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  • 20 marzo 2025
  • Casale Monferrato

Intervista

Il sacerdote polacco Janusz Surzykiewicz: «Il Beato Novarese genera umana dignità»

Docente presso la Cattedra di Pedagogia Sociale e Sanitaria

Janusz Surzykiewicz. Durante il convegno scientifico

Janusz Surzykiewicz, sacerdote polacco, è stato l’anima dell’importante Convegno scientifico dal titolo “Malattia e sofferenza come forza trasformativa? Il significato della spiritualità nella medicina e nell’assistenza”, che si è tenuto presso il Campus dell’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt, in Germania, il 6 e il 7 marzo scorsi. 

Docente presso la Cattedra di Pedagogia Sociale e Sanitaria dell’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt, don Surzykiewicz dal 2023 ha introdotto in sede accademica il pensiero del beato della nostra città, Luigi Novarese (1914-1984).

Don Surzykiewicz, che cosa possiamo dire del beato Novarese alla luce del recente Convegno?
Possiamo dire che la sua eredità spirituale ha un significato profondo per le persone nelle loro realtà quotidiane, nei loro ambienti di vita e di lavoro, e per tutti noi, per la nostra fede e per la nostra stessa esistenza. Questa eredità può anche offrire spunti importanti per la società nel suo insieme.

Che cosa intende?
Scoprire la “forza terapeutica” o “trasformativa” – ciò che cerco di esprimere nella lingua di oggi, ovvero il messaggio “salvifico” del Vangelo – significa accogliere con nuove prospettive l’opera e il messaggio di Novarese. Ma significa anche riconoscere l’inestimabile patrimonio di esperienza che tanti malati e sofferenti hanno testimoniato: un’esperienza che ha restituito loro dignità, autodeterminazione e una profonda vocazione all’esistenza. Dare voce e volto a questa realtà significa trasformare la sofferenza in un’energia vitale capace di incidere nel vissuto personale, negli ambienti più prossimi e nella società. 

Come si può fare?
È necessario che anche le comunità di fede e le Chiese cristiane si aprano nuovamente a questa missione. Il cristianesimo, infatti, è una delle poche religioni che ha “santificato” anche la malattia. Dobbiamo reimparare a vedere la sofferenza con uno sguardo rinnovato e, in questo modo, tradurre nella contemporaneità l’opera del Beato Novarese affinché continui a generare senso e speranza. Un unione di intenti che coinvolga diverse realtà. A questo proposito ci ha fatto particolarmente piacere che il vescovo di Casale, monsignor Gianni Sacchi, abbia portato il suo saluto ai partecipanti al Convegno, segno di vicinanza e unione tra l’Opera di Novarese e la sua città natale e diocesi di origine.

Ci parli del Convegno
Il pensiero e la vita del beato Novarese è stata la base su cui abbiamo sviluppato il Convegno a cui han preso parte importanti relatori provenienti da Università tedesche, italiane e dagli Stati Uniti. La malattia e la sofferenza, infatti, possono avvicinare profondamente le persone o, al contrario, spingerle verso la solitudine. Novarese comprese che l’esperienza della malattia non può essere interpretata unicamente come una disfunzione, una debolezza psicosomatica o sociale, ma che essa può aprire a una nuova dimensione spirituale della dignità umana, della speranza e della corresponsabilità.

Tra gli appuntamenti è stata anche presentata la prima edizione in lingua tedesca della biografia su Novarese “Lo spirito che cura il corpo” del giornalista moncalvese Mauro Anselmo?
Con questa pubblicazione diamo nuova voce al suo messaggio e la riportiamo in Germania dove Novarese organizzò, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, importanti incontri a Mariazell e Kevelaer in cui favorì il dialogo, come abbiamo fatto con il recente Convegno, tra scienza, medicina, pastorale e pratica assistenziale approfondendo il ruolo della spiritualità nella cura dei malati e la centralità della partecipazione attiva degli stessi.


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