Il 1° ottobre 1943, in una cava di pietre sulla collina di Trilj (in Croazia, a 35 km. a nord di Spalato), i tedeschi fucilarono 46 ufficiali italiani, fra i quali il nostro Col. Pietro Mazza. Al termine del conflitto, i resti di quell’eccidio furono recuperati dal Ministero della Difesa e trasferiti nel Sacrario di Venezia Lido”. Così scrive Pietro Canepa nel libro intitolato “Cuccaro ieri e oggi”, pubblicato nel 150° dell’Unità d’Italia dalla Tipolitografia Battezzati (Valenza 2011).
L’autore ha affidato il racconto della sconvolgente tragedia al novantasettenne tenente Ulisse Donati, scelto dal col. Mazza come ufficiale di campo perché nativo di Zara e quindi conoscitore dei luoghi.
“Cademmo in mano ai tedeschi - racconta il ten. Donati, che oggi abita a Venezia - la mattina del 27 settembre (cioè 19 giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre), quando le truppe germaniche entrarono in Spalato. Verso sera, tre autocarri con rimorchio (in tutto eravamo circa 400 prigionieri) ci condussero a Sinj, che si trovava a 35 km da Spalato. La mattina del giorno 30, un Generale delle SS, un Maggiore e un Tenente pure delle SS che parlava perfettamente italiano, cominciarono ad interrogarci uno alla volta: il Col. Mazza fu tra i primi. Al termine dell’interrogatorio, a tutti chiedevano se si voleva ‘aderire’, o meno, al nuovo arruolamento a fianco delle forze tedesche. A questa domanda il Col. Mazza rispose: “Come ufficiale sono legato ad un giuramento dal quale nessuno mi può sciogliere”.
Dopo un interrogatorio di due giorni, la sera del 1° ottobre il Generale delle SS si presentò con un elenco nominativo che egli stesso cominciò a leggere, e fra i primi c’era proprio il Col. Mazza.
Il Generale tedesco ordinò, agli Ufficiali chiamati, di mettersi lo zaino in spalla e di seguire i soldati delle SS che erano di scorta.
Quando il drappello si mosse, il Col. Mazza si rivolse al suo ufficiale di campo gridando: “Addio Donati, e in gamba!”.
Erano 46 gli ufficiali trasferiti a Trilj, poco distante da Sinj, e fucilati in una cava di pietra sulla montagna.
I loro corpi riposano in una cappella del Sacrario militare del Lido di Venezia con le spoglie di oltre tremila caduti delle guerre mondiali.
Nato ad Alessandria l’8 febbraio 1893, Pietro Mazza viveva con la famiglia alla cascina Pezzine di Cuccaro.
Dopo gli studi liceali, frequentata l’Accademia di Artiglieria e Genio a Torino, poi prende parte col grado di sottotenente, ferito sul Carso si guadagna la medaglia d’argento al valore militare.
Promosso capitano nel 1917, frequenta la Scuola di Guerra, diventa maggiore e sposa Rosa Monesi. Nuovamente ferito durante la guerra civile spagnola, allo scoppio della seconda guerra mondiale combatte prima sulle alpi occidentali e poi in Jugoslavia con il 18° Corpo d’armata, dove viene sorpreso dall’armistizio dell’8 settembre 1943 e trucidato.
A Casale il suo nome è legato alla caserma (Casermette) dove era ufficiale di artiglieria, stimato da tutti per le doti di umanità, mentre Cuccaro lo ha ricordato dedicandogli (anni addietro) la via che sale verso la chiesa, con il busto in bronzo recuperato dalle Casermette di Casale e posto nel Parco della Rimembranza (12 novembre 2000).
Recentemente (7 novembre 2010) è stata dedicata a lui e a tutti i caduti cuccaresi la sala convegni, dove sono esposti alcuni cimeli, tra cui un ritratto e la lapide funeraria dell’edicola cimiteriale già di proprietà della famiglia Mazza.
IL LIBRO DI CANEPA
cuccaro
Al recente raduno dell’11° Battaglione Fanteria Casale Pietro Canepa ha presentato il suo ultimo libro su Cuccaro e per saperne di più andiamo a trovarlo in un sabato ancora assolato. Passiamo da Mirabello, poi Lu e proseguiamo dalla panoramica per Cuccaro. A metà stop per fotografare in mezzo ai vigneti un casotto di legno, camparot (dell’azienda Trisoglio), ricorda un passato ormai remoto anche se noi lo identifichiamo con gli osservatori antisqualo e soccorso delle spiagge americane.
Villa Canepa (costruita dal padre Giovanni, classe 1873 nel 1916) è ben visibile grazie un murales realizzato in via Roma dalla pittrice Silvana Berra con la mappa napoleonica, storie del paese, la cascina Colombina, villa Boemia (Liedholm) e il complesso Enosis Meraviglia di Donato Lanati.
Entriamo, Canepa, 92 anni portati alla grande, è al computer in uno studio panoramico che guarda il Monte Rosa.
Ci parla del col. Mazza, nato ad Alessandria, e non a Cuccaro (come si legge in tutti i siti). però residente in paese alla Cascina Pezzine.
La vedova, Rosa Monesi, è sepolta a Castelletto Merli.
Racconta la testimonianza dell’ufficiale di campo del colonnello, Ulisse Donati, del carteggio con il sindaco croato di Trilj che ha inviato le foto del paese e della cava dell’eccidio, che scorrono sul suo computer insieme a quelle della traslazione delle salme al sacrario di Venezia Lido.
Poi andiamo a Cascina Pezzine, è oltre il paese sulla strada di Fubine, svolta a sinistra poco dopo la cascina Grossa della famiglia De Conti, la strada è sterrata e permette una insolita visione su Cuccaro. La cascina è indicata da un cartello, tra i vigneti (‘‘si fa un buon Ruchè’’ ricorda per noi Canepa). Nel solaio recentemente è stato trovato il ritratto di Evasio Mazza cugino di Pietro caduto nel 1916 sul Cadore. Figura nel libro.