E dop, però, pensanda:“Quaicos pudriu fa: sta ben atent:da ‘n poch ad temp an sà i gira ‘na bandach’la parla d’sucialismu.
Brüta gent!Vanta iütassi;
ti, cun quaich curnà,serca d’blucà tüt lon che d’növ l’avansa.
E mi, da dré, si parlu d’libertà,
vardrö t’fai sta citu a causs an pansa”.
Morale della favola
La spariensa la dia che, par tusalu,in strupp ad becci vanta cuntrulalu.
Traduzione
L’asino si è diplomato in Teologia e il bue ha fatto carriera nell’alta Finanza. Ma non vanno d’accor-do e non si rivolgono più la parola in pubblico, sal-vo a incontrarsi in qualche luogo senza testimoni. E il bue propone: “Ormai abbiamo entrambi i ca-pelli grigi. Perché ti ostini a non volermi ascoltare. Accetta la Legge delle Guarentige!”.Ma l’asino, a muso duro: “Non posso: mi hai preso Roma e addirittura il Quirinale; mi hai inferto un colpo basso a Porta Pia. E poi fai di tutto per sminuire l’autorità della Chiesa.”“Possibile - ribatte il bue - che tu non ricordi più quando eravamo uniti nella grotta di Betlernme e riscaldavamo il bel Bambinello Gesù?”.L’asino scatta: “Dovresti vergognarti soltanto a norninarlo, brutto bestemmiatore!” - ma, appe-na dopo, ripensandoci - Qualcosa assieme pos-siamo fare. Stammi a sentire: da un po’ di tempo in qua si vedono in giro dei figuri che parlano di socialismo. Brutta gente. Dobbiamo aiutarci reciprocamente: tu li bloccherai con qualche cornata, mentre io li prenderò a calci.Morale: l’esperienza insegna che, onde poterlo tosare, un gregge va controllato.
Il commento
Sarà perché ci hanno abituati al “politicamen-te corretto” che non possiamo fare a meno di scandalizzarci davanti alle volgarità della po-lemica che contrappose mangiapreti e clerica-li nell’ultimo trentennio dell’Ottocento, data presunta di nascita di questa non bella (anzi decisamente brutta) zoofavola.Una volta proclamata Roma capitale, il gover-no del Regno d’Italia promulgò la cosiddetta “Legge delle Guarentige”, in applicazione della quale si riconosceva l’extraterritorialità degli edifici che oggi compongono lo Stato Vatica-no e di altri luoghi. Inoltre si offriva la somma annuale di tre milioni e mezzo di lire come ri-sarcimento. Il Papa rifiutò sdegnosamente la legge. Non solo, ma il proverbiale “Non possu-mus” divenne quasi un ritornello in risposta a qualsiasi tentativo di approccio.Volgarità per volgarità, questa favola imbocca però una terza via, ma restando pur sempre nel consueto labirinto della polemica grossolana. Qui il potere politico (borghese) viene associato a quello dei preti, perché la massa proletaria li vede (e non sempre a torto) costantemente dall’ altra parte della barricata.