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La dsandsara e ‘l babaciu Contro la pratica del salasso
Lo spaventapasseri e la zanzara (e Cavour)
L’esopo monferrino Zoofavole dialettali raccolte e scongelate, tradotte e commentate a cura di Pietro Giordano odalengi (30)
J’é ‘n babaciu ‘nt al früté.E ‘na dsandsara, avend d’amstéd’na stissa d’sangh, la serca d’furalupar ciucialu J’è nen da fa.
Anlura la cmensa a prigà:«Dami ‘na stissa d’sangh,damnu ‘na frisa almanch.Parti lon ch’at vÖri ch’la sia:par mi l’è tant, ch’a sun mari d’famìa!»Tant cme parlà a ‘na seppa.
S’anrabìa e la dis: «Creppa!Mi m’sa che, qui davsìn,ai sta quaich medich ad TÜrin.Ma sì, ma propi lurch’i ‘han avì in cura il conte di Cavour»
La traduzione
C’è uno spaventapasseri nel frutteto. Una zanzara tenta di pungerlo, avendo bisogno di succhiargli un po’ di sangue di cui ha bisogno. Ma non c’è niente da fare. Allora passa alle preghiere: «Dammi una goccia di sangue! Dammene anche solo una gocciolina piccola piccola. Per te che vuoi che sia. Per me è tanto, perché sono madre di famiglia».Ma è come parlare ad un pezzo di legno. Allora si arrabbia e dice «Crepa!». Dopo di che conti-nua: «Ho l’impressione che qui, nelle vicinan-ze, ci sia ancora qualche medico di Torino. Sì, proprio uno di quelli che hanno avuto in cura il Conte di Cavour».(La morale è che, se lo spaventapasseri non dà più sangue, la colpa è di quei medici che lo hanno salassato troppo).
Il commento
Il componimento sembra costruito esclusivamen-te in funzione della stoccata finale, contro la prati-ca medica del salasso. Pratica che, come attestato da memorie varie, era ancora abusata in molte parti d’Europa, anche nei casi in cui sarebbe stata opportuna un’immediata trasfusione. E’ tuttavia probabile che la statura del personaggio e la sua morte immatura (anche per quei tempi) abbiano alimentato discussioni e pettegolezzi.Intanto, per una dettagliata cronaca sulle ul-time ore di vita del grande statista, non c’è di meglio della biografia scritta da un suo parente ginevrino: William de la Rive. L’autore si avvale delle memorie della nipote prediletta del Ca-vour, la contessa Alfieri di Sostegno, che non ha mai abbandonato lo zio durante l’agonia. Apprendiamo così che anche il re, visitando il suo ministro, suggeriva ai medici un nuovo salasso. Ma uno dei sanitari gli rispose che non era proprio più il caso. Inoltre, dalle memorie di un giovane diplomatico francese, Henry d’Ideville, in servizio del suo governo presso la delegazione di Torino, leggiamo: «Il mala-to è stato salassato cinque volte. E’ vero che a Torino questo rimedio, considerato altrove troppo energico e pericoloso, è usato con ogni occasione e ogni pretesto». Giudizio pesante. E dire che eravamo nel 1861, perciò la sconfitta della squadra di calcio francese ai mondiali non c’entrava ancora per niente
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