Cementi Rossi e l'archeologia industriale: interviene il presidente di OperO Foresto
E' di martedì 9 febbraio la notizia che la Cementi Rossi ha manifestato l’intenzione chiudere lo stabilimento di Ozzano Monferrato, determinando così “l’ultimo atto “ di quella che a buona ragione può definirsi l’epopea dell’industria della calce e del cemento nel nostro paese.
Oggi le esigenze del mercato “consigliano” alle industrie di trasferirsi dove la condizione produttiva è più competitiva il che porta a scelte occupazionali dolorose.
Il problema più pressante è certamente il futuro delle 12 famiglie direttamente interessate al provvedimento nonché la ricaduta negativa sull’economia dell’intero territorio.
Capisco: la preoccupazione è forte e addolora.
Capisco anche che possa preoccupare il futuro degli edifici che, una volta dismessi, andranno ad aumentare il già ricco patrimonio di Archeologia Industriale presente in Ozzano, con tutti i problemi gestionali che tale presenza comporta già a tutt’oggi.
Mi permetto però, a tale proposito, di far notare che quello che a prima vista può sembrare un Handicap, se ben sfruttato può diventare elemento di ricchezza.
Sono tanti gli esempi in Europa e in Italia in cui si è saputo “capitalizzare” quelli che, a torto, troppe volte vengono definiti “ecomostri post-industriali”. Ne cito alcuni: il Lingotto a Torino,
la ex –Carpano, sempre a Torino che ora ospita Eataly, centro dell’eccellenza enogastronomica italiana, il Museo del Tessuto di Prato, il Sito Geominerario del Sulcis in Sardegna, l’Arsenale, il Mulino Stucky a Venezia, la Gare d’Orsay a Parigi, e l’elenco sarebbe veramente molto lungo, fino all’esperienza a noi vicina dell’Ecomuseo del Freidano di Settimo Torinese insediatosi nel complesso molitorio dell’800 noto come “Mulino Nuovo”.
Da vari decenni ormai l’Archeologia Industriale è disciplina di studio; nata dall’esigenza di recupero e riutilizzo dell’esistente contrapposto all’esasperata cementificazione del territorio ed unita al riconoscimento del valore storico-culturale nonché tecnico dei luoghi dell’industria, essa apre l’orizzonte ad un futuro di sicuro sviluppo.
I siti presenti a Ozzano e nel Monferrato Casalese sono un patrimonio irrinunciabile; possono diventare , se si ha la volontà e il coraggio di farlo, luoghi dedicati alla memoria delle tante “persone che hanno passato parte della loro vita all’interno delle cave, delle miniere e degli stabilimenti” faticando duramente e , a volte, rimettendoci la vita ( e penso ad una collocazione museale adeguata per la ricca collezione di documenti, attrezzi, ,strumenti che la nostra Associazione custodisce e da troppo tempo procrastinata). Possono diventare luoghi di attrazione turistica con tutto il corollario di attività che questa vocazione comporta : questi monumenti non possono essere spostati, coloro che vogliono scoprirli devono venire qui a vederli e già stiamo ricevendo diverse richieste da gruppi interessati a visitarli.
Certo gli sforzi necessari per il raggiungimento di questi obbiettivi possono essere molto pesanti, addirittura insostenibili, se non si è convinti di questa scelta, se non si affronta il problema collegialmente, se non si cercano e si trovano i finanziamenti adeguati, se non si gettano le basi per un progetto ben definito ed oculato che valuti scientificamente ed obiettivamente cosa e come conservare, cosa e come riutilizzare, cosa mantenere e a cosa si può rinunciare, abbattendolo.
Esiste già a tale proposito una approfondita ricerca effettuata dall’Ing, Genna del Politecnico di Torino , oggetto della sua tesi di Dottorato, in cui vengono catalogati, schedati e valutati più di 130 “luoghi” di Archeologia Industriale , solo nel territorio di Ozzano; i risultati di tale studio sono stati resi noti durante la conferenza da noi organizzato il 3 ottobre 2009.
Ritengo che sia già una ottima base di partenza.
A chi di dovere e, soprattutto di piacere, l’obbligo morale di approfittarne: da parte mia e dell’Associazione che presiedo nulla viene lasciato di intentato; il nostro costante impegno nel mantenere viva l’attenzione sui tesori dell’Archeologia Industriale della calce e del cemento in Ozzano , impegno che incomincia a dare i suoi frutti, non verrà mai meno, convinti come siamo che fondamentale è rendere onore ai cavatori, mantenerne viva la memoria, godere della bellezza storica, tecnica, artistica degli edifici in cui hanno lavorato.
Speriamo che finalmente anche qualcun altro ci creda!
Ezio Foresto, Presidente Associazione Opero-Onlus. Ozzano M..- http://wordpress.opero.com