Appuntamento (venerdì 20 agosto 2010) davanti al monumento alla Difesa di Casale con l’assessore Nicola Sirchia e l’arch. Caterina Brezza.
Il monumento ricorda un momento importante e glorioso della città nel marzo 1849.
Sotto la pioggia siamo davanti al castello. Sirchia, come assessore ai lavori pubblici, e l’arch. Brezza, come responsabile dei lavori per conto del comune, sono le persone giuste per fare il punto su quello che è il più complesso (e costoso) restauro civile della città ma che, ne siamo certi, rappresenta un grosso investimento sul futuro turistico.
Da poco tempo sono stati tolti i ponteggi che contornavano la porta di ingresso lato piazza.
Biancheggiano, in alto, i due stemmi marmorei, la ripulitura ha messo in evidenza che erano nati colorati. Sono emersi anche i resti della torre carraia e le guide del ponte levatoio, e sulla sinistra una gronda per lo scarico dell’acqua in pietra. Rimane ancora da ricucire il mattone in un tratto di mura del torrione crollato venti giorni prima dell’inaugurazione (21 marzo 2009).
Entriamo nel castello, all’ingresso sono tornati in luce fascioni dipinti con tralci d’uva, un antico stemma dei Gonzaga. e resti di insegna di altre famiglie, su una lesena colonne tortili. Si vede nel muro a lato portone l’arco del mattone che indicava un tempo la porta pedonale. Il primo cortile, o cortile d’onore è un bel vedere con le sue grandi colonne sul lato sinistro (rimane il mistero dello stemma aleramico). E’ contornato dalla sede dell’enoteca, dalla manica lunga già molto ben utilizzata per mostre e conferenze. Di fronte all’enoteca la biblioteca ragazzi intitolata a Lele Luzzati. La scala centrale porta alla cappella, entriamo: stucchi e scritte danno ancora l’idea della importanza storica di questo edificio che ospitò grandi personaggi delle dinastie dei Paleologi e dei Gonzaga.
Riportato all’antico splendore è un elemento utilissimo per il futuro del maniero tant’è che, come vedremo, si cercherà di anticipare al massimo il suo restauro. Passiamo al secondo cortile o di Po, sulla sinistra l’accesso ai sotterranei, top delle visite guidate; noi saliamo sugli spalti già in gran parte impermeabilizzati con un lungo quanto oscuro lavoro (i vecchi mattoni sono stati tolti e rimessi uno ad uno); scorriamo dietro l’altana dove sono venuti alla luce lacerti di affreschi, era detta la galleria dei Gonzaga perchè per un certo periodo ospitò i famosi arazzi della dinastia mantovana, in una sala un militare dalla buona mano ha riprodotto paesaggi immaginari.
Torniamo verso il lato mercato Pavia per ricordare che è stato risanato un terzo del primo piano ed è già stato utilizzato alla grande per Casale Capitale e Golosaria di Massobrio, vediamo le altre sale del primo piano con un po’ di circospezione perchè i soffitti lignei del cinquecento sono tutti crollati, scendiamo, per una piccola scoperta: tra gli impianti destinati ai servizi alcuni proiettili in pietra, ricordiamo quando il progettista dei primi restauri, arch. Flavio Conti, li trovò interrati nel corso dei lavori, risalgono all’assedio del Trecento. E adesso il futuro prossimo.
Stanno andando in appalto i lavori del 4° lotto, riguardano il primo e il secondo piano del cortile d’onore verso mercato Pavia e sopra l’enoteca. Importo un miione e settecento mila euro, base d’asta. Destinazione d’uso uffici e servizi per la biblioteca Il 5°, lotto, mantenuto, dai predecessori, riguarda la cappella e due torrioni. La sala è polifunzionale. bella l’idea di un “caffè letterario” con collegamenti da una parte sugli spalti e dall’altra sul mastio. Nei torrioni del pian terreno, con accesso dall’ingresso e dal cortile a fianco dell’attuale enoteca, ci saranno le sale degustazione. Saltati per ora i lotti 6-7 (arredi e perimetrazione) si passa al lotto 8° che vede il restauro del cortile lato sud e della manica sud. Troveranno spazio la biblioteca, depositi, sale lettura. Nel torrione piano terra ci sarà l’emeroteca.
Dice Sirchia: “Il cortile occidentale avrà una destinazione turistica, con servizi di accoglienza e sarà la porta d’accesso al castello e alla città, senza dimenticare la biblioteca”.
E’ una novità. Si crea proprio un nuovo percorso con parcheggio dal Ronzone la porta di Po, la visita al castello, l’uscita opposta con un itinerario protetto in piazza Castello che porta verso via Saffi e il centro città.
Dionigi Roggero
CASTELLO TOUR, PRESENTE E FUTURO
“Durante la breve campagna che conclude la I guerra di indipendenza, dopo la battaglia di Novara (23 marzo), i cui echi non sono pero ancora giunti in zona, la mattina del 24 marzo una divisione austriaca al comando del generale Wimpffen, proveniente dalla Lomellina, si spinge fin sotto Casale fermandosi sulla sponda opposta del Po. Wimpffen chiede la resa del castello per assicurarsi il controllo del fiume e non è disposto a trattare separatamente per
quella della città, che considera un semplice ‘accessorio’ della fortezza”.
Così scrivono Antonino Angelino e Gregorio Paolo Motta nel saggio intitolato “Il castello di Casale: assedi e fatti d’armi”, pubblicato sul n. 21 (dicembre 2009) della rivista dell’Associazione Casalese di Arte e Storia.
E poco dopo aggiungono: “Al rifiuto del governatore del castello, barone Alessandro Solaro di Villanova, di capitolare, si aprono le ostilità. Si sentono impegnati a parteciparvi pure la Guardia Nazionale e i cittadini; lo faranno in effetti erigendo barricate alle porte urbiche, tenendo sgombro il ponte sul Po con fuoco di fucileria, compiendo addirittura una puntata offensiva oltre il fiume. Chiaramente la difesa più efficace viene sviluppata dall’artiglieria del castello, consistente in 8 vecchi cannoni e 4 obici, coi quali si risponde con precisione al tiro dei pezzi nemici, che, diretto inizialmente contro la fortezza, viene presto esteso, come ritorsione per l’apporto dato dai Casalesi alla difesa, anche all’abitato. I combattimenti hanno fine nel pomeriggio del 25 marzo quando gli Austriaci chiedono di parlamentare con il governatore del castello per annunciargli che si ritireranno oltre la Sesia, essendo giunta loro notizia che era stato firmato l’armistizio con il quale si poneva fine alla guerra”.
Un fatto d’armi importante nella storia cittadina con il castello di Casale chiamato, per l’ultima volta, ad interpretare l’arduo ruolo di difesa dalle aggressioni provenienti dalla pianura e dal grande fiume.
“Essendo Casale - concludono gli studiosi - un nodo rilevante nell’ottica di una difesa del Piemonte dall’Austria, da giocare proprio sul tratto di fiume che va da Bassignana a Casale appunto, negli anni immediatamente successivi l’antica fortezza sarà giudicata non più idonea a svolgere da sola quel ruolo. Si punterà quindi, nel ‘decennio di preparazione’, a rifortificare l’intera città, ricorrendo non soltanto al potenziamento della cinta muraria ma alla creazione di un articolato sistema di opere ‘esterne’ e opere ‘staccate’”.
Luigi Angelino