di continuare a cercare nella lettura della Parola quella Bellezza senza tempo che tu così bene avevi conosciuto nei tuoi viaggi e saputo descrivere nelle tue omelie, quell “Amore che move il sole e l’altre stelle”
Profili monferrini
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