La signora Giovanna Mazzone, fondatrice a Casale di numerose opere sociali per la formazione ed assistenza ai giovani, svolse un ruolo determinante nel periodo bellico e resistenziale. Nelle sue case di via Trevigi e via Negri, a Casale, nell’asilo di Vallegiolitti, ospitò molti sfollati, nascose perseguitati politici ed ebrei, giovani studenti”.
Così scrive il casalese Sergio Favretto, esperto di tematiche giuridiche e ricercatore di storia contemporanea, nel volume “Resistenza e nuova coscienza civile. Fatti e protagonisti nel Monferrato casalese”, pubblicato dalle Edizioni Falsopiano e presentato in una serata al Tartara animata da brani musicali e proiezioni di immagini, mentre i giovani del Collettivo Teatrale interpretavano alcune pagine del testo.
A proposito dell’apporto organizzativo offerto dal mondo cattolico, in particolare dal coraggioso contributo del clero, l’autore ricorda un importante e poco noto colloquio tenutosi alla fine dell’inverno del ’44 in Val Cerrina.
Era stato promosso dalla “Tota Mansòn”, Giovanna Mazzone, l’indimenticabile fondatrice dell’Istituto Nostra Signora di Lourdes, che sorge al limite del vecchio ghetto ebraico.
“La sera del 4 marzo 1944, nella frazione Zanco del Comune di Villadeati, nella chiesa parrocchiale, si tenne un incontro presieduto dal vescovo Angrisani. Vi parteciparono, inoltre, un rappresentante del Vescovo di Parma, monsignor Colli; un rappresentante dell’arcivescovo torinese Fossati, un delegato del Vescovo Rossi di Asti; una decina di parroci monferrini, alcuni esponenti della D.C. L’incontro venne promosso da Giovanna Mazzone, fondatrice di numerose opere speciali a Casale Monferrato ed animatrice dell’antifascismo cattolico”.
E poco dopo l’autore della puntuale e ben documentata ricerca storica aggiunge: “Nella riunione, si decise di sostenere ed agevolare il dissenso dei giovani verso la leva, invitandoli a porsi in contatto con l’Azione Cattolica che già aveva allestito basi in montagna per l’accoglienza. Nell’incontro venne, altresì, concordato di consolidare la rete di collaborazione fra le varie parrocchie, a difesa delle popolazioni rurali e dei giovani”.
Ad un mese esatto di distanza dall’incontro di Zanco, lo stesso gruppo di sacerdoti fu accolto a Torino nella casa salesiana di Valdocco per stilare, con il contributo determinante del vescovo di Casale, mons. Giuseppe Angrisani, la celebre “Lettera degli Arcivescovi e Vescovi della regione piemontese al clero e al popolo nella Pasqua del ‘44”.
Era il segnale preciso e ufficiale della volontà da parte della chiesa monferrina, e piemontese, di dare un taglio netto col passato, insieme al pressante invito al mondo cattolico per la promozione di una nuova coscienza civile.
Dionigi Roggero
392 continua
AL MAZZONE (SUL TERRAZZONE DEL BENE E DEL MALE) E AI LICEI
amo sul terrazzone dell’Istituto Nostra Signora di Lourdes: da via Trevigi cortile interno e poi quattro porte che ci apre la superiora suor Michelle Rolland, per salire sessanta gradini, alfine siamo a fianco della bianca statua della Madonna, benedetta, anni ‘50, dal cardinal Lercaro.
Suonano le 15,30 dalla torre civica dietro di noi. Con Sergio Favretto, autore di un prezioso libro sulla Resistenza in Monferrato, in questo luogo sospeso sulla città possiamo rievocare tante cose e darci una linea di demarcazione tra male e bene; sotto di noi l’istituto dove la fondatrice, la Tota Mansòn, come ricorda qui a fianco Dionigi Roggero, era l’anima di una pericolosa Resistenza cattolica, a lato il Trevisio con la cupola di Santa Caterina dove i padri somaschi ospitavano rifugiati politici come Cesare Pavese sotto il falso nome di Deambrogio, di fronte il complesso del Liceo il cuore del comando tedesco e il castello dove erano alloggiate truppe repubblichine. Suor Michelle ci ricorda che la Mazzone non salì su questo terrazzo, dove avrebbe avuto una visione privilegiata ,nel 1939 quando Mussolini fece la sua parata per inaugurare la posa della prima pietra della casa del fascio, ma scese in cappella a pregare. Questo la dice lunga sulle sue scelt: nel periodo bellico era soprattutto la casa di Villamiroglio gestita da Teresa Triglia ad essere un rifugio per ebrei e antifascisti; c’è il particolare, raccontato da Favretto, che “miracolosamente” cedettero a un sopralluogo tedesco i gradini di una scala a pioli che portava in soffitta dove erano rifugiati i partigiani. Bene in forma diversa e rimeritato con una lunga strada: l’Istituto retto da suor Michelle oggi conta ben cinque case in Benin, nell’Africa più bisognosa. Nello scendere ci fermiamo al primo piano nella stanza della fondatrice Mazzone, un’occhiata all’archivio (molte lettere, il ricordo dei bombardamenti...), quello più pericoloso era stato spedito a Genova e qui distrutto per tema di rappresaglie.
Ancora un sopralluogo fatti pochi passi in via del Carretto, sulal sinistra del Mazzone,, nel libro una foto della sala riunioni del comando tedesco è chiaramente l’aula magna dei Licei, quasi a riparazione una lapide ricorda gli studenti partigiani caduti per la libertà. Nel seminterrato una chicca: il vecchio impianto di radiodiffusione usato dal preside Giovanni Bianchi (1940-1945, nel libro interessanti comunicazioni), di fronte all’ingresso del rifugio antiaereo con la porta blindata e il ruotone per aprirla. (l. angelino)
FOTO. L'autore Favretto e suor Michelle sul terrazine del Mazzone che guarda su piazza Castello; il vecchio impianto di radiodiffusione dei Licei