Dal deposito scorie ai trasporti nucleari: ma la politica dov’è?
di Fausto Cognasso
L’estate sta finendo ed è tempo di rifare il punto sul nucleare: la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee ad ospitare i rifiuti radioattivi italiani, in tutto 90 mila metri cubi tra bassa, media ed alta attività, avrebbe dovuto essere pubblicata in primavera, poi, causa le regionali, “per non turbare il clima elettorale”, la sua divulgazione è stata bloccata; ad oggi di essa non v’è traccia, ma, ad arte o meno, qualche indiscrezione deve essere trapelata se territori interi tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna, sono insorti contro l’ipotesi di Deposito.
L’unica zona che il nucleare lo subisce senza mai obiettare o quasi, è il Vercellese: da 50 anni piegato alla ragion di Stato, avendone in cambio solo oneri. Le nostre radici, con antichi retaggi da servitù della gleba, ci hanno sempre indotto, per questo come per altri temi, a credere a qualsiasi favola ci venisse propinata. Ora come ora, la verità è una, sola ed inoppugnabile: noi siamo il Deposito Nazionale (il 96% dell’inventario radiologico nazionale è qui), e, nonostante ciò, siamo muti e proni al volere centrale.
Arriviamo a sopportare che, a dispetto dei criteri di ISPRA, ci costruiscano, in prossimità della Dora e del Po, a Saluggia e Trino, in luoghi del tutto inidonei, depositi cosiddetti temporanei, sapendo cosa significhi e quanto valga, in Italia, tale aggettivo. Depositi che ci condanneranno a detenere i rifiuti più pericolosi, per un tempo che oltrepasserà molte generazioni. Sopportiamo, nonostante il nostro sacrosanto diritto all’informazione, che, in totale segretezza, abbiamo trasportato (e trasporteranno) le scorie, verso la Francia per il condizionamento, passando vicino alle nostre abitazioni, senza avvisarci, fatte salve alcune banalità recentemente pubblicate, dei pericoli che tale operazione comporta; accettiamo che i Piani di Emergenza di Trino e di Saluggia, strumenti indispensabili in caso di un non auspicabile incidente, siano, di fatto, secretati, non comparendo, a differenza di Alessandria e Bosco Marengo, né sul sito della Prefettura vercellese né in quello dei due comuni; da sempre, acconsentiamo che le rilevazioni degli effluenti radioattivi gassosi della Fermi si monitorino a Vercelli anziché, come logico, a Trino e nel Monferrato.
L’assunto “cosa possiamo fare, tanto fanno sempre quello che vogliono” è la coperta di Linus con la quale nascondiamo la mancanza di senso civico e di forte protesta civile, quella del vigore, della giustezza e della difesa testarda delle proprie idee. I deputati, i consiglieri regionali, gli amministratori locali non vengono dal nulla, li abbiamo votati noi: ad ogni elezione accettiamo che ci lusinghino con dichiarazioni categoriche contro il nucleare che poi, la mancanza di coerenza e di coraggio politico, rende polvere al vento. E non valgono neanche i presunti favori economici, visto che da anni questi territori “godono” di compensazioni per la presenza del nucleare: c’è da chiedersi seriamente quali benefici esse abbiano mai realmente prodotto. In ultima analisi quindi, la colpa è nostra, che continuiamo, metaforicamente o meno, a farci calpestare ed a chiedere anche scusa!
Speriamo di sbagliarci, lo faremo di sicuro, ma siamo sempre più convinti che per la localizzazione del Deposito varranno di più i compromessi politici e la forza-debolezza dei territori piuttosto che le regole dettate da ISPRA. Il Vercellese che già ospita il Deposito Nazionale di fatto, e bene sottolinearlo, con il proprio atteggiamento di sottomissione preventiva, allettato da (presunte) incentivazioni economiche, potrebbe correre il serio rischio di essere naturalmente portato all’idea di ospitare un’ulteriore “discarica nucleare”; da questo punto di vista, anche il futuro declassamento a territorio senza amministrazione provinciale, lo costringerà ad un ruolo subalterno che non aiuterà la resistenza.
Vi è poi il miraggio del Parco Tecnologico, che viene presentato come incentivo foriero di denari e posti di lavoro: la storia del nucleare vercellese dovrebbe insegnarci che ad ogni cantiere è sempre corrisposta una campagna mediatica con promesse di lavoro per le popolazioni e quattrini per le amministrazioni, promesse che sono rimaste, in gran parte, lettera morta. Su tale argomento, a dispetto dei proclami di SoGIN, che appare sempre più una costosissima agenzia pubblicitaria piuttosto che un soggetto tecnico terzo, c’è da fare una riflessione seria: il Parco, un investimento del valore di diverse centinaia di milioni di euro, non ha copertura economica!
Questo perché, tecnicamente, la sua costruzione non può essere finanziata dalla componente tariffaria A2 della bolletta elettrica, ma, eventualmente dalla fiscalità generale, oggi in crisi assoluta: si attendono riscontri. In ogni caso, cari vercellesi, noi siamo gli artefici del futuro, nostro e di quello dei nostri figli; non possiamo più delegare alla classe amministrativa locale il ruolo di paladino del territorio: non ne ha capacità, metodo, intelligenza ed autonomia politica (sia da Roma che da Torino). Il Comitato di Vigilanza sul Nucleare e Legambiente di Trino non vogliono lasciare nulla di intentato, se non altro per coscienza: nei mesi di giugno e luglio queste associazioni hanno lanciato una petizione cartacea che ha raggiunto le 500 firme contro i depositi temporanei della Fermi e di Saluggia; ora, hanno deciso di andare sul web, con un’istanza on-line che i lettori potranno trovare cliccando su https://secure.avaaz.org/it/petition/al_Ministero_dello_Sviluppo_Economico_al_Ministero_dellAmbiente_e_della_T_Fermiamo_i_nuovi_depositi_nucleari_lungo_la_Do/?npnKLjb, questo è il nuovo strumento. I cittadini che, come noi, non vogliono arrendersi, allora pubblicizzino, sottoscrivano e facciano sottoscrivere tale petizione: sarà un piccolo ma significativo gesto verso un’autocoscienza territoriale, viceversa, nessuno poi si lamenti.