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I 200 anni di Marietti

La meravigliosa e appassionante vita di stamperia e casa editrice

Da Oltreponte di Casale Monferrato

Caro direttore, ho letto l’articolo sulla demolizione della ex Marietti, e ho osservato con dolore le macerie di quella che è stata per molti anni la mia casa (si, abitavo con mia madre Eugenia e mia sorella Anna sopra lo stabilimento grafico).
 
Quelle macerie provengono da uno stabilimento che fu fondato capannone dopo capannone da mio padre Annibale Marietti, durante l’ultima guerra, quando ricostruì eroicamente la stamperia Marietti, bruciata a Torino in via Legnano per una bomba durante l’ultima guerra. Pochi mesi dopo la mia nascita (lì, in via Adam 15) mio padre fu travolto da un camion: mia madre con il fratello “lo zio Gugù” e da Torino lo zio Gian continuarono a costruire e continuare l’attività editoriale e di stampa. Intorno c’era il nulla, solo prati e boschi: l’Oltreponte non esisteva ancora. Ricordo il grande portone che alle 5 del mattino si animava con le voci delle operaie e degli operai del primo turno, e alle 10 di sera tutto tornava silenzioso.
 
Ricordo i cari volti dei compositori coi caratteri in piombo, che da quando avevo 7 anni mi insegnavano i primi rudimenti dell’arte tipografica (bisognava bere molto latte per evitare i pericoli del piombo). Ricordo le Linotype, e le Monotype, e le grandi macchine tipografiche Miller arrivate dall’America, poi le offset e tutti i complessi macchinari della legatoria.
Ma soprattutto ricordo i tanti lavoratori e lavoratrici che con passione sfornavano messali e breviari in latino che poi partivano per tutto il mondo per conto del Vaticano.
 
Mia madre lavorava 10/12 al giorno, sabato compreso: decisi che era tanto, forse troppo, così studiai per diventare ingegnere chimico, per tentare altre strade. Ma terminati gli studi, fui subito intrappolato nella meravigliosa e appassionante vita di stamperia e casa editrice: non per niente i Marietti erano editori da 200 anni! Ma quando ritornai, la vita lavorativa era cambiata: il Concilio Vaticano aveva “cancellato” il latino, e quindi il lavoro di tutta “la Marietti”. Le macchine erano quasi ferme, ma la famiglia Marietti non seguiva le regole del capitalismo: tutti gli utili mai distribuiti alla famiglia, erano accantonati in Vaticano. Furono utilizzati per continuare a pagare le maestranze, nessuno fu mai messo da parte, nessuno fu lasciato a casa.
 
Intanto mia madre con l’appassionato e incredibile aiuto del giovane don Luciano Pacomio davano vita ad una “primavera liturgica in italiano” e ad una “nuova” teologia, oltre ad una importante nuova linea scolastica. Ma la nuova attività e produzione editoriale non erano sufficienti per far ritornare gli antichi frenetici ritmi dello stabilimento grafico. Le riserve finanziarie depositate in Vaticano della famiglia Marietti alla fine terminarono.
 
Tramite don Pac contattai un gruppo di finanziatori genovesi, credo (ora) attratti da una parte dalla grande struttura immobiliare, dall’altra dal fascino di 200 anni di storia editoriale. Così la famiglia Marietti (11 eredi) cedette la sua vita, senza avere denaro o altro in cambio, se non la soddisfazione di non aver mai lasciato nessun collaboratore per strada, neppure nei momenti più bui. La nuova proprietà spezzò in tre parti la gloriosa Marietti: la parte editoriale liturgica e teologica fu trasformata in altro tipo di editoria, e fu trasferita a Genova.
La editoria scolastica fu ceduta alla UTET col marchio Marietti Scuola. La parte industriale e immobiliare fu ceduta dalla nuova proprietà genovese e fu trasformata in Poligrafico Piemontese, inserendola in un ampio complesso industriale. E quando il Poligrafico Piemontese (cioè l’ex Stabilimento Grafico Marietti) non servì più, fu chiuso. Fine. Ma l’ampio patrimonio immobiliare rimase lì per moltissimi anni, in attesa di destinazioni forse più vantaggiose.
 
Io intanto avevo fondato con tre persone una nuova casa Editrice, la Piemme, che avevo poi trasferito a Milano, poi avevo iniziato un’altra avventura imprenditoriale, Atlantyca Enterteinment (Geronimo Stilton e molto altro). E ora guardo con malcelato orgoglio mia figlia Caterina che prende in modo autonomo il testimone editoriale della famiglia Marietti con la sua BAO Publishing. Intanto la Marietti Editori di un tempo passa di mano in mano, aggiungendo un suffisso 1820 che spetta solo alla famiglia dei Marietti (la Marietti Editori come società è stata fondata nel 1944). Ora è solo un marchio, di proprietà di un gruppo editoriale bolognese.
 
Notizia recente: ho iniziato una nuova attività editoriale con il marchio Marietti Junior: il vizietto di famiglia di aprire case editrici è più forte di noi!
Mantengo le mie radici monferrine, e sono spesso a Terruggia. Ma quando vengo non passo mai da Oltreponte, troppi ricordi, troppa tristezza, specialmente ora che, dopo le macerie che ho visto sul vostro glorioso giornale, sulla “ex Marietti” si piazzerà un supermercato (a quanto ho capito).
Ho scritto questa lettera perché credo che questa storia non sia molto conosciuta.
 

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