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Viaggio a Breme alla gaba dal chicchirichì per il libro di Umberto De Agostino

Nel 1635 le truppe francesi, penetrate in Lomellina, avevano occupato Breme che per la sua importanza strategica fu fortificata per volontà del duca Vittorio Amedeo I di Savoia, alleato della Francia. Il progetto della fortezza pentagonale, a firma dell’ingegnere Bailera, che aveva inglobato il monastero e la chiesa abbaziale, attirò il nemico. Meno di tre anni dopo, lunedì 15 marzo 1638 alle prime ore del mattino, iniziava l’offensiva delle truppe spagnole guidate dal governatore di Milano Diego Felipe de Guzmán, marchese di Leganés (1580 - 1655). Dopo due settimane, il 30 marzo, gli spagnoli mettevano in fuga i mille cavalieri francesi asserragliati nella fortezza di Breme e si aprivano la strada verso Torino. Breme cadde non tanto per la sua debolezza, quanto piuttosto per le speculazioni del capitano Mongaillard, processato per tradimento e decapitato sulla piazza del castello di Casale il 22 aprile. Nello stesso anno il Leganés conquistava Vercelli e negli anni successivi guidava una pesante offensiva nel Piemonte sabaudo, arrestata dalla pesante sconfitta subita a Casale e nel tragico assedio di Torino. Nel 1646 il governo spagnolo decise l’abbattimento della fortezza di Breme, troppo costosa da mantenere e troppo pericolosa se fosse caduta in mano nemica. Della fortezza, che avrebbe dovuto essere imprendibile e che non resse a quindici giorni di assedio, non rimane più nulla. Le uniche tracce superstiti si possono riscontrare nella toponomastica (via Mezzaluna, via Cannoniera, piazza d’armi) e nell’episodio della morte del maresciallo Charles de Créquì (1578-1638), colpito a morte il 17 marzo 1638 durante l’assedio di Breme. Lo ricorda il giornalista del quotidiano “La Provincia Pavese” Umberto De Agostino nel libro “Fatti d’arme e condottieri in Lomellina. Duemila anni di battaglie”, appena pubblicato dalle Edizioni Clematis (Vigevano, novembre 2012). “Il mattino del 17, un mercoledì, Crequì parte da Casale Monferrato e si affaccia sul Po per capire la disposizione degli acquartieramenti spagnoli con lo scopo ultimo di colpire le artiglierie e tentare di portare aiuto alla guarnigione utilizzando le barche. L’ispezione gli sarà fatale. Improvvisamente il maresciallo francese, che è in compagnia di otto cavalleggeri e che osserva il campo nemico con un cannocchiale, è ferito mortalmente al petto e al braccio da un colpo di sagro, cannoncino a canna lunga caricato con palle di ferro da otto a dodici libbre, sparato da una batteria del conte Bolognino. Il luogo è ricordato ancora oggi come la gaba dal chicchirichì, dal nome dialettale della pianta, un salice capitozzo, cui si era appoggiato il maresciallo Crequì”. Era figlio di Antonio di Blanchefort, ma suo padre, che aveva sposato Maria di Créqui (Créquy è un comune francese del dipartimento di Calais), ottenne i beni di famiglia solo dopo l’acquisizione del nome e dello stemma. Uomo d’armi di primo piano e ambasciatore francese in Italia, successe nella luogotenenza del Delfinato al connestabile Lesdiguières, di cui sposò nel 1611 le figlie. Creato da Luigi XIII cavaliere dello Spirito Santo nel 1619 e maresciallo di Francia nel 1621, si distinse nella guerra contro gli ugonotti a La Rochelle e nelle spedizioni in Piemonte, a Saluzzo, Susa e Pinerolo, fino ad ottenere il comando delle armate francesi in Italia. Dopo l’improvvisa morte a Breme, il suo corpo fu accompagnato dagli ufficiali francesi a Casale per i funerali e posto in una cassa venne sepolto in Delfinato nella tomba del connestabile a Lesdiguières. Sfogliando l’ampia biografia scritta dallo storico francese Nicolas Chorier (1612-1692) e pubblicata a Grenoble nel 1683 apprendiamo che la causa della morte sarebbe stato il proiettile nemico che fatalmente colpì il braccio che reggeva il cannocchiale e poi lo stomaco, facendovi entrare la Croce dell’Ordine del Santo Spirito, di cui mai si privava, che gli portò via il cuore, e non si trovò più nulla. L’insegna del più prestigioso ordine cavalleresco della monarchia francese fu invece casualmente ritrovata nei primi anni del Novecento sull’argine di Breme da Temistocle Avalle e studiata dal dott. Flavio Valerani. Una preziosa onorificenza e un percorso naturalistico Il “Viaggio” inizia con l’arrivo in redazione del prof. Giuseppe Castelli, assessore alla cultura a Candia e nostro affezionato lettore, che ci porta per recensione un libro dalla copertina blu sui fatti d’armi in Lomellina del giornalista Umberto De Agostino. Una miniera, di piacevole lettura e con un imponente corredo iconografico. Lo sapevate ad esempio che Annnibale sconfisse a Velezzo -tra i torrenti Agogna ed Erbognone-le truppe di Scipione (il comandante romano, ferito, venne salvato dal figlio colui che con il soprannome l’Africano sconfisse poi il Cartaginese), Nella zona altri importanti fatti d’arme soprattutto nel 1859, ma non possiamo puntare su tutto e ci intriga la storia di un maresciallo di Francia, Crequì, ucciso a Breme. Appuntamento quindi in una nebbiosa mattina d’inverno al municipio di Candia dove l’assessore Castelli ci presenta subito l'auore, Umberto De Agostino. Si decide di andare a Breme dopo aver avvisato il sindaco Francesco Berzero. Il primo cittadino, persona intelligente e sempre disponibile, ci aspetta davanti al Municipio (che fa parte del complesso abbaziale di San Pietro, oggi aperto alle visite turistiche) con l’assessore alla cultura Carlo Bocca Spagnolo. Partiamo per l’argine alla ricerca di tracce dell’assedio seicentesco. Prima tappa al “Cascinino cricri”, che ospitò i francesi. Duecento metri e siamo sull’argine, De Agostino ci indica sotto di noi il boschetto della “gaba” che nasconde Breme: “Il maresciallo alzò il cannocchiale qui per vedere le fortificazioni spagnole e venne colpito, quasi per caso... Lo soccorsero e caricarono su una barca, il Po è alle spalle ma era già morto”. Da sottolineare l'importanza del grande fiume, quasi un'autostrada che portava in poco tempo da Casale a queste zone e viceversa. Quando il lato di Po del castello (di Casale) sarà restaurato proponiamo l'dea di un dispaccio postale fluviale (avevamo ideato un Casale-Valenza da presidente dell'Ente Manifestazioni, ricordati nei libri dul Po....) fino a Breme, per la storia in ricordo del nostro sfortunato maresciallo di Francia (non era proprio la sua giornata). Ci raggiunge il vice sindaco, l’avv. Gianluca Abbate, con un prezioso saggio di Flavio Valerani intitolato “Croce dell’antico ordine cavalleresco ritrovata a Breme di Lomellina”, pubblicato nel 1910, saggio trovato al mercatino dell’antiquariato di Casale. Ricorda appunto quando durante lavori di rafforzamento dell’argine brillarono gli ori e le pietre preziose dell’onorificenza del Maresciallo, ci piacerebbe sapere dove è ora finita. Ci lasciamo con l’impegno del sindaco di un gemellaggio storico con i paesi al di là del Po. “La salma del maresciallo fu portata a Valmacca e a Ticineto...”, poi di porre una lapide ricordo sul cascinino e un pilone ricordo sull’argine alla “gaba”; una successiva riunione con Mondo sancirà la data inaugurale: 12 maggio per Riso e Rose con nascita di un percorso naturalistico sull’argine. Farà senz'altro meno freddo. Freddo che cerchiamo di esorcizzare con un buon caffè al Bar Mafalda (dal nome della proprietaria che qui regna da una cinquantina d'anni). Lo scacciamo definitivamente al Municipio di Candia dove salutiamo Castelli e la sua preziosa collaboratrice Rita Gurian (che ricordiamo ancora nelle Fiandre...). Un bel libro, presentazioni 'Fatti d'arme e condottieri in Lomellina. Duemila anni di battaglie' è un bel libro di 224 pagine a colori firmato da Umberto De Agostino ed edito da Clematis di Vigevano. Il progetto editoriale è dell’Ecomuseo del paesaggio lomellino, cui vanno i proventi della vendita (prezzo € 15). Tra le prossime presentazioni domenica 3 marzo alle ore 16,30 all'aula consiliare del Palazzo Comunale di Candia Lomellina in Piazza San Carlo 13 e venerdì 15 marzo alle 21,15 alla biblioteca Marucchi di Valle Lomellina (0384 797645). L'autore Umberto De Agostino, 44 anni, è giornalista pubblicista. Si è laureato in Scienze Politiche, indirizzo storico-politico, presso l’Università degli Studi di Pavia, con una tesi sul movimento socialista a Pavia e in provincia dal 1894 al 1904. Già direttore del settimanale 'Informatore Lomellino' di Mortara, oggi collabora al quotidiano 'La Provincia Pavese' e al periodico Il Vaglio. È direttore del mensile 'Lomellina' in comune e del periodico 'Cilavegna è... non solo asparagi'. Ha scritto vari libri di storia locale (Valle Lomellina, Ferrera Erbognone, Rosasco, Valeggio Lomellina, Semiana, Pieve del Cairo) e di cultura contadina con il Circolo Culturale Lomellino Giancarlo Costa. FOTO. Il sopralluogo al “Cascinino cricri”

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