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"Madòna dal muron"

«Nel 1712 avvenne a Caresana il prodigio della "Madòna dal muron", e questa è la sua storia. Addossata alla cascina Castelletto, lungo la strada che porta a Pezzana, sorge tuttora una cappelletta dedicata alla SS. Annunziata, raffigurata in un affresco posto sull'altare, un dipinto che risale al tardo Cinquecento ed è attribuito a Bernardino Lanino. Un tempo l'immagine si trovava sul muro esterno di un vecchio edificio in regione Vadulè, e già allora godeva di grande venerazione per i miracolosi eventi che si attribuivano all'interces­sione della Vergine. Finché, appunto nel 1712, accadde un fatto ancor più straordinario: in pieno inverno - per l'esattezza in dicembre - i rami di un gelso che lambivano il dipinto presero a fiorire e produssero abbondanti frutti maturi e squisiti, tra la meraviglia della gente accorsa a constatare il prodigio». Così scrive Gianni Cerruti nel volume intitolato "I Cerruti da Caresana. Storia di un'antica famiglia piemontese", appena pubblicato dall'Artigiana San Giuseppe Lavoratore (Vercelli, dicembre 2007). Ed a proposito del singolare portento egli annota: "Si pensò allora di costruire una cappellina per conferire maggior decoro all'immagine, ma essendo quel luogo soggetto alle piene della Sesia, si preferì isolare l'intero blocco di muratura col dipinto per trasportarlo, ingabbiato in un telaio di legno e sopra un'apposita slitta trainata dai buoi, presso la tenuta Castelletto dei conti Ferraris, sistemandola sulla facciata della cascina. Allora i devoti cominciarono ad accorrere in pellegrinaggio, non solo dalle vicine Caresana e Pezzana, ma anche dai paesi dei dintorni e persino dalle colline del Monferrato, e ciascuno portava un mattone perché venisse costruita una cappella. Il piccolo edificio fu poi ultimato nel 1715 e consa­crato solennemente dai prelati venuti in pompa magna da Vercelli, tra l'en­tusiasmo dei fedeli". Naturalmente anche gli avi di Gianni Cerruti presero parte alla grande festa paesana seguita all'inaugurazione, animata da spettacoli di saltimbanchi, dal suono di trombe e tamburi, dagli spari di mor­taretti, da robuste mangiate e allegre bevute. E così, nel ricordo di quei tempi ormai lontani, l'autore dell'accurata ricerca genealogica aggiunge: "Quando mi capita di passare da quelle parti, non dimentico mai una breve sosta alla cappelletta. Le finestrelle sono soltanto socchiuse e all'interno, nella penombra, si può intravvedere l'immagine della Madonna. Allora mi viene spontaneo pensare che è la stessa icona alla quale, per secoli e per intere generazioni, si sono rivolti gli sguardi devoti dei miei avi e dell'altra gente semplice di questi luoghi, per chiederLe una grazia oppure semplicemente per ringraziarLa con una bella Ave Maria di non avere troppi guai nella vita". E allora non resta che concludere con il distico latino: "Tui moro fructus peperit sine fronde december, concepit hic solem Virgo, recessit hiems", che tradotto recita: "Dicembre, sul tuo gelso senza fronde, produsse frutti, la Vergine generò qui il sole, retrocesse l'inverno". Dionigi Roggero CARESANA TOUR- UN RICETTO DA VALORIZZARE- Appuntamento di fronte alla parrocchiale di Caresana con Gianni Cerruti autore di «I Cerutti da Caresana», di rinforzo arriva il prof. Renzo Pomati, nostro cicerone per il paese e cascine limitrofe; se la caverà benissimo forte della sua cultura: è insegnante di disegno all'istituto di Belle Arti di Vercelli e pittore. Doti che vediamo subito egregiamente in mostra alla chiesa di San Rocco «L'affresco sulla facciata l'ho eseguito 36 anni fa....», il retro è antico ma «massacrato» da un pollaio con tetto in eternit. Del resto questo non è l'unico esempio di contrasto da sanare. Il centro del centro del paese è il «ruet», l'antico ricetto, qui la prima sensazione per noi entrandovi ci rimandava a Candelo, ma quale differenza: rottami nei vicoletti (addirittura un'auto arrugginita), altane lignei e tetti dai travoni del '400 in rovina, e sì che le mura a saperle leggere rivelano decorazioni a denti di sega, finestre ogivali, addirittura i resti di uno stemma sabaudo. Un recupero, magari a lotti, restituirebbe in questo paese dalle strade squadrate (lo vedremo bene al ritorno in redazione dalle foto satellitari: è un altro sinonimo di antico lignaggio) un angolo di medioevo attira turisti. Imponente e in via di ultimazione di restauro l'edificio che un tempo aveva ospitato il castello ma dall'esterno non si notano tracce di antico. Il percorso prosegue alla «tenuta Canonica» dove lavoravano i trisavoli di Cerruti, poi proseguiamo in via Canonico Bertolone, la guida ci indica le doppie facciate di Sant'Eusebio la cui statua bianca si intravede quasi ingabbiata in una cuspide. Le vecchie case dei Cerruti ci attendono in corso Italia angolo via Garibaldi, sullo sfondo il tozzo campanile della parrocchiale (dove i Cerruti avevano banco «firmato»). Foto di rito con l'autore della corposa ricerca (disponibile per inciso alla libreria Giovannacci di Casale) mentre le indica (e le auto ci dribblano). Certo qui all'antico si sono sovrapposte delle piastrelline (ma è cosi bello il mattone) e alle finestre ci sono le tapparelle... La grossa sorpresa deve ancora arrivare. Risaliamo in auto verso Pezzana. Qualche chilometro fuori del paese, sfioriamo la cascina Scarampa, poi appare la cascina Castelletto dove siamo ricevuti dal dottor Sergio Cavagliano. Onore al merito: sta portando a nuovi splendori il grande complesso a corte quadra impreziosito all'ingresso da una chiesetta settecentesca, entriamo, sopra l'altare un affresco di alta epoca, un'Annunciazione che vuolsi leggenda popolare era stato staccato, muro compreso, da una vicina cappella (vedi articolo del prof. Roggero). Leggiamo anche una piccola lapide sepolcrale in lato sinistro: «Qui riposano le ceneri di Monaco Domenico morto il 14 gennaio 1859». Nel cortile la limoniera ci anticipa a un grande salone (era la stalla) dove il calore del mattone si associa alle luci indirette (opera di artigianato di Santo Domingo, che integrazione curiosa), saliamo nelle altre sale, ai ballatoi, tutti ben recuperati, il futuro si presta a un turismo d'elite, di conferenze, di feste, di raduni, matrimoni... Per la storia la cascina prima era dei conti Ferraris, poi del senatore Abbiati e degli Invernizzi. Cala il sole dietro il Monviso salutando una splendida giornata invernale (venerdì ndr.) e noi cacciamo il ritornante freddo con un buon caffè all'Osteria di corso Italia («cucina tipica piemontese») non senza ammirare un soffitto affrescato nell'Ottocento. Al ritorno deviazione a Terranova, la frazione di Casale segna una svolta epocale per i Cerruti: Guglielmino, bisnonno dell'autore,decide, primo della famiglia, di abbandonare Caresana e al matrimonio (1870) si trasferisce a Terranova, oggi son dieci minuti d'auto attraverso Motta, con l'incombere dell'autostrada dei Trafori, allora su un carretto per stradicciole infangate quasi un avventura... Luigi Angelino GENAOLOGIA DA CARESANA A MILANO Guglielmino Cerruti (Caresana 1847-Vercelli 1891) bisnonno dell'autore sposa nel 1870 Maddalena, poi nasce Antonio Guglielmo (zio Tugnin, 1881-1933) e la famiglia si trasferisce a Occimiano e quindi a Torreberetti dove nasce il nonno Giovanni (Giuanin 1881-1933), sposa Maria Bianchi (1905), altro trasferimento alla vicina Castellaro de Giorgi e in seguito alla cascina Trebbiano tra Torreberetti e Sartirana. Insoddisfatto probabilmente dalla campagna dopo il matrimonio si trasferisce a Novara con l'impiego di guardia daziaria. Da Giovanni nasce Guglielmo (1908-1981) e da Guglielmo, Gianni (1936) autore del volume, oggi residente a Milano ma con il cuore a Caresana, basta vedere come guarda le case degli avi... FOTO. Giuseppe Cerruti indica le case degli avi (al suo fianco Renzo Pomati), il cortile interno della cascina Castelletto e l'interno della chiesa della Madonna "dal muron" con il prezioso affresco. Nel lancio la copertina del libro da cui parte il "Viaggio" a Caresana. NOTA. Caresana si trova tra Casale e Vercelli si può raggiungere sia dalal statale che (attenti alla segnaletica) da Villanova

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Michele Castagnone

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