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  • 05 novembre 2024
  • Casale Monferrato

Alluvione in Monferrato

Trent’anni fa un inferno d’acqua: fango, danni, comunità evacuate

Tra sabato 5 e domenica 6 novembre 1994 la piena di Po allaga i Comuni da Crescentino a Terranova

“Inferno d’acqua, paesi evacuati”. Un titolo eloquente quello della prima pagina de “Il Monferrato” di martedì 8 novembre 1994. Due giorni prima l’alluvione che ha messo in ginocchio le comunità in sponda sinistra del Po: da Crescentino a Trino, da Morano a Balzola a Villanova, fino a Casale e Terranova. 

«Centinaia di senza tetto, persone isolate, mancano luce e gas, collegamenti in tilt» e «miliardi di danni», l’altro titolo che ben sintetizzava il drammatico scenario di questo angolo di territorio. Le prime emergenze segnalate già nella notte di sabato 5 poi domenica l’acqua ha invaso interi centri abitati.

Abbiamo ripercorso quei tragici momenti... Le fortissime precipitazioni abbattutesi il giorno precedente fecero salire vertiginosamente il Po, salito a quattro metri oltre il livello di guardia. A Casale, sotto il ponte stradale, la punta massima fu di 4 metri e 50 oltre il livello di guardia. Difficoltosi i trasferimenti su tutte le strade.

Le prime chiamate per i Vigili del Fuoco di Casale giunsero dalla zona delle baracche, in riva al Po, all’alba di domenica, e da Pobietto. A Trino, dove saltarono subito i collegamenti telefonici ed elettrici, il Po invase il centro abitato. Nelle zone periferiche l’acqua arrivò a due metri, in centro a un metro e mezzo. A Crescentino due ragazze persero la vita sul gommone dei Vigili del Fuoco che si era recato a recuperarle dal tetto della loro abitazione, in frazione Galli. Alcuni centri abitati, come Pobietto e Due Sture, e molte case rimasero isolate. Centinaia i senza tetto; diversi gli ordini di evacuazione firmati dai sindaci (a Terranova, a Morano, a Bozzole, a Brusaschetto Basso di Camino), anche se gli abitanti in molti casi preferirono non abbandonare le proprie case. Le persone che lasciarono le proprie abitazioni furono ospitate nelle case di parenti o nelle scuole; a Casale furono messe a disposizione le aule delle scuole elementari IV Novembre e Martiri della Libertà, con le rispettive mense. 

Impraticabili la Casale -Torino e la Casale - Vercelli, così come la Casale - Alessandria; la Casale. In tilt anche il traffico ferroviario con la massicciata nell’area di Oltreponte sospesa nel vuoto. 

A Casale i momenti di maggiore apprensione furono per l’argine del Ronzone e quello di Morano, dove intervennero i militari dell’Esercito per rinforzare gli argini stessi con sacchi di sabbia. Chiuse alcune scuole e diverse fabbriche. 

Molte le località rimaste privi dei servizi: mancarono luce, telefono, gas e acqua. Numerosissime le abitazioni al freddo. A Verrua Savoia si bloccò la centrale di pompaggio dell’Acquedotto del Monferrato, che serve praticamente tutti i Comuni (oltre 100).  Grande l’impegno dei venticinque Vigili del Fuoco del distaccamento di Casale, senza la possibilità di rinforzi dirottati in altre città colpite in modo più grave, fecero l’impossibile, cancellando i turni di riposo, per affrontare una situazione di emergenza che, con il trascorrere delle ore, si fece sempre più grave. Ma fu grande l’impegno da parte di tutti: volontari, personale del Comune, militari dell’esercito, Magistrato del Po, Polizia, Vigili Urbani, tecnici e autisti dell’AMC, Carabinieri, Croce Rossa, Croce Verde, sommozzatori e tanti altri.

i servizi su "Il Monferrato" di martedì 5 novembre

 


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Nicola Pondrano

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