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Le scuole casalesi incontrano la Comunità Cenacolo: una testimonianza dall'Istituto Leardi

La Pastorale Scolastica diocesana ha organizzato in tutte le scuole superiori di Casale Monferrato un incontro con i ragazzi della Comunità “Cenacolo”, fondata nel 1983 a Saluzzo, nel Cuneese, da Suor Elvira. Tale comunità, presente in sessanta luoghi di tutto il mondo (Francia, Africa, Croazia …), è luogo di accoglienza e recupero di giovani con problemi di droga e alcol-dipendenza o depressione, persone che non trovano senso nella loro vita. Dal punto di vista economico, sono gli amici della Comunità a finanziare i centri dove i ragazzi svolgono attività lavorative che contribuiscono al funzionamento della comunità stessa. Giornate scandite dalla preghiera, vita ai limiti dell’essenziale senza quei beni cui è possibile rinunciare (cellulare e tecnologia in genere), maschi e femmine in ambienti diversi, ma c’è la possibilità di stare con il/la proprio/a compagno/a. Queste sono le caratteristiche della vita condotta presso il “Cenacolo”. L’incontro, per il triennio dell’Istituto Superiore Statale “Leardi”, è stato coordinato da don Marco Pivetta con l’intervento di Jordi e Marco, due ragazzi di Suor Elvira, che si sono resi molto disponibili raccontando la loro storia e rispondendo a domande personali. Entrambi hanno dichiarato di aver capito il senso dell’amicizia - in particolare quella con una persona già presente nella Comunità e che accompagna il nuovo arrivato nel cammino riabilitativo, l’ “angelo custode”, – di aver compreso la vita e soprattutto quanto sia bello svegliarsi la mattina e poter guardare la gente negli occhi senza aver nulla da nascondere o senza dover indossare una maschera. Infine i due giovani hanno più volte rilevato la necessità di un vero dialogo, rifiutando l’idea della menzogna che rende impossibili i rapporti umani e genera dolore. L’intervento di Jordi e Marco è risultato molto interessante ed emotivamente coinvolgente, soprattutto perché si è chiuso all’insegna della speranza: la riabilitazione è difficile, l’esperienza dura in media due-tre anni e solo dopo questo periodo possono recarsi dalle loro famiglie per una settimana di prova. Le sensazioni nel rivedere dopo tanto tempo i “compagni di striscia” sono difficili da gestire, porsi dei limiti è impegnativo ma fortunatamente necessario e soprattutto le difficoltà si superano con l’amore e con dialogo, dialogo e ancora dialogo. Ambra Garelli Martina Grappio Classe 4ªA Commerciale Istituto Superiore Statale “Leardi”

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Enea Morotti

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