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Analisi 2024

Bilancio Cia: «Un anno agrario da dimenticare»

A fine gennaio 2025 la fusione tra Alessandria e Asti

Se per la Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Alessandria il 2024 è stato «un anno agrario da dimenticare», quello che si apre fra poche settimane segnerà invece una rivoluzione per le province di Alessandria e Asti. Se non vi saranno sorprese dell’ultimo minuto, infatti, nascerà a fine gennaio 2025, con l’atto di fusione per incorporazione, l’associazione unica dei due territori. L’assemblea unificata è prevista per i primi giorni di febbraio, al termine della quale saranno eletti i nuovi organismi. 

Il progetto «è stato impostato da mesi. Abbiamo deciso di intraprendere questa strada - spiega Cinzia Cottali, vicepresidente provinciale - perché Alessandria e Asti sono due province simili e la fusione comporterebbe una razionalizzazione dei costi e, soprattutto, metterebbe a sistema le importanti professionalità, le risorse, le competenze, l’organizzazione che entrambe le associazioni hanno, tutto a favore delle nostre aziende». 

La novità è emersa durante la conferenza stampa di presentazione del bilancio dell’annata agraria rispetto alla quale, nelle parole di Daniela Ferrando e Paolo Viarenghi, rispettivamente presidente e direttore della Cia alessandrina, il quadro è contrassegnato da profonde negatività. Sul fronte produttivo «gli eventi climatici estremi non hanno risparmiato niente e nessuno, causando in molti casi la perdita totale del raccolto, in particolare nella zona del Casalese e della pianura alessandrina dove in poche settimane sono andati distrutti centinaia di ettari per grandinate, nubifragi e trombe d’aria che hanno causato anche danni strutturali agli impianti di irrigazione».

Le piogge «insistenti e abbondanti di una lunga e fredda primavera» hanno causato «fitopatie e altre problematiche» con criticità estese in fase di fioritura che «hanno messo in crisi il comparto apistico». Segni negativi per le produzioni con un «quaranta per cento in meno per i pomodori, trenta in meno per i cereali, altrettanto per le uve, e fino al settanta per cento in meno per il miele». I prodotti orticoli e la frutta «hanno sofferto il marciume» e molti imprenditori hanno visto praticamente «azzerata» la raccolta delle nocciole. Non sono mancate difficoltà anche per il riso che ha fatto i conti con un calo del dieci - quindici per cento della produzione.

Tra peste suina, blue tongue e brucellosi, nemmeno il comparto zootecnico è stato risparmiato.

Sul piano economico le aziende hanno fatto i conti con «prezzi corrisposti che non coprono nemmeno i costi di produzione (aumentati per i trattamenti aggiuntivi legati agli effetti del maltempo)» e inoltre «i contributi dei finanziamenti pubblici (Pac e Csr) sono in ritardo, mettendo in ulteriore difficoltà gli imprenditori». Ecco perché Daniela Ferrando mette l’accento sulla sostenibilità delle aziende. «Questo elemento - spiega - mi preoccupa maggiormente perché è sempre più diminuita per gli effetti del cambiamento climatico e delle speculazioni di mercato». Queste ultime definite particolarmente «pesanti e penalizzanti» per il mercato dei cereali. A tutti questi fattori negativi si aggiunge quello della burocrazia e dei molti problemi «irrisolti» a partire, sottolinea Paolo Viarenghi, «dalla riforma del sistema assicurativo agricolo, la gestione della fauna selvatica e dei problemi sanitari collegati, il sistema burocratico troppo complesso per bandi, pratiche tecniche, regime dei pagamenti». Non ultimi, gli effetti delle politiche verdi dell’Unione europea, definite «giuste e scellerate».

Benché il bilancio globale sia decisamente ‘in rosso’, vi sono alcuni «buoni risultati», come «il bando regionale di insediamento che ha permesso l’avvio in Cia di venti nuove aziende condotte da giovani e l’ingresso di un rappresentante dell'associazione provinciale alla Granaria di Milano, la piazza più importante di rilevazione dei prezzi dei cereali del nord Italia».

Nel mirino c’è poi la vitivinicoltura per la quale la Cia ha proposto all’assessore regionale Paolo Bongioanni la realizzazione degli Stati generali del settore «che sta vivendo un grande cambiamento di mercato».


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