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Comune di Castelletto Merli

Vandalizzata l'edicola della Madonna a Guazzolo

Distrutta la statuetta e danneggiata l'edicola religiosa

Danneggiata l'edicola: a terra la statuetta fatta a pezzi

“Perché?”. E’ questa la domanda che si fanno gli abitanti di Guazzolo, borgata di Castelletto Merli situata tra le colline di Moncalvo e Odalengo Piccolo, dopo aver visto le immagini ed essersi recati di persona presso l’antica edicola campestre che ospitava la statua della Madonnina recentemente vandalizzata e ridotta in mille pezzi.

Un fatto difficile da accettare per gli abitanti di Guazzolo e Castelletto Merli e di tutto il comprensorio moncalvese perché il brutale gesto colpisce tutti, credenti e non. “La domanda completa in realtà dovrebbe essere più complessa – commentano gli abitanti che han voluto condividere la loro frustrazione -. Forse sarebbe meglio chiedere agli autori ignoti di quel gesto le motivazioni per prendersela con un luogo che appartiene a tutti: di certo non solo a chi ha fede cristiana ma anche semplicemente a chi quell’edicola l’ha costruita e custodita nel tempo o anche solo a chi è transitato qualche volta da quelle parti. Un bene di tutti, da rispettare, come ogni bene del resto. Ma poi arriva un giorno e tutto viene spazzato via in pochi istanti grazie alla crudeltà gratuita di qualcuno. Forse per noia esistenziale, forse per mostrare il coraggio di prendersela con una statua sacra. Magari registrando pure la scena per diffondere orgogliosi il risultato di una ‘moderna’ prova di forza (o debolezza?) fra chat e bacheche virtuali, come nelle più inspiegabili challenge social di oggi”. 

I fatti si collocano a poche centinaia di metri dall’abitato di Guazzolo, dove, da tempo immemore, sorge una graziosa edicola dedicata alla Madonna e dotata di porticina vetrata all’interno della quale è posizionata la statua contornata dai fiori. Un luogo ameno, posizionato in un crocevia di strade campestri frequentate per lo più da passeggiatori della zona in cerca di tranquillità e contemplazione della natura. “Chi ha distrutto prima il vetro e poi la statuetta lasciandola in mille pezzi sul prato certamente doveva sapere dell’esistenza di questa piccola costruzione, lontana da case e strade di passaggio. E ha architettato tutto”, pensano gli abitanti della zona.

Coloro che a quel luogo sono affezionati, infatti, non accettano il termine “bravata”. “Non si può arrivare a giustificare tutto come bravata. Altrimenti nulla ha più senso”, è il pensiero di alcuni. 

E infatti il senso non lo si trova. “Quello che invece si prova eccome è un senso di ferita profonda. Quell’edicola era ed è di tutti: del territorio, della storia. E’ energia del passato che vive nel presente, è sostegno e speranza, è arte di valore economicamente forse piccolo ma emotivamente molto grande”, proseguono i cittadini. Qualcuno arriva a pensare che, per quanto esistano guerre, malattie e altre cose ben peggiori, se non ci si sconvolge dinanzi un gesto simile si capisce anche come qualcuno possa aver avuto il pensiero e la capacità di farlo davvero.

“L’autore o gli autori – ammoniscono gli abitanti - non si sentano eroi, né ‘alternativi’, né moderne star mediatiche di oggi. Non si sentano forti ma deboli. Si sentano incapaci di divertirsi realmente, si sentano non rispettosi del luogo dove vivono e che probabilmente da loro le condizioni di vita di cui beneficiano. Di questa brutta storia ancora senza nomi e cognomi resta l’altrettanto brutta immagine di una cappella violentata nel segno della non civiltà e di una Madonnina fatta in brandelli”.


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