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La Madonna del latte, grande scoperta pittorica

La chiesa del Convento dei Serviti di Vignale, esempio bellissimo di architettura romanico-ogivale piemontese, è stato dichiarato monumento nazionale. E' certamente, con il castello Callori, la principale testimonianza di un passato ricco di storia. Tutto nasce dalla donazione fatta dai signori Cornachia il 23 luglio 1465 ai padri Serviti di una antica chiesa di Santa Maria situata in località Monterotondo nella zona sud del paese. Qui i Servi di Maria costruirono nella seconda metà del quattrocento il convento accanto al quale fu eretta la nuova chiesa oggi conosciuta come «chiesa del convento» o dell'Addolorata. «Nella chiesa "del Convento" di Vignale, il grande edifi­cio cinquecentesco sorto per una comunità di Serviti, è emer­so nell'agosto 2006 da sotto lo scialbo un affresco del tutto inedito e di grande qualità: una Madonna col Bambino in trono, con gli angeli musicanti, che ha la buona ventura di essere firmato (JOHANES DE CRESENTINO PINSIT) e di portare il nome dei committenti (IOHANES ET JACOBUS DE TONSIS FECERUNT F[IERI] HOC OPUS)». Così scrive Alessandra Guerrini nel saggio "Giovanni da Crescentino a Vignale: un nuovo pittore nella bottega spanzottiana", pubblicato lo scorso anno sul fascicolo I, volume XXXVI, della rivista "Studi Piemontesi". E a proposito dell'inedito affresco l'ispettrice della Soprintendenza aggiunge: "Manca purtrop­po una data che avrebbe potuto fissare un punto molto inte­ressante nella storia della pittura in Piemonte. I committen­ti, invece, potrebbero essere una famiglia locale, forse imparentata con quella di Scandeluzza che risulta ricevere privi­legi dai marchesi di Monferrato tra la seconda metà del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento». Si tratta di un'opera di grandi dimensioni e di colori vivaci raffigurante una "Madonna in trono con Bambino", più nota come "Madonna del latte", che si può considerare un «piccolo unicum della pittura cinquecentesca in Piemonte». Ideato dalla pittura senese del Trecento, il tema si è sviluppato secondo la linea direttiva della cosiddetta «sacralità umanizzata», come l'ha definita mons. Gianfranco Ravasi. Forse l'affresco di Vignale si è miracolosamente salvato (ricoperto dalla calce?) dai pesanti interventi della censura controriformista che riteneva imbarazzante e sconveniente la raffigurazione del soggetto. Fu realizzato da un artista «del tutto sconosciuto nella galassia dei pittori di primo Cinquecento" probabilmente tra il 1505 e il 1510, negli anni in cui venne ultimata la costruzione della chiesa, con la committenza della famiglia Tonso, la cui presenza è documentata dalle carte d'archivio della comunità di Vignale tra il Quattrocento e il Cinquecento con un "Georgius de Tonso" (capofamiglia presente in un atto del 1402) e un "Andrea Tonso", quest'ultimo sindaco del paese monferrino nel 1556. Ma finora nulla è emerso sui committenti, Giovanni e Giacomo Tonso, sulle ragioni del finanziamento dell'opera e neppure sulla famiglia, di probabile origine torinese, i cui esponenti sono attestati (con differenti stemmi araldici) come conti di Vallanzengo (provincia di Biella), consignori di Cocconito e di Montiglio oppure come consignori di Scandeluzza, ma con ramificazioni a Milano e a Cremona. DA UN OCCHIO UN AFFRESCO... Un occhio si è «allargato» ed è diventato uno splendido affresco della «Madonna del Latte» contornato da due angioletti musicanti e affascinanti grottesche.... L'occhio lo intravedemmo una prima volta il 21 luglio 2004 nel corso di un «Viaggio d'autore» a Vignale nella navata destra della chiesa del Convento. Ora a distanza di tre anni in un freddo pomeriggio di gennaio il parroco don Pier Luigi Acuto ci permette di ammirare il risultato di un primo restauro che ha fruttato una grande scoperta per il patrimonio artistico piemontese (bottega spanzottiana dell'inizio del Cinquecento?). Quel lacerto di dipinto (l'occhio) venne scoperto da saggi stratigrafici compiuti dalla Novaria restauri in occasione di lavori di consolidamento della chiesa danneggiata dal terremoto, compiuti dalla ditta Tento di Lu Monferrato. La pulitura poi di tutta la parete interessata ha portato all'attuale scoperta. Da aggiungere che sono stati fatti a questo punti saggi sugli intonaci di tutta la chiesa ma l'unico affresco rimane la «nostra» Madonna che è già, ripetiamo, una grande scoperta. Ora il passo successivo: un progetto di fissatura e restauro che sarà condotto da Beatrice Coppo di Gabiano (di origine vignalese) e Raffaella Bianchi di Bruino. Una prima sponsorizzazione sarà del Lions di Vignale (aveva promozionato il service in una recente serata che aveva visto come oratore il prof. Roggero). Tra le altre iniziative pro-restauro un calendario realizzato dal geom. Ernesto Accornero per conto di parrocchia e Pro Loco cui possono continuare ad affluire eventuali offerte, i contributi possono essere finalizzati anche a completare i lavori nella chiesa un edificio sacro che per ora è aperto ufficialmente tre volte all'anno: venerdì santo, Corpus Domini (con processione) e novena della Festa della Madonna (15 settembre), visite guidate sono però condotte, con il permesso del parroco, da Franco Cabrini della Pro Loco. Una chiesa suggestiva con la sua facciata gotica anch'essa restaurata. Oltre all'affresco da vedere senza dubbio il coro ligneo intarsiato, firmato da Baldassarre Gallo da Racconigi 1512), con venti posti divisi da bracciali (guardare le volute...), in due pannelli sono raffigurati S. Francesco e S. Antonio. Il leggio ha da una parte una «S» terminante con teste barbute da cui spunta un giglio fiorito dentro a una corona marchionale, dall'altra un testo musicale, un angelo, un gallo e la firma. Per finire ci scaldiamo il corpo in casa parrocchiale con una bevanda calda (aromatica ai frutti tropicali) e lo spirito uscendo sulla balconata a lato parrocchiale osservando il sole che tramonta sul Monviso e illumina il gruppo del Rosa. Che bel Monferrato, anche in inverno! Luigi Angelino FOTO:l'interno della chiesa, l'affresco ritrovato e particolare del coro

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Michele Castagnone

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