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  • 04 settembre 2024
  • Pontestura

Il viaggio

Don Garis torna a respirare “l’aria di missione” in Perù

Il sacerdote reduce da un viaggio in Sudamerica, là dove ha lasciato un pezzo di cuore

Emma Lasagna, Cristina Zaio, Marino Calvo, don Francesco Garis e padre Raul Llanqui

Don Francesco Garis, parroco di Pontestura e direttore del Centro Missionario Diocesano, è un giovane sacerdote che deve molto al Perù, terra che ha contribuito a far maturare, dal 2006, la sua vocazione e terra che, dopo cinque anni dall’ultima volta, lo ha “richiamato”.

Don Garis, infatti, è reduce da un viaggio in Sudamerica perché, come ci confida, aveva voglia di tornare a respirare “l’aria di missione”.

L’arrivo è il 7 agosto, all’aeroporto di Lima: lì, ad attendere don Garis, c’è Marino Calvo, fratello di don Marco, e la moglie Cristina Zaio, originaria di Giarole, volontari dell’Operazione Mato Grosso che vivono ad Aczo, paesino a 2800 metri sulla Cordillera peruviana. «Lima è cambiata, sembra quasi una città europea - ci racconta don Garis - Il viaggio è comodo, su una macchina moderna e sicura. Quando venni per la prima volta nel 2006 fummo caricati su un camioncino senza tetto».

Il viaggio entra nel vivo già dal pomeriggio con la visita al puericultorio, una struttura che accoglie oltre 200 bambini e ragazzi provenienti da situazioni difficili: lì l’incontro con Martina Legora, giovane volontaria di Frassineto.

Dopo un viaggio durato tutta la notte, il mattino seguente don Garis è a La Union diretto a Quivilla dove ha sede la missione di don Daniele Varoli e dove ha sede il “taller don Bosco” che ospita 30 ragazzi che imparano il mestiere di falegname e scultore. «A Quivilla conosco molti: è stata la mia prima base in missione. Lì sono andato per la prima volta nel 2006 con don Marco Calvo e tre ragazze dell’oratorio del Duomo-San Domenico e lì sono tornato nel 2009 per un anno». 

Il giorno seguente la meta è Aczo da Marino e Cristina: quattro ore di strada sterrata e impervia che dai 2900 metri di Quivilla sale a 4000 e poi scende di nuovo 2600 metri. Ad Azco don Garis incontra la giovane volontaria Emma Lasagna di Vignale del “taller Maria Auxiliadora” in cui 35 ragazze imparano a ricamare e a cucire. Ad Azco don Garis celebra la messa domenicale: una grazia per gli abitanti che, di solito, hanno la possibilità di avere il parroco solo un giorno al mese.

Domenica pomeriggio a Llamellin, una delle missioni storiche dell’Operazione Mato Grosso, dove don Garis confessa tanti ragazzi. Da lì spostamento a Chacas, la missione principale dell’Operazione, dove il parroco pontesturese assiste alla cerimonia notturna in onore di “Mama Ashu”, l’Assunta, «una devozione semplice, antica e tenera che mi ha sempre commosso». Al mattino, dopo la notte in chiesa, la messa. Poi a Tomanga e, dopo due ore di camminata, messa in un “caserio”, un paesino, Lluchocolpan. Da lì, don Garis torna a Lima. Meta: Argentina.

Arrivato a Neuquen, don Garis è accolto da don Graziano Cavalli, sacerdote diocesano “fidei donum” e parroco successore di don Italo Varvello.

Il giorno seguente, visita alla casa di riposo per incontrare “hermana Mariuccia”, Mariuccia Deambrogio altra missionaria originaria di Ozzano oggi ormai anziana e malata.

Dopo un incontro con il vescovo di Neuquen, mons. Fernando Croxatto, don Garis ha incontrato le responsabili del “Programa Belen”, progetto che sostiene mamme in difficoltà, voluto da don Varvello, e che quest’anno raggiunge i 25 anni di attività. Il “Progetto Belen” venne sostenuto dalla Diocesi di Casale: nel 2021, con la prima “Quaresima di fraternità”, il Centro Missionario aveva inviato 40mila euro.

Al rientro in Italia, don Garis riflette: «Porto nel cuore anche tutte le persone  incontrate in quel continente così bello e allo stesso tempo segnato dalla sofferenza. Con una chiesa più povera, anche di preti, ma che vive nella speranza e non dimentica il legame con la chiesa italiana e la nostra diocesi di Casale».    


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