Sottoposta nel Duecento alla giurisdizione del vescovo di Asti, poi dal Trecento a quello di Acqui, la comunità di Cuccaro appartiene dal 1806 alla diocesi di Casale, dopo un breve periodo di dipendenza da quella alessandrina,
soppressa da Napoleone nello stesso anno.
Risale alla fine del Cinquecento la presenza a Cuccaro del primo prevosto (“praepositus”), nella persona di don Alessandro Colombo, seguito da don
Pietro della Chiesa di Acqui (1591-1594). Mentre solo nel 1666 compare nei documenti la chiesa parrocchiale di Santa Maria della Battaglia (“Santa Maria de Praelio”) che in quell’anno fu demolita perché pericolante.
Poco prima era stata siglata la pace tra Spagna e Francia, a chiusura del lungo periodo di guerre devastanti nelle terre monferrine, come ricorda Pietro Canepa nella terza edizione di “Cuccaro: c’era una volta... Storia di un piccolo borgo del Monferrato all’ombre del castello dei Colombo”, pubblicato dalla Tipolitografia Battezzati di Valenza nel 2004.
“Approfittando delle strade tranquille,
ormai sgombre dalle soldatesche di ogni paese, anche il Vescovo (di Acqui) esce dalla sua… Curia, fa attaccare i cavalli e viene in visita a Cuccaro”.
Era il 27 ottobre 1664, quando mons. Giovanni Ambrogio Rienti, accompagnato da don Michele Giacinto Colombo “constata che la chiesa è pericolante, per cui invita la popolazione ad iniziare la costruzione di una nuova chiesa; firma i registri parrocchiali e dà un cicchetto al parroco perché li aveva scritti in italiano, per cui d’ora innanzi il nostro prevosto li stilerà in forbito latino, anche se in grafie
da rompi-capo”.
Da quel momento le funzioni parrocchiali vengono trasferite presso la cappella gentilizia di San Michele, fatta edificare dal conte Michele Francesco Avellana,
marito di Cinzia Colombo, “per maggior comodità e sicurezza” dei signori del castello, per evitare quanto accadde al
cavalier Luc’Antonio Colombo che “nella chiesa fu empiamente ammazzato e trucidato” nel luglio 1599.
Dopo un lungo contenzioso tra
la comunità e i feudatari a causa
degli oneri di ricostruzione,
seguito dai vivaci contrasti tra i
consignori per l’assegnazione
dei banchi, finalmente il 16 novembre
1676, ultimati i lavori, si procedeva alla solenne benedizione della parrocchiale, che già nel 1729, a poco più di mezzo
secolo di distanza, rese necessarie
ulteriori opere di consolidamento,
prima dei radicali interventi
ottocenteschi effettuati
nella chiesa, sotto il nuovo titolo
della “Beata Vergine Maria Assunta
in Cielo”.
Promotore dell’ampliamento della parrocchiale (con l’aggiunta di due navate laterali) e della canonica, della costruzione
dell’organo e dell’apertura del nuovo cimitero, fu don Francesco Toso di Tonco, per trent’anni parroco di Cuccaro (1834-1863), seguito da don Evasio Tribocco di Cereseto, che nel suo ancor più lungo mandato (1863-1901) completò l’opera del precursore con la costruzione del coro, dei coretti laterali e della sacrestia,
portando la chiesa nella forma
e nelle dimensioni attuali.
Dionigi Roggero
SUI PONTEGGI CON LA PAGELLA RESTAURI
Arriviamo a Cuccaro da Mirabello, per una
strada un poco insolita, verso Annibalini per un tratto, poi su una rotabile sterrata che giunge alla antica pieve di San Giovanni di Mediliano, un luogo per noi sempre magico, quindi, tra i noccioleti che han sostituito i vigneti, salita a Lu contrapposta a Conzano e, in un amen, Cuccaro.
Davanti alla chiesa parrocchiale ci attendono Luca Pagella, con la moglie Stefania Dolce, collaudati restauratori e Luciano Buscaglia del Consiglio
economico parrocchiale.
Entriamo. Nella prima cappella di sinistra, ecco il cantiere dove si sono fatte importanti scoperte, saliamo il ponteggio (quante volte... questo
almeno è basso, il top lo abbiamo raggiunto con la torre di Casale, eravamo con Paolo Ferraris, ma non erano male anche quelli di Santa Caterina con Vignoli e dell'Addolorata con un Pagella in brache corte...).
Torniamo a Cuccaro. Sponsor dei lavori sono le due fondazioni Crt e Cral. Affreschi scoperti sotto l’intonaco sembrano dei monocromi di buona mano, i restauri han portato in luce fino ad oggi un San Giacomo minore e San Tommaso.
Probabilmente sono stati realizzati nel corso dell’ampliamento del 1838.
Scendiamo dal ponteggio e apprezziamo
nelle navate i dipinti dell’Ivaldi, un pittore
acquese che contemporaneamente lavorava alla vicina conzanese Villa Vidua, ma la cappella della Sacra Famiglia ha bisogno urgente di restauro.
Ammiriamo ancora una Sant’Apollonia del
Guala, del 1676.
Chiusura del “Viaggio” dal piazzale Colombo con il pietrone-lapide datato
1992, dove si gode un gran panorama
incominciando da Camagna.
Luigi Angelino