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Manifestazione regionale

Cella Monte affollato per la fiera del Tartufo Bianco

Non ha deluso il tradizionale appuntamento in Valle Ghenza

In tanti hanno partecipato al pranzo di domenica preparato dalle pro loco monferrine
Con una profumata trifola di 113 grammi, sul podio della 31ma edizione della fiera regionale del Tartufo Bianco della Valle Ghenza a Cella Monte è salito il cercatore Antonio Della Francesca di Settimo Torinese, accompagnato dalla prima miglior composizione (2.312 grammi) presentata da Maria Rita Rossi. Al secondo posto: il Tuber magnatum Pico di Gaetano Meauro di Murisengo (344 gr/esemplare singolo) e le pepite di Antonio Dalla Francesca (249 gr/gruppo). Terzi classificati: il tartufo di Giovanni Ronzano (240 gr/singolo) e la composizione di Leandro Cavagnolo (654 gr). In premio: 200 euro ai primi, 150 euro ai secondi e 100 euro ai terzi classificati, offerti dal Comune. In giura, l’autorevole e qualificata presenza del Centro Nazionale Studi del Piemonte di Alba, mentre la premiazione è stata curata dal sindaco Maurizio Deevasis e dl consigliere provinciale Stefano Zoccola.
 
La due giorni cellese, dedicata al Tuber magnatum Pico, è stata scandita da numerosi appuntamenti che, complessivamente, hanno attratto migliaia di visitatori, già a partire dalla giornata di sabato, con l’inaugurazione del nuovo Ostello. Al taglio del nastro, numerosi amministratori comunali, il presidente e il direttore di Alexala, il presidente dell’Ecomuseo, Carla Rondano e militari dell’arma locali. In visita, anche l’assessore regionale Vittoria Poggio. Di grande interesse, è seguito il convegno dal titolo “Una vita dedicata al tartufo” organizzato dall’agronomo Emanuele Rendo, che ha dato voce alla lunga e appassionata esperienza del trifolau astigiano Egidio Gagliardi (classe 1938), tra i pionieri virtuosi della tartuficoltura piemontese. Dal 1957, Egidio raccoglie dati puntuali dalle sue tartufaie sperimentali, registrando, in forma metodica, i movimenti idro-climatici/meteorologici, oltre che le raccolte, producendo una preziosa base di studio/analisi per Ipla e altri ricercatori.
 
Partito con una tartufaia di circa 6mila metri quadrati, il trifolau astigiano annovera oggi 40 ettari di superficie tartuficola. Ma il grande investimento è stato quello rivolto alla gestione/coltivazione delle tartufaie, tanto da registrare, negli anni, un trend di raccolta che va in controtendenza a quello generale. Infatti, di fronte ad un netto calo delle produzioni che, nei decenni, si è attestato all’80% su tutto il territorio storicamente vocato, presso le sue tartufaie, Egidio continua a trovare soddisfazione  in termini di produzione e di qualità.
 
Quale l’esempio e quali i segreti, dunque, per evitare che, presto, il Tartufo diventi un – perfetto sconosciuto? -. “Le tartufaie vanno coltivate, altrimenti il tartufo sparirà” ha detto l’esperto senza se e senza ma. “In pianura, i terreni vanno arati tra luglio e agosto, e vanno ripuliti dalla sostanza organica (foglie e rami). In collina, invece, occorre intervenire con gli scavatori, sbancando le frane, portando alla luce terreni nuovi e creando terrazzamenti. Il terreno va smosso e non deve essere evoluto. Da evitare: concimazioni (letame incluso) e il passaggio della trincia. Parimenti” ha proseguito Egidio, “i boschi vanno curati, abbattendo le piante vecchie e rimettendone a dimora delle nuove, ben distanziate tra loro per favorire l’illuminazione. Per ogni diverso areale andrà scelta una diversa specie: le Querce sono ideali in pianura, mentre i Pioppi bianchi in collina. Inoltre, il suolo deve essere il più vergine possibile per favorire il processo simbionte tra pianta e tartufo. L’umidità, poi, è preziosa: quando piove il tartufo è abbondante, diversamente scarseggia. Più interessanti sono le piogge primaverili”. Letteralmente preso d’assalto il banco gastronomico curato dalle proloco di Cella Monte, Terruggia e Occimiano, presso il quale sono andati circa mille pasti, serviti su due turni. Evento promosso col contributo della Regione Piemonte e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.

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Enea Morotti

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