Se penso ai tanti giuramenti delle reclute seguiti nel cortile d’onore della Bixio (casermone) sento ancora i nomi scanditi dai familiari che rompevano la tensione di quello che era un vero e proprio rito.
Confesso che volte il cronista smagato si commuoveva, specie se l’inno di Mameli era suonato dalla banda e non da un disco.
Altri flash sonori: “Onori alla massima autorità rassegnatrice”. “Onori al gonfalone di Casale” (ai giuramenti solenni, uno all’anno). “Onori alla bandiera” e la bandiera sbucava a lato della formazione (applausi) scortata dall’aiutante maggiore, dal più giovane ufficiale dell’11° e da due sottoufficiali, spade sguainate.
Il ricordo di due giuramenti solenni: uno- ottobre 1985- di fronte al castello, presenti dieci mila persone con la consegna della medaglia d’oro alla memoria del partigiano Bizzarro al fratello Andino.
Un altro al campo sportivo dove la bandiera tricolore era arrivata dall’alto portata da un parà francese (l’attore Philippe Leroy, parà in Indocina, aveva fatto le prove lanciandosi al campo Cappa, era finito in un campo adiacente, morsicato dalle zanzare, lo avevamo recuperato in 500). Poi le convocazioni per gli arrivi importanti e, se era inverno, il trombettiere provava sotto l’androne, perchè con le labbra fredde temeva di steccare i tre squilli dell’attenti.
Per dovere di cronaca storica bisogna citare i tempi della contestazione (il post ‘68) che han toccato anche le caserme casalesi con militari che consegnavano in tipografia (de Il Monferrato) o a casa del giornalista volantini di “Proletari in divisa”. Tra gli informatori, soldati-colleghi come Ivo Carezzano del ‘‘Secolo XIX’’ e Lorenzo Gigli della ‘‘Gazzetta del Popolo’’, poi Rai. Gigli rischiò la consegna non per quel ruolo ma perchè rientrò senza berretto che aveva perso alla Tipografia Operaia.
C’era stata anche una protesta per il cibo (che mi “costò” un invito al self service della Bixio, scortatissimo da ufficiali, ma da lì incominciò l’amicizia con l’addetto stampa della regione militare piemontese, un simpatico colonnello degli alpini).
Ben più seria la contestazione per il caso Crelio Ramadori, morto di meningite, in quell’occasione giunse a Casale Giorgio Nozza (grande inviato del ‘‘Giorno’’).
Il clima si fece fortunatamente (anche per il cronista) più aperto con il mutar dei tempi e, a nostro avviso, con l’arrivo come aiutante maggiore del compianto Giorgio Mantillaro (nella foto, a destra). L’umanità e l’attitudine al suo lavoro sfociarono nell’apertura alla città: indimenticabili le mostre al Tartara e al castello, le partecipazioni sportive, le grandi feste natalizie (con cantanti di grido) nella cavallerizza della Bixio (luogo da Museo). Assieme coniammo la dizione ‘casalesi in stellette’. A proposito di feste, molti casalesi rimpiangono ancora quelle di capodanno, anfitrione al microfono il colonnello Lelo Bianchini e “sparatore” il buon Mantillaro nel senso che a mezzanotte si dilettava coi fuochi artificiali nel cortile del Circolo ufficiali, un anno qualcosa andò storto e ci affumicò non poco.
Poi la chiusura che toccò al col. Adolfo Cocchetti con l’impegno di tutti, preso in sala consiliare (9 gennaio 1999), di far nascere un Museo militare con il materiale storico disponibile.
Recentemente abbiamo trovato esposta al Vittoriano di Roma la gloriosa bandiera dell’11°, non sarebbe stato male farla rientrare domenica per un giorno. Una cosa per volta, è ammirevole quanto si sta facendo ,ma possiamo già pensarci per il prossimo raduno.