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La Carità... dolce della tradizione di Scurzolengo

Chi passa dal borgo di Scurzolengo potrà forse meravigliarsi al sentire il nome della “Carità” associato ad un dolce di tradizione che le famiglie del luogo trasmettono da generazioni. Divenuto “Denominazione Comunale” nel 2012, la “Carità di Scurzolengo” è una torta molto antica prodotta a partire da pochi ingredienti.  Qui ne fanno risalire le origini addirittura all’epoca medievale. Si narra infatti che i lunghi periodi di carestia del Medio Evo videro parte del popolo locale spesso ridotto alla fame. Le signorie che si susseguirono nel dominio del paese per sopperire a tanta miseria decisero di confezionare dei pani e di metterli all’asta e il ricavato sarebbe stato poi distribuito alla gente più povera. Col passare degli anni i pani vennero sostituiti da focacce dolci dall’inconfondibile forma piatta e da una friabilità unica e presero il nome di Carità: una volta cotti i dolci venivano legati ad una canna ornata con variopinti fiori di carta crespa confezionati dalle donne del paese e messi all’asta e il ricavato veniva quindi distribuito in beneficenza. Intorno agli anni ’30 è nata una vera e propria “Festa della Carità”, la quale si svolge tuttora ogni prima domenica di maggio con grande partecipazione di tutta la comunità scurzolenghese. Le settimane precedenti vedono impegnati gli abitanti dei nove borghi del paese al confezionamento dei cesti che serviranno a contenere le Carità da vendere all’asta. Col passare degli anni i borghigiani hanno dato libero sfogo alla fantasia ed i cesti sono diventati vere opere d’arte. La ricetta del dolce viene gelosamente custodita e tramandata di madre in figlia e le piccole modifiche apportate alla ricetta base non vengono svelate a nessuno. La torta si presenta molto semplice ma solo all’apparenza: in realtà la sua realizzazione richiede esperienza e sapiente manualità e la dose di ogni singolo ingrediente deve essere rispettata scrupolosamente, a parte qualche piccola variante segreta di ogni scurzolenghese che si diletta nella preparazione. Ma qual è la ricetta base della “Carità”? Si monta il burro con lo zucchero, si aggiungono molti tuorli e pochi albumi d’uovo continuando a mescolare fino ad ottenere un composto spumoso e soffice per poi unirvi gli altri ingredienti ovvero farina, fecola, vanillina, lievito e la scorza di due limoni grattugiati. L’impasto deve risultare morbido e omogeneo e si forma una palla lasciandola riposare per circa una mezz’ora. Dall’impasto si ricavano alcune palline e ognuna viene modellata usando un piatto piano in modo da ricavare la classica forma tondeggiante che ha un spessore di circa 0,5 centimetri. Le Carità vengono cotte in forno ad una temperatura di circa 200° per 15/20 minuti e se si conservano in un luogo asciutto mantengono la loro classica fragranza anche per 7/8 giorni. Ogni “Carità” può essere decorata con mentine di zucchero colorate. Un tempo veniva servita su un piatto piano e rotta con un pugno ed era accompagnata da un ottimo bicchiere del locale vino Ruchè’. Nel paese, oltre che dalle famiglie, è prodotta dal Panificio Verrua.

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Michele Castagnone

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