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Attraverso Festival
Arianna Porcelli Safonov al Langosco con "Alimentire"
Venerdì 6 settembre alle ore 21
Dopo gli esperimenti di fisica con Vincenzo Schettini, a Palazzo Langosco arriva la scrittrice e attrice Arianna Porcelli Safonov, che venerdì 6 settembre alle ore 21 presenta “Alimentire” (biglietti euro 15, info sul sito www.attraversofestival.it), il nuovo progetto che si prende gioco dell’ossessione per la cucina gourmet; è una risata che prende tempo per celebrare il vero valore del cibo, salvandolo dalla gente che lo cucina e spiegandolo alla gente che vuole mangiarlo senza farsi riempire le orecchie col Nulla.
Michael Pollan sostiene che “per l’onnivoro, il numero eccessivo di alternative è fonte di ansie e di stress, sensazioni ignote a vacche e koala, per i quali la capacità di distinguere tra cose buone e cattive da mangiare è come una seconda natura. I nostri sensi possono essere d’aiuto a tracciare una prima distinzione fra cibi buoni e nocivi ma per ricordarci cosa mangiare e non deviare troppo, noi umani ci affidiamo alla cultura”. Ed è sempre quando ci affidiamo alla cultura che ci accorgiamo di non possederne abbastanza o di farne cattivissimo uso! “Alimentire” è dedicato al grosso guaio in cui si è ficcata l’alimentazione: quello di diventare una tendenza a cui si aderisce con tutti i peggiori difetti che un cittadino possa mostrare in pubblico. Una soluzione? Ce la spiega la protagonista.
Alimentire. Ma il cibo cosa alimenta?
Uno spettacolo che parla del cibo e nasce dalla mia lettura famelica della bibliografia di Michael Pollan, un giornalista che ha raccontato tutta la filiera dell’agroalimentare. Ecco io ho letto i suoi libri e ci ho aggiunto le “cazzate”. Beh ci ho inserito qualcosa di mio, affinché il pubblico esca con una risata in tasca e con tutti quegli strumenti utili a superare quella fregatura che riguarda tutta la sfera dell’enogastronomia, talent show compresi. Ho voluto dare un’altra prospettiva al mondo del cibo. Sono nata in una famiglia in cui nessuno sapeva cucinare, robe che oggi varrebbero l’assistente sociale. Dietro questo racconto, c’è anche la storia dei Filippini, un mondo rimasto nascosto per moltissimo tempo: abbiamo avuto questo popolo che si è infilato nelle nostre case e che ha cucinato per noi e che spesso ci ha salvato la vita. Alvin è il protagonista della mia storia.
Cosa le intriga di più del cibo?
Il cibo che mi stuzzica di più è quello senza pubblicità. Io vivo in un piccolo borgo dell’Appennino e la cosa più bella di questo mondo è andare a cercare prodotti di nicchia da produttori locali. E così si crea un affascinante circolo virtuoso tra gli abitanti, un qualcosa che si differenzia totalmente dalle leggi del marketing nelle grandi città. Il cibo che mi piace, dunque, è silenzioso e non fa rumore mediatico.
Dopo autorità civili e religiose, ci sono gli chef. Anche lei ha questa impressione?
Sì e poi sono quelli che paghiamo di più. Forse questa forma mentis sta scemando, per fortuna o purtroppo. Sono gli chef che dovrebbero compiere una rivoluzione vera e propria nella cucina. Però mi immagino un cooking show fatto dai nutrizionisti, forse perché stiamo andando verso un mondo di cose assemblate che fanno bene.
Chi è per lei l’onnivoro?
L’onnivoro è una persona equilibrata, quindi qualcuno che non esiste più. Io non sono onnivora e quindi credo che sia un mio difetto e mi dispiace non avere questa capacità. Essere onnivori in tutti i contesti è il segreto per la sopravvivenza e la prosecuzione della specie. Nel libro più celebre di Pollan, “Il dilemma dell’onnivoro”, l’autore mette in crisi questa figura attraverso dei dati inconfutabili. Per essere onnivoro devi distruggere il pianeta, se vivi in città. Qual è il costo di questa scelta? “Alimentire” serve per dire alla gente cosa non mangiare. Quando si dice “mangia sano”, ci si dovrebbe pulire la bocca. Oggi come oggi, è presuntuoso affermarlo!
Quali difetti ha l’uomo “social”?
All’uomo del 2024 manca un consumo consapevole, non siamo istruiti a sufficienza. Ed ecco perché mi sono appassionata al lavoro di Michael Pollan: l’obiettivo finale è istruire il consumatore. Per affermare la sostenibilità si deve partire dall’alimentazione.
Che rapporto ha con la cucina?
Io di rado mi avvicino alla cucina perché sono sempre in giro con gli spettacoli. La cucina è la stanza più importante dopo il bagno, è la stanza dove mi rilasso di più nell’assemblaggio degli ingredienti, erbe spontanee comprese, scoperte vivendo in Appennino. Girando l’Italia cerco anche di selezionare i ristoranti ed è dunque un lavoro di cultura. Ho una cartina geografica dove potrò fare delle tappe e mangiare cibo indimenticabile.
Una risata ci salverà?
Alla fine della serata sì, alla fine dei tempi non so. Ma avvisiamo il pubblico, rifletterà… molto.
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